Curry, Thompson e i Golden State Warriors in strada ad Oakland al fianco dei manifestanti. Kerr: "La nuova generazione ci da speranza"
L’ondata di proteste seguita alla brutale uccisione di George Floyd da parte di un poliziotto in quel di Minneapolis continua a raccogliere consensi ed adesioni. Parliamo ovviamente della gran maggioranza che protesta in modo civile e pacifico. Ultimo esempio quanto visto nella notte italiana ad Oakland, California.
Stephen Curry (con la moglie Ayesha), Klay Thompson e un cospicuo numero di altri giocatori e membri dello staff dei Golden State Warriors sono scesi in strada accanto ai manifestanti, intonando quelli che sono divenuti i cori tipici di queste proteste, su tutti “Pronuncia il suo nome: George Floyd!“.
Mattatore il giovane rookie Juan Toscano-Anderson, seguito oltre che dagli Splash Brothers anche dai vari Damion Lee e Kevon Looney. Intanto, coach Steve Kerr si schiera al fianco dei manifestanti, soprattutto dei più giovani: “La nuova generazione è più tollerante, capace di informarsi e dotata di una coscienza politico-societaria ben superiore a quelle delle precedenti“, ha spiegato il nativo di Beirut ad ESPN.
“Sono ragazzi in continuo contatto mediatico tra loro, vogliosi di cambiare questo Paese in meglio, per trasformarlo in un contesto protetto in cui ognuno si senta al sicuro ed uguale al proprio vicino” – aggiunge Kerr – “Manifestando contro il razzismo, questa generazione ci fornisce quella speranza di cui abbiamo un disperato bisogno“.