Un grande Teague guida Atlanta al successo sui Pistons. I Nets la spuntano ad Oklahoma. Vittorie agevoli per Suns e Spurs
PHOENIX SUNS @ PHILADELPHIA 76ERS 122-96
Tutto come da pronostico al Wells Fargo Center. I Phoenix Suns battono i derelitti Sixers, centrando la 3° vittoria di fila e 8° W di stagione (4-2 in trasferta), guidati dai 23 punti di un ispirato Isaiah Thomas e dai 18 di Markieff Morris. Ai padroni di casa, invece, non sono bastati i 18 di Carter-Williams e i 17 di McDaniels, per evitare la 12° L di questo deprimente avvio di campionato (0-12 in totale, 0-6 in casa), che si avvicina sempre più a vette negative storiche, ovvero le 15 sconfitte iniziali di seguito degli stessi Sixers nel ’72-’73 o il record della Lega, cioè le 18 sconfitte iniziali dei Nets nel 2009-10. Decisivo, ai fini del risultato finale, è stato il secondo quarto, chiuso con un parziale di 41-17 per la franchigia dell’Arizona, capace di tirare, nel primo tempo, con percentuali del 69%. L’inizio, però, vede Phila concentrata e in partita, tanto da andare sul 2-10, dopo 4’04” di gioco, con un layup di Noel, su assistenza di Wroten. I padroni di casa provano a resistere al ritorno dei Suns, soprattutto con le triple messe a segno da Shved (2) e McDaniels, ma 4 punti in fila di Thomas portano gli ospiti sul -1 al primo intervallo (26-27). Da sottolineare come, nel primo periodo, i 76ers tirino dall’arco con il 42% (3/7); negli seguenti 36’, la percentuale sarà appena del 6.2% (1/16). Come detto, il 2° periodo è quello dove Phoenix spacca in due la partita: dopo aver trovato subito il primo vantaggio con Thomas (10 nel periodo), i Suns cominciano ad allungare inesorabilmente, grazie anche al prezioso contributo di Gerald Green, autore di 11 punti nel secondo parziale. I ragazzi di coach Brown restano in partita fino al -5 siglato dalla lunetta da McDaniels (36-31 a 9’44” dalla sirena); Green, con 6 punti in fila, fa partire il break determinante di 25-6 che taglia le gambe ai Sixers (61-37 a 2’19”). Bledsoe (13 in totale), con 6 punti in 34”, chiude il quarto sul 67-44 Suns. Il secondo tempo si caratterizza per il tentativo di Philadelphia di evitare un’ulteriore imbarcata, mentre, dall’altra parte, coach Hornacek fa ruotare tutti i suoi uomini, i quali, eccezion fatta per Shavlik Randolph, riescono tutti a timbrare il cartellino (dalla panchina, 11 punti per Goodwin e Tolliver). I Suns toccano il massimo vantaggio, +34, a 5’50” dall’ultimo intervallo, con Markieff Morris che, da 3, firma l’88-54.
PHOENIX SUNS (8-5): Markus Morris 11, Markieff Morris 18, Plumlee 2, Dragic 10, Bledsoe 13, Len 4, I. Thomas 23, Tolliver 11, Tucker 4, G. Green 11, Warren 4, S. Randolph, Goodwin 11
PHILADELPHIA 76ERS (0-12): Mbah a Moute 6, Noel 3, Sims 5, Wroten 13, Carter-Williams 18, McDaniels 17, Davies 8, Shved 15, H. Thompson 5, D. Gordon 4, Covington 2
DETROIT PISTONS @ ATLANTA HAWKS 89-99
Vittoria importante e non semplice per gli Hawks che, davanti al pubblico amico della Philips Arena, sconfiggono i Pistons e portano a casa la 5° W interna su 6 partite (6-5 in totale); grande protagonista del match è stato Jeff Teague, autore di 28 punti (6 assist e 4 rimbalzi, 9/15 dal campo), season high personale per il prodotto di Wake Forest. Da rimarcare, anche la doppia doppia di Millsap (15 e 12 rimbalzi). Per Detroit, invece, 10° L del campionato (1-6 in trasferta), provocata soprattutto dalle cattive percentuali al tiro, 37.3% dal campo e appena 19% da 3 (non che, in questo fondamentale, Atlanta abbia fatto molto meglio (20.8%)); il migliore, per gli ospiti, è stato Josh Smith (16 punti, 8 rimbalzi e 5 assist), mentre Drummond è stato autore di una doppia doppia (13 e 16 rimbalzi). I Pistons partono bene, con Drummond che, in schiacciata, realizza il 9-5 (7’50” dalla sirena); i padroni di casa rispondono in modo veemente, con un break di 4-16 che vale il 13-21 (3’58”). Due layup di Smith (8 nel periodo) e due triple di Butler (10 punti a referto per lui) contribuiscono a tenere in scia gli ospiti; al 12’, il tabellone recita 25-29 Hawks. Il secondo periodo vede il predominio delle difese, in particolare quella di coach Budenholzer, che nei primi 7’ del periodo concede appena due canestri dal campo a Detroit. All’intervallo lungo, Atlanta comanda di 10 (40-50). Nel terzo periodo, i locali sembrano riuscire a far propria la partita. Teague, con 8 punti, guida i suoi fino al +19, realizzato in jumper da Antic (51-70 a 4’24” dall’ultima sirena); i Pistons, con Jennings fuori per problemi di falli, si affidano a D.J. Augustin (14 a referto), che da il via alla rimonta con la tripla del -16 (54-70). A cavallo degli ultimi due quarti, Detroit piazza un 20-2 di parziale, culminante nel pari a quota 74 firmato proprio da Augustin, a 8’30” dalla fine. A questo punto, Atlanta legittima le sue pretese di post season con un’ottima reazione, un contro break di 6-15, con Teague a realizzare la tripla del +9 (80-89 a 4’50” dalla fine). L’ultimo ad arrendersi, per gli ospiti, è ancora Augustin, ma dalla lunetta Atlanta controlla la situazione e vince di 10 (89-99).
