Stessi tiri ma diversa efficacia: ecco come i Warriors hanno schiantato i Cavs
C’è un dato, al di là di una partita finalmente in equilibrio (al netto degli 11 punti di scarto nel risultato finale), che non sarà sfuggito ai più al termine di gara 4. Il numero di tiri: 81 a testa per la precisione con le percentuali che seguono:
Appare chiaro, quindi, che i Warriors l’hanno spuntata grazie alla ritrovata precisione dall’arco (17/36 nuovo record all time per triple realizzate in una partita di finale, superando le 16 degli Spurs nel 2013), soprattutto rispetto al disastroso 6/25 dei Cavs. I quali, giova ricordarlo, prima dell’inizio della serie erano la squadra che tirava di più (e meglio) da tre punti.
Il confronto si fa ancora più impietoso se si guarda al tabellino degli specialisti in materia o, almeno, di chi si è maggiormente preso oneri e onori dalla media/lunga distanza: 4/14 per il duo Irving – J.R. Smith (con il primo che sarà comunque il miglior realizzatore dei suoi a quota 34), 11/22 per gli ‘Splash Brothers’ finalmente tornati ai consueti livelli di eccellenza. In particolare il figlio di Dell che ha risposto alle critiche scrivendo 38 (più 6 assist, 5 rimbalzi e 2 recuoeri) alle critiche piovute dopo i primi tre atti della serie:
https://www.youtube.com/watch?v=Wdwg-oK2nXs
Ma non è stato un problema di percentuali più o meno altre. O, meglio, non solo. Perché dietro al volume delle conclusioni nell’arco di 48 (o più) minuti c’è un lavoro di preparazione costruito sui dettagli. Che fanno ancor di più la differenza in una partita in cui le due squadre tirano esattamente lo stesso numero di volte.
In particolare, riportiamo la shot chart del primo tempo:
E quella del secondo:
Ed ecco come a risaltare è un altro dato. Quello dei rimbalzi: 43-40 per GS che, pur andando sotto dal punto di vista di quelli offensivi (14-16) è riuscita a tirare qualcosa come 4-5 volte di seguito all’interno di una stessa azione. Soprattutto quando coach Lue ha insistito con la scelta di un quintetto anomalo, schierando Love da 4 e James da 5 e concedendo a Tristan Thompson (decisivo in gara 3) appena 29 minuti. Inspiegabile, soprattutto alla luce dell’eredità che doveva aver lasciato la convincente W nel precedente confronto alla Quicken Loans Arena.
Da non tralasciare nemmeno il fattore stanchezza. I Cavs hanno scelto male i propri tiri anche a causa di rotazioni che non hanno garantito il necessario riposo ai giocatori chiave. Emblematico, in tal senso, il raffronto tra Irving e Curry: il primo sarà stato in panchina forse tre minuti nel secondo tempo con oltre 43 minuti di impiego complessivo, mentre il secondo, giocando un paio di minuti in meno, è rientrato a 7:30 dall’ultima sirena fresco, riposato e pronto a fare la differenza come poi ha fatto. E’ sembrato quasi come se Lue non avesse potuto fare a meno di Irving (e/o James – oltre 46 minuti in campo – e/o J.R.Smith), nonostante proprio l’apporto dei panchinari (anche se non propriamente in termini di punti) sia risultato uno dei fattori chiave di gara 4.
La conclusione sembra essere una: per avere qualche possibilità, Cleveland deve sporcare quanto più possibile le percentuali dal campo di Golden State e, soprattutto, studiare alternative offensive che vadano oltre il pick n’roll per vie centrali e il successivo ribaltamento sul lato debole per la conclusione da fuori, in particolare in serate in cui non entra nulla. Perché, come si è visto, a parità di tiri e con i Warriors che fanno i Warriors, il risultato sembra essere già scritto in partenza.