WARRIORS-ROCKETS - Top&Flop: Curry e Green volano, Harden da solo non può nulla
Si è chiusa così, senza alibi e senza possibilità di replica, una delle serie che doveva essere tra le più equilibrate degli ultimi anni.
Warriors da una parte e Rockets dall’altra: i primi contro i secondi, l’MVP della stagione contro quello che gli è arrivato solo un attimo dietro nella votazione finale.
C’erano tutti gli ingredienti perché ci si aspettasse spettacolo e, in fondo, le aspettative non sono state poi deluse; peccato, però, che a godersi lo spettacolo siano stati solo quelli di Golden State, perché Houston – se si elimina la parentesi in Gara 4, più che di nervi che di volontà – non è mai stata nella serie concretamente, lasciando il passo a quelli della baia.
GOLDEN STATE – Partire dai Top, e quindi da Curry, sarebbe fin troppo facile. Per questo, scavalcando le prestazioni superbe del numero 30, ormai capace di far male in qualsiasi condizione che il gioco permetta (riguardarsi i 40 punti di Gara 3, capolavoro di questo sport), il fattore forse determinante di questa serie è stata la difesa di un Green partito in sordina ad inizio anno ed oggi nodo del gioco dei Warriors.
Nessun Flop vero e proprio, ma ci si aspetta di più e più continuità da elementi come Bogut e Barnes, quest’ultimo capace di vincere la partita da solo e poi assentarsi per larghi tratti di match.
Con le Finals ormai dietro l’angolo, fondamentale sarà l’apporto di Lee e Iguodala: tutta l’esperienza di Golden State in uscita dalla panchina.
HOUSTON – Ha detto bene James Harden, Houston ha bisogno di qualche giocatore in più che possa completare il roster. La serie contro Golden State si è trasformata nel “The Harden Show” troppo spesso, e non solo per le caratteristiche tecniche e mentali del Barba, ma anche per il grado di impreparazione di una squadra che ha dimostrato nessuna esperienza per una finale di Conference.
I Flop peggiori arrivano proprio dai giocatori da cui ci saremmo aspettato qualcosa in più: Howard, in primis, che tranne alcuni acuti non è mai stato convincente nella Serie, poi Terry, uno che l’anello sa come si vince ma che troppo spesso si fa risucchiare nell’anonimato dei Rockets.
Del Prigioni visto contro i Clippers non c’è traccia, e Smith e Ariza, tra i più positivi insieme ad Harden, non riescono a contrastare da soli la muraglia dei Warriors.
Al Barba c’è da rimproverare la poca lucidità nei momenti decisivi (13 palle perse in una Gara 5 di Finali di Conference non sono d’uopo per il leader di una squadra), ma se i razzi hanno allungato a cinque gare la Serie evitando lo sweep, lo devono solo a lui.