Team USA, Colangelo: "Ci ricorderemo di chi ha rifiutato la convocazione"
La spedizione di Team USA ai Mondiali di Cina 2019 verrà ricordata vita natural durante come il peggior fallimento in un torneo FIBA da quando esiste la chance di convocare le stelle della NBA. La storia è nota a tutti: dopo lo smacco di Seoul 1988 (bronzo dopo il ko con l’URSS in semifinale) e l’altro bronzo ai Mondiali di Argentina 1990 (ko sempre in semifinale, stavolta per mano della Jugoslavia), in occasione del torneo olimpico di Barcellona 1992 ecco sbarcare sulla Terra il mitico Dream Team, reso possibile da una modifica al regolamento FIBA, risalente al 1989.
Da quel momento in avanti, alle Olimpiadi sono arrivati altri cinque ori, inframmezzati dal bronzo di Atene 2004; ai Mondiali, invece, il discorso è stato un pò più complicato. Dopo l’oro in Canada nel 1994 del Dream Team II, per ben tre edizioni consecutive Team USA fallì l’obiettivo della medaglia d’oro, prima con il Dirty Dozen (la ‘Sporca Dozzina‘, 3° all’edizione in Grecia del 1998), poi (e soprattutto) con il Nightmare Team del 2002 in casa ad Indianapolis (appena 6°); per finire con il nuovo bronzo colto in Giappone nel 2006.
Questi ‘schiaffoni’ portarono al Redeem Team che, oltre agli ori a Pechino, Londra e Rio, ha portato in dote anche quelli ai Mondiali di Turchia 2010 e Spagna 2014. Ma giungiamo all’edizione 2019 della rassegna iridata. Com’è noto, la marcia d’avvicinamento della selezione statunitense è stata costellata da tanti infortuni (Kevin Durant e Klay Thompson su tutti) e da una miriade di defezioni; il tutto ha portato ad un roster che, ad eccezione di pochi giocatori (Donovan Mitchell su tutti), ha provocato da subito perplessità in tanti addetti ai lavori, nonostante la presenza in panchina di due mostri sacri come Gregg Popovich e Steve Kerr.
Come sia andato il Mondiale cinese è fatto noto: dopo una prima fase grossomodo semplice (vittorie agevoli su Repubblica Ceca (88-67) e Giappone (98-45), inframmezzate da quella complicatissima all’overtime sulla Turchia (93-92)), Team USA aveva destato una buona impressione nella seconda fase (successi sulla Grecia di Antetokounmpo (69-53) e sul Brasile (89-73)). Tutto il castello di carte, però, è crollato al cospetto dell’organizzata e fisica Francia ai quarti di finale, impostati sulla squadra di coach Pop per 79-89.
Come se non bastasse, nella semifinale per le posizioni dal 5° all’8° posto, Team USA è stata sconfitta anche nel confronto con l’altra grande delusa del Mondiale, la Serbia (89-94). Tutto ciò porterà domani la selezione statunitense a giocarsi il 7°/8° posto contro la Polonia; in qualunque caso, vittoria o sconfitta, sarà il peggior risultato di sempre da quando si possono convocare le stelle NBA, e il peggiore in assoluto della storia tra Olimpiadi e Mondiali.
Tutto ciò ha scatenato roventi polemiche Oltreoceano, oltre che nei riguardi della squadra. Alla difesa a spada tratta dei suoi da parte di coach Popovich, che ha giudicato ingeneroso parlare sempre e solo degli assenti, tralasciando il fatto che i giocatori presenti abbiano sacrificato le proprie vacanze pur di rappresentare gli Stati Uniti, è seguita la ben poco velata ‘minaccia’ di Jerry Colangelo, managing director di USA Basketball.
“Ci ricorderemo di chi ha rifiutato la convocazione” – esordisce Colangelo – “Tutto quello che posso dire è che contavamo su determinati giocatori per ‘andare in guerra’, e poi questi non si sono presentati. Quello che dovevamo fare l’abbiamo fatto, ottenendo l’impegno di alcuni giocatori; e quando hai in mano così tante carte valide, sei convinto di poter metter su una squadra estremamente competitiva. Nessuno si aspettava così tante defezioni e quello che è successo rappresenta di certo una grande delusione“.
“Lasciamo che la polvere si depositi, e che la situazione si calmi un pò. Io sono abituato a guardare sempre avanti, a quel che succederà; e il futuro per noi è imminente, dato che bisogna già pensare alle Olimpiadi” – continua Colangelo – “Avremo bisogno della collaborazione di tutti, anche di franchigie ed agenti; ci saranno dialoghi uno-contro-uno con ogni giocatore, per avere impegni veri. Sono curioso di capire quanti di loro si dichiareranno desiderosi di giocare con Team USA. Ma faccio questa affermazione: sarà probabilmente più un discorso su chi non vogliamo, piuttosto che su chi vogliamo“.
Colangelo parla poi dei ragazzi presenti in Cina: “Hanno dato tutto, sono un bel gruppo. Ma abbiamo cominciato questo percorso con aspettative a livello di roster più alte, e non è successo praticamente nulla di quello che auspicavamo. E, ripeto, tutto ciò per me è una grande delusione“.
Un pensiero anche per coach Popovich: “Ho parlato con lui e gli ho spiegato quanto mi sentissi triste per lui per come sono andate le cose. Volevo davvero vincesse la medaglia d’oro, soprattutto per riscattare le sue precedenti esperienze con Team USA (Mondiali 2002 e Olimpiadi 2004, ndr). Purtroppo era destino che non accadesse in questo torneo“.