DETROIT PISTONS (3-10): J. Smith 16, Monroe 10, Drummond 13 (16 reb), Caldwell-Pope 4, Jennings 9, C. Butler 10, Singler 9, D.J. Augustin 14, Jerebko 4, Dinwiddie, J. Anthony, C. Martin, Mitchell
ATLANTA HAWKS (6-5): Carroll 10, Millsap 15 (12 reb), Horford 14, Korver 12, Teague 28, Antic 6, Sefolosha 4, Schroder 6, Scott 4, Mack, Brant, Bazemore, Muscala
SAN ANTONIO SPURS @ MINNESOTA TIMBERWOLVES 121-92
Nel match che segna il ritorno in campo di Marco Belinelli (5 punti, 2 rimbalzi e 100% dal campo (2/2) in 10’11” di gioco), gli Spurs, trascinati da un sontuoso Parker (28 punti (66.7% dal campo) e 5 assist), sbancano il Target Center di Minneapolis, ottenendo l’8° W del campionato (5-3 in trasferta); ottimi riscontri, per coach Popovich, anche da Green (18 a referto) e Daye (doppia doppia da 13 e 11 rimbalzi). Per i Twolves (ancora orfani dei vari Rubio, Pekovic, Turiaf e Young, ai quali si è aggiunto anche Kevin Martin (polso destro fratturato)), invece, arriva una netta sconfitta, l’8° di quest’inizio di stagione (2-3 in casa), nonostante 20 punti di Bennett dalla panchina (career-high). Fondamentali sono stati la precisione maggiore degli Spurs e da 3 (61.9% vs 30.8%) e dalla lunetta (88.9% vs 63.6%), oltre al dominio texano sotto le plance, con 53 rimbalzi catturati contro i 34 dei Twolves, i quali hanno pagato anche le ridotte rotazioni (solo 10 giocatori a disposizione per coach Saunders). Il primo quarto è equilibrato, anche se la coppia transalpina Parker-Diaw mostra di essere sin da subito in abito di gala (22 punti su 29 nel periodo); Belinelli, a 3’53” dalla sirena, firma il suo primo canestro, regalando ai suoi il +6 (22-16). Minnesota impatta a quota 26 con un tiro dalla media di Mo Williams (9 nel periodo su 15 totali); Ginobili, con una tripla a 51” dalla fine del quarto, manda gli Spurs avanti al primo intervallo (29-26). In avvio di seconda frazione, ancora con Williams e con Hummel, i Twolves passano avanti (29-30); San Antonio, dal canto suo, risponde con un 25-7 micidiale in circa 7’ di gioco, griffato da Parker e Green (54-37 a 3’59” dalla sirena). Mo Williams e Dieng (9 punti e 10 rimbalzi per il centro senegalese) riportano sotto i padroni di casa, con Bennett che realizza, in layup, il -8 (56-48 a 1’06” dall’intervallo lungo); come nel primo quarto, San Antonio chiude la frazione con una tripla, stavolta ad opera di Parker (10 nel periodo), con la quale i texani chiudono la prima metà di partita avanti di 11 (59-48). Gli Spurs rientrano sul parquet con tutta l’intenzione di chiudere la pratica; purtroppo per Minnesota, il cambio di ritmo dei Pop Boys non lascia scampo. Nei primi 5’, Leonard e Parker guidano il 13-2 con cui San Antonio va sul +22 (72-50); i Twolves abbozzano una reazione con 9 punti in poco più di un minuto e mezzo di Wiggins (14 totali), ma San Antonio conquista la bellezza di tre giochi da tre punti consecutivi (nell’ordine, prima Duncan, poi Parker, quindi Belinelli). Dopo aver toccato anche il +31 con Baynes, il 3° periodo si chiude con i texani avanti 91-62; Minnesota, negli ultimi 5’ del quarto, trova la via del canestro dal campo solo una volta, per soli 15 punti totali. Ormai il match è pienamente nelle mani dei detentori dell’anello, con l’ultimo periodo che diventa garbage time, utile solo per le statistiche. San Antonio tocca il massimo vantaggio, +32, con una tripla di Green (112-80 a 2’55” dal termine); in evidenza, con 10 punti ciascuno, da una parte Baynes, dall’altra Bennett. Gli Spurs vincono nettamente, mostrando un progresso continuo a livello generale, dopo un avvio abbastanza incerto.
