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Top & Flop Miami-Charlotte: Wade anima e cuore degli Heat, Walker agli Hornets non è bastato

TOP

Dwyane Wade: indubbiamente è stato il trascinatore di Miami. Quando i suoi sono andati sotto nella serie per 3-2 ha deciso di prendere in mano la squadra e portarla alla ribalta. Le giocate nei minuti finali di gara-6 sono da consegnare ai posteri. Anima e cuore di questi Heat, il capitano è stato insieme a Luol Deng anche il più prolifico dei suoi con 19.0 punti di media. Inoltre ha distribuito anche 35 assistenze, il migliore di tutta la serie. A 34 anni e con le ginocchia non più quelle di un tempo, ha messo a disposizione tutta la propria esperienza per far sì che Miami vincesse la serie.

Hassan Whiteside: se Wade è stata anima e cuore della squadra, Whiteside è stato onnipresente nell’area degli Heat ed ha anche dato un contributo offensivo. Il record di stoppate in una singola serie di playoff per uno ‘Heat’ (24 quelle messe a referto per il numero 21) sono solo un numero che però amplifica il lavoro svolto dal centro statunitense. Dominante a rimbalzo (11.4 di media nella serie), con la sua freschezza atletica ha ammortizzato i pericoli che arrivavano dagli avversari.

Kemba Walker: ha mantenuto fede a quelle che erano le aspettative e non è mai semplice. I miglioramenti visti in regular season sono stati confermati nella serie e per un soffio non è stato il vero trascinatore della serie. Con 22.7 punti di media è stato il miglior marcatore della serie ed è stato quasi impeccabile al tiro libero con soltanto due errori su 35 tentati, ma paga probabilmente il pessimo 14 su 42 da tre punti, vero neo della serie.

FLOP
Joe Johnson: non ha espresso al meglio quelle che sono le sue caratteristiche di eccellente marcatore. Rispetto ai minuti giocati ha segnato poco, ma comunque ha dato una mano con la sua esperienza. Coach Spoelstra gli chiede qualcosa in più, con un contributo maggiore forse Miami avrebbe potuto chiudere la serie prima.

Pacchetto lunghi/tiro da tre: i flop per gli Hornets sono diversi, la causa della disfatta non è da amputare ad un singolo giocatore ovviamente, ma nel contesto in alcuni aspetti del gioco ci si aspettava di più: Al Jefferson è stato sopraffatto da Whiteside e non ha reso, soprattutto per i problemi fisici che lo hanno limitato moltissimo e ha inciso molto poco, così come Zeller che nonostante la giovane età e la propria verticalità non ha inciso a centro area. Come accennato in precedenza, il backcourt di Charlotte ha fallito miseramente da tre punti, con 40 triple segnate su 129 tentate. Molto poche se si vuole andare avanti.

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone