TOP & FLOP di Celtics-Cavaliers, Gara 2
Un compito difficile, un’impresa ardua probabilmente impossibile. Definire chi sono i migliori di Gara 2 tra i Cleveland Cavaliers e i Boston Celtics è un’opera complessa. Il perentorio 130-86 finale vale la miglior vittoria nella storia della franchigia dell’Ohio in un contesto di post-season e la peggior sconfitta nel medesimo contesto per i blasonati Boston Celtics. Il punteggio finale la dice lunga e i parziali del primo tempo, se vogliamo, sono ancora più impietosi: 32-18 e 40-13. Cleveland arriva anche sul +50 e su un palcoscenico del genere significa avere sì la forza di poter fare grandi cose ma anche di avere di fronte un avversario passivo, arrendevole e quasi inesistente. Dopo il passo falso in G1, Thomas&Co. si dicevano fiduciosi per il secondo atto delle Eastern Conference Finals ma la realtà vista sul sempre spettacolare parquet del TD Garden è ben diversa dalle parole dei bianco-verdi. La truppa dei Cavs, capeggiati dal solito condottiero (o Re se preferite), è un rullo compressore che non ammette replica. Proviamo ad analizzare i migliori e i peggiori delle due squadre.
CLEVELAND CAVALIERS
TOP – Big 3
LeBron James, Kevin Love e Kyrie Irving giocano rispettivamente 32, 29 e 26 minuti, generando 74 punti e uscendo di scena con un plus/minus di +45 per LBJ, +34 per K-Love e +36 per Uncle Drew. I numeri impressionanti messi insieme dai Big3 dei Cavaliers sono il frutto di letture giuste, di una tale “confidence” che gli permette di giocare sul velluto dall’inizio alla fine. Va, però, sottolineato come l’opposizione che stanno trovando di fronte non è il massimo o almeno non è all’altezza della forza fisica e mentale dei 3 migliori giocatori di Cleveland: LeBron sta dominando su entrambe le metà campo, spostando gli equilibri ogniqualvolta vuole; Kyrie gioca ad intermittenza ma il suo 8/11 dal campo (con gli unici 3 errori che arrivano dall’arco) fanno capire perfettamente quanto sia comodo appoggiare al ferro per un giocatore dal talento smisurato; Love è in uno stato di grazia ma sono troppo gli “uncontested shots” che la difesa dei Celtics gli concede e un tiratore così non si lascia pregare. La massima espressione dei Big3, dunque, sembra essere troppo per una difesa che sembrava super efficace prima di questa serie.
TOP – Coach Tyronn Lue
Abbiamo spesso criticato le scelte del coach dei Cavs, soprattutto nelle scorse Finals, quando i suoi erano ad un passo dal baratro. Ora, però, va dato a Cesare quel che è di Cesare. Il suo personalissimo 26-5 nei playoff è un dato di fatto e le scelte fatte per arginare il talento del #1 team seed ci costringe a fare un passo indietro. Ha avuto tempo per preparare la serie, ha guardato un numero spropositato di filmati e ha gestito soprattutto la difesa in maniera impeccabile. Tutti si aspettavano particolari situazioni per provare a fermare la trance agonistica di IT e invece questo temuto piano difensivo – utilizzato in occasione della serie contro i Raptors per fermare DeRozan – non è arrivato. La scelta di zonare per creare aiuti più utili per proteggere ferro e pitturato sta pagando tantissimo, scommettendo più sul tiro dai 3 dei Celtics che su un Thomas che può entrare in fiducia se segna con regolarità. Attualmente ha ragione lui, perché Boston tira con un orrendo 20/65 da 3 punti in questa serie.
BOSTON CELTICS
FLOP – Coach Brad Stevens and the Boston Celtics
Al di là del passivo e al di là di ogni forza che può avere un avversario molto più pronto, i Boston Celtics non stanno giocando le Eastern Conference Finals. L’atteggiamento che i leader hanno in campo, il body language dei giocatori, gli sguardi che hanno i titolari e gli uomini in panchina parla chiaro: Boston sembra non essere pronta per questo passo importante. Tra i primi nomi abbiamo sottolineato quello di coach Stevens. Avrà avuto poco tempo per preparare qualcosa di concreto ma sul piano morale, sul piano di quegli atteggiamenti a cui facevamo riferimento prima, un coach preparato come lui deve dare qualcosa in più. Le motivazioni che la squadra mostra di avere sono praticamente nulle e questo dipende in larga parte dall’allenatore. L’immagine di copertina che abbiamo scelto raffigura perfettamente la scelta di mettere Boston – tutta Boston – nei flop di gara 2: 4 Cavs a rimbalzo e 0 Celtics. La voglia non c’è? Non crediamo sia una questione di voglia e non c’è neanche quel minimo di forza d’animo di provare a dare il massimo per evitare figuracce come quella di stanotte. Qualcosa sicuramente non va e per Stevens non sarà facile venirne a capo perché servirebbe un ingresso privilegiato nella mente di ogni giocatore per capire in che modo motivarlo, spronarlo e forzarlo fino ai limiti. Charles Barkley che gioca a carte durante l’intervallo con Kenny Smith, Webber e Reggie Miller che giocano alla morra cinese e Marv Albert che definisce Cavaliers-Celtics un incontro di preseason o di D-League è qualcosa che la NBA non merita ma che la Eastern Conference, attualmente, offre.