Top&Flop San Antonio @ Memphis: Leonard trascinatore, Grizzlies ingiudicabili
I San Antonio Spurs sono la prima squadra a staccare il pass per le semifinali di Conference, spazzando via con un preventivabile sweep i Memphis Grizzlies, ridotti davvero ai minimi termini in questa sfida. Una serie mai in discussione, come evidenziato dal +22 alla voce scarto medio considerando le quattro partite giocate, con Popovich che arriva ad eguagliare Phil Jackson per numero di 4-0 in carriera (9). I protagonisti annunciati hanno dato in pieno il loro apporto; quelli mancati (Marc Gasol e Conley principalmente), hanno prodotto rimpianti su quel che poteva essere e non è stato.
TOP
KAHWI LEONARD: Fresco di bis con il premio di Defensive Player of The Year, il 24enne angeleno ha messo la sua impronta sulla serie. Dominante su ambo i lati del parquet, la stella degli Spurs non ha quasi mai dato l’impressione di spingere a fondo (non che ce ne fosse un estremo bisogno), pur risultando sempre presente nelle fasi decisive delle varie partite contro i Grizzlies. Con un bottino di 21.5 punti (52.7% dal campo, 61.1% da tre), 4.8 rimbalzi, 1.5 assist e 2.8 alle voci “stoppate” e “palloni recuperati” in 31.5′ di utilizzo medio, Kahwi è stato senza dubbio l’MVP di questa serie, con il meglio mostrato in Gara-3 (32 punti, 7 reb, 2 ast, 5 blk, 4 stl e 0 TO). In semifinale, con tutta probabilità contro il dynamic duo KD-Westbrook, i giochi cominceranno a farsi molto più duri, e il suo apporto risulterà ancor più fondamentale.
LAMARCUS ALDRIDGE: L’acquisto di grido della scorsa off-season sta mantenendo fino ad ora le attese. Anche contro Memphis, l’ex Blazers si è messo in luce come seconda opzione offensiva degli Spurs, letale come di suo solito con il suo tiro dalla media, oltre a dare un apporto significativo anche in difesa. Per Aldridge, 14.5 punti (51.1% dal campo), 8.0 reb, 1.8 stoppate in 28.3′.
TIM DUNCAN – VINCE CARTER: Un omaggio a due “giovanotti” che non smettono di emozionare sui parquet degli States. Il neo 40enne ha festeggiato alla grande il suo compleanno, ritoccando due record emblematici del suo impatto sulla Lega: 245 partite di Playoff disputate, staccando l’ex compagno Horry (244), e portandosi a –14 dal record di Fisher; non è finita, poiché quella di stanotte è stata la 155.esima vittoria in postseason, eguagliando lo stesso Horry e avvicinando il record, appartenente sempre a Fisher (161). I numeri in questa serie (5.8 punti, 6.3 reb, 2.0 ast e 2.0 blk in 20.3′) passano in secondo piano davanti alla sua grandezza. Un plauso va anche a Vince Carter. Vero, è stato “aiutato” dalla situazione dell’infermeria di Memphis, a tratti un vero lazzaretto, altrimenti difficilmente avrebbe avuto un tale minutaggio. Ma “Vinsanity” non si è tirato indietro, mettendo in campo grinta e numeri più che discreti (11.3 punti, 3.8 reb e 1.3 ast in 22.5′), oltre a qualche lampo del suo repertorio.
FLOP
DAVID WEST: Una serie, quella con Memphis, che l’ha visto in generale poco coinvolto. Lo si evince chiaramente dai numeri di queste quattro sfide: in 18.3′ di minutaggio medio, l’ex Pacers ha messo a referto 6.3 punti, 4.5 reb e 1.5 ast. Nulla di trascendentale, per colui che rappresenta l’arma principale della second unit di coach Pop. Dal secondo turno, però, siamo sicuri che il suo utilizzo crescerà e San Antonio avrà bisogno di tutta la sua bravura per continuare a coltivare il sogno di un ennesimo anello.
LANCE STEPHENSON: Qualcuno potrebbe storcere un po’ il naso, vedendo Born Ready annoverato tra i flop della serie, soprattutto guardando alla prestazione di stanotte, nella quale ha messo a referto 26 punti (57.9% dal campo), 3 ast e 1 reb. In una situazione critica come quella di Memphis, però, quasi senza punti fermi ai quali appoggiarsi, ci si sarebbe aspettati uno Stephenson un po’ più incisivo. Perché se da una parte non va trascurato quanto fatto in Gara-4, dall’altra non si può prescindere dalle sue prestazioni nelle tre precedenti uscite con gli Spurs (14-4-8 alla voce punti realizzati). Il suo futuro è ancora alquanto nebuloso. Ma, dopo le esperienze negative in maglia Hornets e Clippers, nel Tennessee Stephenson pare, anche se parzialmente, aver ritrovato se stesso.