Thunder, Carmelo Anthony: "Non c'è comunicazione tra arbitri e giocatori"
Che non sia un momento semplice per gli arbitri in NBA è sotto gli occhi di tutti. Tra scelte poco felici ed un continuo scandagliarne gli errori da parte dei media, ciò che più salta all’occhio è il rapporto incrinato tra le giacchette grigie e i protagonisti principali dello show NBA, i giocatori. Quasi ad ogni fischio scattano veementi le proteste dei giocatori, di ogni squadra, praticamente, arrivando anche ad estremi come contatti corpo a corpo, come avvenuto tra Shaun Livingston e l’arbitro Courtney Kirkland durante la sfida tra Warriors e Heat dello scorso 3 Dicembre.
In merito è intervenuto Carmelo Anthony, sottolineando come, con l’evoluzione del gioco degli ultimi anni, i rapporti tra arbitri e giocatori si siano sempre più diradati, portando alla situazione attuale. “Il gioco è cambiato molto da quando sono arrivato nella Lega, 15 anni fa” – spiega Melo a Royce Young, di ESPN – “I giocatori e gli arbitri avevano un dialogo, che fosse positivo o negativo. C’era sempre un momento in cui ti lasciavano sbollire la rabbia, per poi venire da te a dirti che era abbastanza e di andare avanti“.
“Oggi invece accade tutto troppo velocemente. Dai uno sguardo sbagliato a qualcuno e prendi un tecnico, dici una sola cosa sbagliata e prendi un tecnico” – continua l’ex Nuggets e Knicks – “La più grande differenza da quando sono arrivato in NBA consiste nel dialogo, nella comunicazione e nelle relazioni tra arbitri e giocatori. All’epoca erano molto diverse, mentre adesso non c’è più comunicazione“.
Questa situazione è stata messa in luce anche dalla direttrice dell’Associazione Giocatori (NBPA), Michelle Roberts, incontratasi nelle scorse settimane con i vertici arbitrali, evidenziando questa scarsa propensione al dialogo degli arbitri, che sta esasperando i giocatori. Secondo Anthony, uno dei motivi principali di tutti ciò risiede nella maggior velocità del gioco: “Il rapporto tra arbitri e giocatori è cambiato insieme al gioco. Oggi si gioca molto più velocemente e gli arbitri non hanno più modo di costruire relazioni con i giocatori“.
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