SAN ANTONIO SPURS (8-4): Leonard 14, Duncan 9 (10 reb), Diaw 13, D. Green 18, Parker 28, Ginobili 5, Baynes 12, Belinelli 5, Joseph, Daye 13 (11 reb), K. Anderson, Ayres 4
MINNESOTA TIMBERWOLVES (3-8): Wiggins 14, S. Muhammad 2, Dieng 9 (10 reb), Brewer 8, Mo Williams 15, Bennett 20, Budinger 7, Hummel 6, LaVine 7, Robinson 4
BROOKLYN NETS @ OKLAHOMA CITY THUNDER 94-92
La partita della Chesapeake Energy Arena poteva essere definita come quella della svolta, tra due squadre in crisi, di gioco i Nets, per gli infortuni i Thunder, con il roster ridotto all’osso. A spuntarla, alla fine, è la franchigia di New York, sospinta dai 23 punti dalla panchina di Jack, uniti ai 17 di Deron Williams e alla doppia doppia di Brook Lopez (16 e 10 rimbalzi); per gli uomini di coach Hollins, si tratta della 5° W stagionale (2-4 in trasferta). Continua il momentaccio di Oklahoma, alla quale non bastano i 21 punti (e 8 assist) di Reggie Jackson e la doppia doppia di Ibaka (16 e 10 rimbalzi) per evitare la 4° sconfitta interna (3-11 in totale). Proprio Jackson ha fallito il buzzer beater della vittoria dall’arco; in proposito, bisogna notare come i Thunder abbiano perso la loro 5° partita per 4 punti o meno e, inoltre, sono una delle squadre più in difficoltà negli ultimi 3’ di partita, con una percentuale dal campo del 36% (29/81). L’avvio, per i padroni di casa, è promettente. Jackson (8 punti nel periodo) e Roberson si prendono la squadra sulle spalle, con Ibaka che firma il 7-16 su assist dello stesso Jackson (a 6’11” dalla sirena). I Nets provano a farsi sotto, ma i Thunder tirano con il 67% nel quarto d’apertura e chiudono avanti 21-27. Nel secondo periodo sale in cattedra Jack (10 punti); Brooklyn prima impatta sul 27-27, poi subisce un nuovo break da parte dei Thunder, un 5-12 che vale il 41-49 (a 3’45” dall’intervallo lungo). Al 24’, Oklahoma è avanti 49-53. Ibaka (10 nel periodo) e Adams sono i protagonisti di inizio 3° quarto per Oklahoma, che riesce nuovamente ad allungare sul +9, con un comodo layup di Perkins (60-69 a 4’22”). Ancora Jack guida la rimonta ospite, mentre Oklahoma, negli ultimi 3’, comincia ad evidenziare una sterilità in attacco, figlia anche della difesa dei Nets, che sarà decisiva in negativo nell’ultimo quarto, al quale le due squadre si affacciano sul 71-74. Jack, Teletovic e Bogdanovic (con due liberi) firmano il sorpasso Nets (76-74 dopo 1’49”); un gioco da tre punti di Jackson e Ibaka riportano avanti i padroni di casa (76-79 a 8’51” dalla fine). Brooklyn riesce a conquistare molti viaggi dalla lunetta, tirando con il 90%; Williams e Lopez portano i Nets sul +7 (90-83 a 5’37” dalla sirena); dopo un time out per parte e un canestro di Jackson, Jack firma il +8 per gli ospiti (93-85 a 2’13”), al quale risponde con la stessa moneta Morrow. Jackson, con 4 punti di seguito, firma il -1 (93-92 a 5” dal termine). Quindi, Lamb manda in lunetta un Joe Johnson in serata grigia (8 punti per lui); l’ex Atlanta fa 1 su 2; Reggie Jackson conquista il rimbalzo ma, dopo il time out, sbaglia la tripla della vittoria.
BROOKLIN NETS (5-7): J. Johnson 8, Garnett 4, B. Lopez 16 (10 reb), Bogdanovic 3, D. Williams (17), Plumlee 2, A. Anderson 4, Teletovic 13, Jack 23, J. Jordan 4, Jefferson, Brown, Gutierrez
OKLAHOMA CITY THUNDER (3-11): L. Thomas 5, Ibaka 16 (10 reb), Adams 10, Roberson 4, Jackson 21, Morrow 11, Perkins 6, Telfair 9, N. Collison 5, Lamb 5, I. Smith