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TOP & FLOP di Celtics-Cavaliers, Gara 1

Neanche 48 ore esatte dopo la battaglia che è stata gara 7 vinta ai danni dei Washington Wizards che ecco di nuovo sullo stesso parquet i primi della classe, i Boston Celtics, affrontare la corazzata dei Cleveland Cavaliers. Arrivati a due momenti di forma diametralmente opposti, il #1 team feed e il #2 team feed si affrontano in un rovente TD Garden. La partita ha preso subito una piega storta per i padroni di casa (qui il recap della gara) che hanno incassato fin dall’inizio la maggior aggressività dei Cavs, reduci da una settimana abbondante di riposo. La maggior freschezza atletica e mentale dei campioni in carica è sicuramente l’arma in più ad inizio gara e lo sprint che James dà alla squadra nel primo tempo consente di chiudere con un +21 che corrisponde al deficit più grande con i quali i Celtics hanno chiuso una gara interna nella storia della franchigia. All’interno della partita, ovviamente, ci sono stati alti e bassi e allora, con la nostra lente di ingrandimento, andiamo ad analizzare i TOP e i FLOP di questo primo atto delle Eastern Conference Finals.

BOSTON CELTICS

FLOPIsaiah Thomas
17 punti, 1 rimbalzo, 10 assist, 38 minuti, 7/19 dal campo, 2/7 da 3, 1/3 ai liberi, 4 palle perse, plus/minus -19. Numeri che di certo non sono degni né del contesto in cui si trovano i Celtics e né di un giocatore che ha fatto vedere ben altre doti durante queste quasi 100 partite stagionali. La difesa dei Cavaliers ha avuto modo di preparare una buona difesa su IT ma non è stato applicato nessun piano particolarmente complesso contro il piccolo grande uomo da Tacoma. La scelta di Lue di lasciargli spazio da 3 per evitare le scorribande nel pitturato ha pagato, togliendo ritmo e spazio di manovra a Thomas. L’altra faccia della medaglia, quella del #4 dei Celtics, è stata rispondere a questo spazio con scelte non sempre corrette e, soprattutto, cercando più il contatto che il canestro. Il continuo chiacchiericcio con la terna arbitrale sfocia nel più banale nervosismo (basti vedere il doppio confronto con Thompson e il tentativo di trash talking con James). Prova non così insufficiente ma, al di là dei numeri, la scossa emotiva che riesce a dare in ogni partita, specie quelle casalinghe, stanotte non c’è stata. Boston è probabilmente oltremodo e oltremisura Thomas-dipendente e se la stella dei C’s preferisce parlare e non giocare, diventa un serio problema.

FLOPKelly Olynyk e Al Horford

13 punti, 11 rimbalzi, 9 assist, 5/17 dal campo, 1/5 da 34 palle perse, plus/minus di -18. Queste sono le statistiche combinate di Big Al e Kelly Olynyk, non proprio due diamanti che hanno brillati in questo primo atto. Dopo una esaltante gara 7, non ci si aspettava certamente il bis dalla canadese ma neanche una partita così scadente sia dal punto di vista quantitativo che dal punto di vista qualitativo: pochissima consistenza a rimbalzo, aiuti difensivi pressoché inesistenti e nella metà campo dei Cavs non è mai un pericolo. Anche il titolare compagno di reparto accusa gli stessi difetti: sicuramente più pronto offensivamente ma nella metà campo dei Celtics risponderebbe alla voce DNR, Did Not Reported. LeBron James ha vita troppo facile contro gli esterni, puntualmente battuti, ma gli aiuti dei lunghi dei C’s, soprattutto di Horford in quanto punto di riferimento nel pitturato, sono tardivi o inesistenti. O cambia la consistenza del frontcourt dei bianco-verdi o il destino di Stevens e della sua compagnia potrebbe essere già segnato.

