Wolves e il loro futuro
Sui Minnesota TWolves della scorsa stagione si potrebbe scrivere un libro sul concetto opposto, come perdere e fare un figurone. Minnesota è reduce da una stagione da 53 sconfitte in cui ha concesso 106 punti di media agli avversari. Eppure non c’è un singolo addetto ai lavori che non consideri i ragazzi di Tom Thibodeau, un gruppo destinato a un futuro radioso. Merito di Andrew Wiggins e Karl-Anthony Towns, le matricole dell’anno rispettivamente del 2015 e del 2016, due uomini franchigia nella quale è facile immaginare di costruire successi. Dopo sono attorniati da un contorno che fa dei Twolves la “meglio gioventù” del 2016-17 Nba: a Minneapolis ci sono anche Dunn, la quinta scelta all’ultimo Draft; LaVine, il re delle schiacciate; Jones, campione Ncaa con Duke nel 2015, e lo stesso Rubio, che qualcuno si dimentica che ha solo 25 anni. Insomma, un nucleo di enorme prospettiva. Futuro assicurato.
Ma il presente? Qui sarebbe il caso di cominciare a smettere di essere belli e perdenti, quanto piuttosto cominciare ad accumulare W’s. Minneapolis, a maggior ragione con Thibodeau in panchina, migliorerà. Ma con Warriors, Spurs, Clippers, Blazers, Thunder e Grizzlies che sulla carta hanno un’ipoteca su un posto nei prossimi playoff, e Houston, Utah, Dallas e New Orleans a caccia dei 2 posti rimanenti, la postseason è un’opzione già verosimile?
Fara’ comodo Tyus Jones, che ha fatto tante cose in Summer League dimostrando ampi miglioramenti nel tiro dal perimetro. Anche lui è regista con la testa pensante. LaVine dividerà i minuti con Dunn, entrambi devono migliorare come scelte di gioco, soprattutto LaVine, che ha istinti cestistici ancora primordiali. A Wiggins, verrà chiesto di crescere anche come facilitatore per i compagni, mentre Towns dovrà mettere su muscoli, per non farsi prendere a sportellate nel traffico, e come personalità nel chiedere e gestire palla. Dieng dovrebbe essere il centro panchinario, con Pekovic che deve dimostrare di aver ritrovato l’efficienza atletica dopo l’operazione al tendine d’Achille. Dal mercato sono arrivati un tiratore, Rush, un lungo classico, Aldrich, e un lungo talentuoso ma pure un “mal di testa” in movimento, e Jordan Hill. Anche perché Kevin Garnett, a due settimane dal via, non ha ancora deciso se giocare o andare in pensione.
Thibodeau torna a Minneapolis, dove ha iniziato la sua carriera Nba da assistente, nel 1989, stavolta da Head-coach. In 5 stagioni sulla panca di Chicago ha vinto 255 partite di stagione regolare, perdendone 139. Dunque il 65% di successi. Ma non sono bastati per fargli mantenere il posto. Dopo aver raggiunto la finale di conference la prima stagione, nel 2011, persa contro gli Heat, non ha mai vinto più di una serie playoff, raggiunti con puntualità. Allenatore di difesa, mentore di quella dei Celtics campioni di Doc Rivers, preparatore maniacale delle partite, in un ambiente in cui le pressioni saranno ben minori rispetto alla Windy City, dovrebbe essere l’uomo giusto al posto giusto per far maturare un gruppo giovane, ma di estremo talento.