Una soap-opera chiamata Sacramento Kings
Chi lo dice che in California la città dello spettacolo sia per forza Los Angeles?
“Abbiamo dei problemi in casa che dobbiamo risolvere”, “non tutti (i problemi) riguardano il campo”. Dopo 8 partite (adesso 9, ndr) di RS e dopo che si pensava avessero finalmente trovato un equilibrio con un allenatore accolto come manna dal cielo. Non ci avevate davvero creduto?!
Welcome to the fairy world of the Sacramento Kings.
L’11 febbraio 2015 George Karl arriva in città, ha appena firmato il contratto che lo lega per 4 anni a Sacramento e l’hype intorno alla squadra californiana è alle stelle. Finalmente un allenatore con un carattere forte in grado (si spera) di gestire un roster che ha nella sua stella, DeMarcus Cousins, non esattamente un esempio di disciplina o particolare subordinazione. La squadra non decolla ma la fiducia c’è e tutto va bene fino all’estate: 4 mesi, tanti bastano a Karl per farsi influenzare dall’aria strana di Sacramento. Già a giugno ricominciano i problemi, anche se, nel caso di Sacramento, si potrebbe dire essere un semplice ritorno alla normalità: fonti vicine alla dirigenza Bianco-Viola lasciano trapelare che Karl vorrebbe mettere DMC sul mercato, vengono pubblicate notizie su possibili trade con i Lakers, lo stesso coach di SAC rilascia dichiarazioni a dir poco scomode. Ma come detto Cousins è tutto meno che un ragazzone dal carattere docile e, sentendosi attaccato, risponde per le rime calando l’asso di briscola:
Il 6’11 da Kentucky riprende (tramite il suo account Twitter ufficiale) una cantilena che va avanti ormai da diversi anni, secondo la quale Karl viene rappresentato come una sorta di “serpente che si nasconde tra le frasche”, uno di cui non fidarsi e che rema contro insomma, utilizzata in passato da diversi giocatori che, dopo esser stati pubblicamente criticati dal coach ora in California, si sono serviti proprio di questa metafora del serpente per rispondere alle critiche, evidentemente non condivise (quasi tutti proprio tramite il social network utilizzato da BigBoogie). I casi più eclatanti riguardano Melo, JR Smith, Ty Lawson e Andre Iguodala, con i quattro che, in periodi diversi, si sono ritrovati a twittare alla stessa maniera: “When the grass is cut the snakes will show”. Gli americani l’hanno presa sul serio sta cosa del Karma.
Al suo arrivo in California, Karl, non è stato accolto benissimo, voci dicono che Cousins, già prima di tutto il trambusto successo in estate, avesse provato a bloccare l’arrivo del coach tirando in ballo il buon Rudy Gay, senza riuscire a convincere l’ala ad assecondarlo nei suoi complotti intergalattici. Insomma, il rapporto tra i due non c’è, o se c’è sicuramente non è buono. Peccato che assumano ruoli, rispettivamente coach e stella della squadra, per i quali sono praticamente obbligati ad andar d’accordo, pena il fallimento dell’annata. Dopo la sconfitta in casa contro gli Spurs di lunedì sera, Boogie (di ritorno dopo 4 gare di assenza) dichiara che ci sono “dei problemi interni alla squadra da risolvere”, parlando di un meeting players-only, che sarebbe dovuto avvenire a breve. Da molti questa affermazione è stata interpretata come un velato attacco al coaching staff, come un tentativo di far capire alla dirigenza che la squadra non è più con Karl.. e sembrava proprio essere così, sennonché Vlade Divac, pochi giorni più tardi, si trova a parlare di un nuovo incontro, stavolta staff-giocatori, dove il confronto parrebbe esserci stato ed essersi risolto in maniera pacata, o meglio “non da Kings”.
Dunque ennesimo attacco mediatico e controsmentita dai piani alti della franchigia, tutto normale… Ripeto, stiamo pur sempre parlando dei Kings. Ma questa volta, a vantaggio dello show per noi abbacinati “telespettatori”, si sono voluti addirittura superare: dopo la sconfitta di lunedì contro San Antonio, BigCuz si sarebbe permesso di “mandare a quel paese” duramente Karl, in spogliatoio, davanti a tutti. A seguito di questo un players-only meeting é effettivamente avvenuto. Da qui sono conseguite prima le scuse pubbliche di Cousins, poi le voci sulla frustrazione di Rudy Gay e Ben McLemore, scontenti del coach e del loro ruolo in squadra. Ovviamente non finisce qui, il famigerato incontro staff-giocatori accennato da Divac, é stato in realtá doppio: uno con e uno senza coach. Durante il primo voci contrastanti parlano di un chiarimento parziale/non chiaramento, nel secondo invece si tocca il livello più alto di tragicomicità della recente storia Kings (il cui livello era leggermente alto): il SacramentoBee, giornale locale, parla addirittura di un’affermazione che, se fosse vera, potrebbe solo lasciare diversi dubbi per lo meno sull’effettiva competenza del front office californiano. Stando a quanto riportato dalla testata della città di Sacramento, Divac avrebbe detto, durante un meeting dirigenza giocatori: “non sappiamo più cosa fare con George (Karl), pensate che dovremmo licenziarlo?” Ecco, si commenta da sola.
Tra l’altro, per chiudere il cerchio, ovviamente i Kings (e SOLO i Kings, in quanto tali, ne sarebbero stati capaci) dopo tutto questo trambusto sono scesi in campo ed hanno vinto. “Beh amici, siamo al top” cit. Nel mentre SAC si trova nei bassissimi fondi della Western Conference con una partenza, 2-7 di record, indicativa solo del fatto che per ora la squadra.. di fatto non è una squadra, come testimoniato anche dai circa 110 punti di media subiti a partita e dal fatto che le uniche vittorie siano arrivate contro dei Lakers tutto meno che “irresistibili” e quest’ultima.. Beh quest’ultima è oggettivamente inspiegabile.
L’altro lato della medaglia svela comunque come 6 delle prime 9 gare (di cui 4 senza DMC) siano state giocate contro delle possibili contender: LAC (x2), Spurs, Rockets e Warriors sono avversarie temibilissime quando si è al completo ed al massimo della forma, figurarsi in una situazione come quella attuale in casa bianco-viola! Sul roster e sulle dinamiche del campo ci sarebbe da scrivere qualche dozzina di libri, ma in questo stato di caos in cui si trova RiverCity, dove le certezze sono davvero pochissime, siamo orgogliosi che una di queste sia proprio il nostro Marco Belinelli, spettatore non pagante di questa cervellotica sceneggiatura, augurandogli (e augurandoci) che continui su questi livelli per concludere un’altra solida stagione oltreoceano. Scommettere sul futuro di questa squadra sarebbe, vista l’imprevidibilità di dirigenza, staff ed atleti, un vero rischio.
Ma anche Aldo ci insegna che rischiare ogni tanto è giusto.. forse non il 2 fisso del Cagliari a San Siro, intanto nel dubbio una monetina su questi la butteremmo!
E dalla fairy land of Sacramento.. “That’s all Folks!”
..Per ora.