Top&Flop Cleveland-Atlanta: Cavs vicini alla perfezione, Hawks non pervenuti
Chi ha guardato le 4 gare della serie tra Cavaliers e Hawks sa che, pur essendo un risultato altisonante per una semifinale, non è distante neanche un millimetro dalla realtà. Lo sweep col quale Cleveland ha chiuso la serie è semplicemente lo specchio di ciò che si è visto in campo: una squadra che domina e un’altra che fa di tutto per non soccombere ma che deve fermarsi dove può e questa serie ci ha detto che deve fermarsi molto più in basso dei Cavaliers. Le percentuali da 3 punti (da record) dei Cavs hanno sicuramente influenzato il gioco, la mentalità dei ragazzi di Budenholzer e la forza di LeBron James e compagni è stata nettamente schiacciante. Quello che può salvare Atlanta? Poco e niente. Quello che acquisisce Cleveland? Sicurezze, certezze e un lungo riposo prima delle Eastern Conference Finals.
TOP
LeBron + Kyrie + Love: impossibile non menzionarli tutti, perchè tutti hanno dato il proprio contributo nel momento giusto. Andiamo con ordine. James ha chiuso la serie flirtando in media con la tripla doppia, facendo registrare 24.3 punti a gara con 8.5 rimbalzi e 7.8 assist. Sono numeri da capogiro ma l’spetto più importante per James (e i Cavs) è la difesa: sono 3 palle recuperate a sera, la maggior parte nei quarti periodi. Coach Lue vuole vedere quel dato, forse anche più importante dei 3 precedenti. Kyrie Irving ha letteralmente scardinato tutte le difesa che coach B. proponeva. Ha avuto prima Jackson (Detroit) e poi Teague/Schroder (Atlanta) ed è come se non ci fosse stato nessuno. Demeriti della difesa? Anche ma soprattutto merito di un attaccante come ne passano pochi ora come ora: 21.3 punti e 6.3 assist a sera. Kevin Love. Basterebbe il nome per far vacillare gli Hawks perchè nella prima semifinale della sua carriera, l’impatto che ha avuto è stato devastante, esattamente come il terzo quarto di stanotte. Per lui ci sono 19 punti e 13 rimbalzi a gara, con 19 triple a bersaglio nella serie (quasi 5 a sera). LeBron tira col 50.7% dal campo e il 42.1% da 3; Irving il 48.4% dal campo e il 66.7% da 3; Love il 32.4% dal campo e il 47.5% da 3. Si potrebbe andare avanti ma ci fermiamo. Un MVP ad ogni membro dei Big Three in questa serie.
JR SMITH: a proposito di Big Three. Ha sempre “elemosinato” un posto tra i 3, stile Rondo negli anni dei Celtics. Eppure non vengono presi troppo sul serio. I numeri, quelli che contano, dicono che vanno obbligatoriamente presi sul serio. L’impatto emotivo che ha avuto sulla serie l’ex Knicks, specie le prime due partite, non è quantificabile e nemmeno il 57.9% da 3 punti rende l’idea. Ha segnato 14 triple su 28 tentativi, 5 in meno di Love ma tirando 12 volte in meno. Ha difeso su Korver (che a tratti si marcava da solo) e ha sempre fatto la scelta giusta. Certo, definirlo disciplinato no, ma sicuramente più accorto nell’utilizzo di quella mano da cecchino.
FLOP
KYLE KORVER: a 34 anni hai probabilmente l’ultima chiamata della vita per giocartela fino in fondo ma la getti nel nulla, non entrando mai in una serie che ha frequentato troppo distrattamente. Dopo alcune gare convincenti contro i Celtics si aveva avuto l’intenzione che fosse tornato a graffiare ma contro i Cavs altro che graffi: 7.5 punti,solo 14 tiri da 3 (6 a bersaglio) in più di 28 minuti giocati. Da starting five o dalla panchina, l’apporto di Korver è stato invisibile.
JEFF TEAGUE: il più deludente di tutti in assoluto. E’ stato per anni il go-to-guy degli Hawks e anche la stagione regolare lo incoronava come leader in campo ma in questi PO non si è vista traccia del vero Teague. Qualche problema fisico ma non tali da inficiare le prestazioni così: 25 minuti a sera a 11 punti e 6 assist. Non sono i numeri della tua point guard titolare e non sono i numeri di chi, a occhio e croce, dovrebbe trascinarti.