TOPAvery Bradley e Marcus Smart

I due giocano agli antipodi un basket molto diverso ma entrambi sono le uniche note positive della serata per coach Stevens. Il primo gioca divinamente in attacco, sfruttando le disattenzioni della difesa di Irving e Smith e non rimanendo mai fermo senza palla. Manca ancora quella precisione dall’arco che può fare la differenza ma allo stesso tempo è l’unica luce offensiva in una serata piuttosto cupa. Anche Smart si guadagna, nei 21 minuti in cui gioca, una buona fetta di spazio non tanto per l’attacco (6 punti con 2/5 dal campo) quanto per l’energia e l’intensità che mette in ogni singola azione. Sa di non essere veloce quanto Irving, sa di non poter contenere James dal punto di vista fisico ma non si tira mai indietro e, anzi, fa sempre un passo avanti per delineare il suo territorio. Boston dovrebbe approcciare alle gare come fa Smart, ogni volta.

 

CLEVELAND CAVALIERS

TOPLa frontline dei Cavaliers

La partita che hanno giocato i lunghi di Cleveland è stata una delle migliori di questi playoff. Tristan Thompson da un lato con la sua incredibile efficacia difensiva ed offensiva, Kevin Love dall’altro con una prestazione che ricorda il K-Love dei tempi dei T’Wolves. Per il canadese ci sono 20 punti (il massimo in carriera in un contesto di PO) in 34 minuti di impiego, con 9 rimbalzi e un perfetto 7/7 dal campo. Anche dalla lunetta TT si comporta più che bene: il 6/10 è un ottimo modo di rispondere all’hack-a-Thompson che riceve durante il quarto quarto. Una presenza difficile nel pitturato per gli uomini di Stevens che dovrà trovare rimedio al fattore Thompson se non vuole essere surclassato all’ombra dei cristalli. C’è chi, invece, preferisce giocare un po’ più lontano dall’area colorata, riuscendo a colpire per ben 6 volte su 9 tentativi dall’arco dei 7,25. Stiamo parlando di Kevin Love, autore di una partita da 32 punti in 33 minuti, ai quali vanno aggiunti 12 rimbalzi e un +17 di plus/minus che la dice lunga sull’andamento dei suoi Cavs con il californiano in campo. Nel terzo quarto spezza definitivamente le gambe dei Celtics con 3 triple di fila, zittendo un TD Garden che stava entrando in partita. Se i due lunghi di riferimento segnano 52 punti sui 117 totali della squadra, il problema n°1 non si chiama né LeBron né Kyrie Irving.

TOPLeBron James

Troppo facile? Si ma non così scontato. Se c’è un’arena NBA nella quale LeBron ha avuto più delusioni che gioie, quella è la casa dei Boston Celtics. Nelle ore che precedevano la palla-a-due, i media americani etichettavano James come il primo pericolo dei Cavs – e fin qui tutto liscio. Il problema che TNT poneva a coach Stevens erano le cifre di James nella prima gara dopo aver riposato dopo uno sweep. Questi numeri, purtroppo per i tifosi bianco-verdi, sono stati confermati e migliorati: 41 minuti, 38 punti, 9 rimbalzi, 7 assist, 2 recuperi, 14/24 dal campo, 1/6 da 3, 9/11 ai liberi, 2 palle perse e +16 di plus/minus. Sarà anche troppo facile da mettere tra i top dei Cavaliers ma James, partita dopo partita, riscrive la sua storia.

FLOP JR Smith e Kyle Korver

Conosciamo tutti il ruolo dei due tiratori speciali, pronti ad essere armati dalle visioni straordinari di LeBron o dello stesso Kyrie Irving. Stanotte, però, nessuno dei due è riuscito ad incidere, tirando in coppia 2/8 dall’arco, non il massimo del fatturato. Soprattutto Smith è sembrato particolarmente silente, a tratti sbiadito. Nei 23 minuti che gli vengono concessi da coach Lue,  JR non lascia traccia, prendendosi poche responsabilità e difendendo come al solito sugli esterni di Boston. L’ex Hawks, invece, è stato molto più cercato dal #23 dei wine-and-gold ma i risultati sono stati scadenti: l’1/6 con cui ha chiuso la gara non lo vede tra i migliori Cavaliers ma siamo sicuri che un tiratore di razza non si abbatte davanti a 5 errori da 3 punti.

 

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone