Warriors, Green all'attacco di Durant: "Avrebbe dovuto chiarire subito le sue intenzioni"
Si riaccende la polemica tra Draymond Green e Kevin Durant, sull’addio di quest’ultimo ai Golden State Warriors al termine della passata stagione. L’occasione è arrivata durante la trasmissione Uninterrupted, nella quale il #23 dei californiani è stato chiamato a partecipare per commentare i primi due episodi del documentario di ESPN The Last Dance.
Green ha paragonato la situazione dei Chicago Bulls in quel 1997/98 con quella venutasi a creare nello spogliatoio di Golden State nel 2018/19. “Ironia della sorte, la nostra stagione arrivava vent’anni dopo quella conclusiva di quei Bulls, con coach Kerr come elementi importante di entrambe le storie” – esordisce Green – “Credo che il lavoro di Phil Jackson nell’occasione sia stato eccezionale, riconoscendo immediatamente l’elefante nella stanza. Non lo avesse fatto, avrebbe avuto tutto l’anno i media a martellare sull’argomento. Così, invece, aveva risolto il problema dall’inizio, assieme con la squadra“.
“La situazione di Kevin è stato il nostro elefante nella stanza. Avevamo in scadenza il suo di contratto e quello di Klay, oltre al mio, seppur un anno dopo. Nonostante l’approccio di coach Kerr sia stato del tipo ‘Ragazzi, godiamoci questa stagione, poiché potrebbe essere l’ultima di questo gruppo’, ciò non ha aiutato né aveva lo stesso peso di quanto fatto da Jackson ai Bulls” – aggiunge il #23 – “A mio avviso Kevin doveva farsi avanti e dire: ‘Hey, con quest’anno è finita’, oppure il contrario. Ma non puoi lasciare l’elefante in mezzo alla stanza per tutta una stagione“.
Ed è questa indecisione che Green rimprovera maggiormente all’ex compagno di squadra: “Il suo comportamento ha avuto come conseguenza le continue domande dei giornalisti. Non c’era davvero giorno che non ci chiedessero cosa sarebbe successo l’estate successiva. E ripeto, tutto ciò era dovuto al suo atteggiamento, dato che Klay era stato chiarissimo sin da subito, dicendo di voler rimanere Warrior a vita, nella squadra con la quale ha cominciato e nella quale voleva restare“.
“Kevin, invece, non faceva altro che rispondere che non sapeva cosa avrebbe fatto l’anno dopo. Non avendo lui chissà quale rapporto con i media, il peso del suo silenzio ricadeva sempre più sulle spalle mie e di Klay, che eravamo al contrario più disponibili” – continua – “Per tutto l’anno abbiamo avuto questo enorme elefante nella stanza poiché, a differenza degli ultimi Bulls di Jordan. Phil aveva detto chiaramente che non sarebbe stato più l’head coach dei Bulls, così come MJ aveva sottolineato che senza Jackson l’avrebbe finita lì. Coach Kerr ha fatto del suo meglio, ma non aveva in mano la situazione, poiché non era affatto chiaro cosa sarebbe successo a fine stagione“.