Warriors, Jordan Bell sospeso per 'comportamenti contrari all'interesse della squadra'
Jordan Bell non sta vivendo una fase della stagione esaltante, per usare un eufemismo. Il 24enne nativo di Los Angeles è stato in generale poco usato da coach Kerr quest’anno (11.4 minuti, mettendo assieme 3.0 punti, 2.7 rimbalzi ed 1.0 assist, con due sole partenze in quintetto, contro le 13 della passata stagione).
A ciò ha contribuito l’esser dietro i vari DeMarcus Cousins e Kevon Looney nelle rotazioni, e il recente ritorno di Andrew Bogut non aiuta certo sotto quest’aspetto. Se poi ci si mette anche il diretto interessato, allora potremmo dire che la frittata è bella che servita.
Nella notte, infatti, Bell non era nemmeno in panchina nel match vinto dagli Warriors al FedEx Forum contro i Memphis Grizzlies per 118-103, essendo stato sospeso dalla franchigia californiana per una partita. Il comunicato diffuso in merito da Golden State poco prima del match non scende nello specifico, parlando di ‘comportamenti contrari all’interesse della squadra‘.
Non è ben chiaro cosa sia successo, ma indiscrezioni riportate da The Athletic parlano dell’addebito di una fattura riguardante un non meglio precisato acquisto effettuato nell’hotel dove risiedeva la squadra sul conto dell’assistant coach Mike Brown. Sempre secondo The Athletic, Brown avrebbe avvisato il resto dello staff una volta ricevuta la notifica dell’addebito sul proprio conto, ‘smascherando’ Bell a conclusione di una rapida indagine interna. A far scattare la sospensione la circostanza che il comportamento del ragazzo non rappresenti un evento sporadico.
Una situazione che comporterà per il giocatore una multa di 9.505 dollari, e che difficilmente lo aiuterà a riconquistare la fiducia di Steve Kerr. C’è anche da aggiungere che durante questa regular season c’è già un precedente tra il giocatore e l’head coach nativo di Beirut: lo scorso Gennaio, durante un time-out nel corso della partita vinta allo Staples contro i Lakers (130-111), Bell si scontrò verbalmente con Kerr il quale, nel post-partita, definì quello che era successo come una normale situazione di campo, poi chiarita negli spogliatoi.