The Real MVP
“I am insulted to bring up Westbrook and Harden. Can we stop with this stuff. What is this infatuation with the triple-double? It reminds me of when I was a kid when McDonald’s talked me about special hot sauce. It’s not that special. It is a stat. It is a stat that LeBron could easly achive every night of the year” (Sto stato insultato per come ho trattato Westbrook e Harden. Possiamo fermare questa cosa. Che cosa è questa infatuazione per la tripla-doppia? Mi ricorda quando ero un bambino, quando McDonalds parlava della sua “salsa speciale” ma non era per niente speciale. Si tratta di una statistica. Si tratta di una statistica che LeBron potrebbe facilmente mettere a referto ogni notte dell’anno). Sono queste le parole di Colin Murray Cowherd, conduttore principale della trasmissione sportiva The Herd, una delle più popolari negli Stati Uniti d’America. Cowherd è da sempre un gran fan di LeBron James, non lo ha mai nascosto e per questo motivo è stato spesso visto con un occhio diverso. Essere un personaggio pubblico e definirsi apertamente un “Lover” non è una strategia che negli anni può portare al successo. Il ragionamento che, però, il conduttore ha portato avanti nell’ultima puntata del suo show fa riflettere. Quella che egli stesso definisce “infatuazione” è esattamente il motivo secondo il quale LeBron Raymone James non è al primo posto del ranking per l’MVP della stagione 2016-17.
Il ragionamento del giornalista non si esaurisce lì ma va oltre la visione troppo statistica del premio di MVP: “LeBron is valuable to the League. James Harden is valuable in Houston. Russell Westbrook is valuable in OKC. Those guys disappear tomorrow and the league doesn’t change one iota. There is Beyonce, then ther’s everybody else. There is LeBron and it’s insulting to bring up everybody else” (LeBron è valido per tutta la Lega. James Harden è valido per il sistema di Houston. Russell Westbrook è valido per il sistema di OKC. Questi ragazzi scompaiono domani e la Lega non cambiata di una virgola. C’è Beyonce e poi ci sono tutte le altre., Lo stesso vale per LeBron: prima c’è lui ed è un insulto mettergli qualcuno davanti). Gli altri paragoni che fa con i due candidati al premio di Most Valuable Player sono tutti validi ma nessuno di essi inquadra la stagione di James fino a questo momento. Oltre ai 27.1 punti, ai 7.2 rimbalzi e agli 8.9 assist (quindi a 2.8 rimbalzi e 1.1 assist dalla tripla-doppia di media, NdR), James sta vivendo un mese di febbraio incredibile: 26.1 punti, 6.9 rimbalzi, 11.1 assist, 63.4% dal campo e il 57.1% da 3 punti. In relax, non si tratta di una grande novità per James che è solito scaldare i motori in febbraio prima della stretching run. Non a caso, LBJ ha vinto per 5 anni di fila il Player of the Month del mese di febbraio, aspettando solo l’ufficialità per fare sei di fila nel 2017.
Non solo Colin Cowherd si schiera dalla parte del Re come MVP della Lega. Una vecchia conoscenza del basket NBA come Mark Jackson, altro grande estimatore del talento di Akron, si è lasciato andare durante il quarto quarto dell’ultima gara interna dei Cavs contro i Chicago Bulls. Da buon reverendo, Jackson sa utilizzare anche poche parole per chiarire un concetto e le sue sono state queste: “LeBron James is the best player in the league and he should be MVP every year” (LeBron James è il miglior giocatore della Lega e potrebbe vincere il titolo di MVP ogni anno). Le parole di grande stima tra i due sono note a tutti ma c’è un dato che più di tutti che racchiude in sé la grandezza della stagione di James e che, di conseguenza, fa tremare tutte le pretendenti al titolo. Il 57.1% con il quale sta tirando con i piedi dietro l’arco in questo mese di febbraio va preso con le pinze, ma se allarghiamo la statistica all’intera stagione ci rendiamo conto che il 38.6% da 3, scaturito dal 91/236, è la miglior percentuale dai 7.25 che LeBron abbia mai avuto in carriera. La sua pecca è ora una sua arma. L’evoluzione del gioco di James non è di certo una novità, ma la sua capacità di sapersi elevare sempre nei momenti più adatti delle gare lo rende, a nostro modo di vedere, il REAL MVP di questa stagione. Ora che avrà a disposizione – da lunedì ufficialmente – un nuovo playmaker di tutto rispetto come Deron Williams (suo ex compagno a livello di Team USA), potrà far affidamento su un altro tassello importante. Del resto ha ragione David Griffin quando lo definisce un “magnete” perché “tutti sanno che la strada per le Finals può essere considerata un’autostrada quando al volante c’è il #23”.