Steph e LeBron, il duello che doveva esserci e non c'è mai stato
Ce li aspettavamo uno contro l’altro, in un duello senza fine, dalla prima all’ultima gara. Invece, fino ad ora, non è stato assolutamente così. Le rivalità che hanno sempre spinto come il vento le vele, che hanno caratterizzato gli anni della Lega, da Russell–Chamberlain a Bird–Magic, oggi in campo non ci vanno più, simbolo di una NBA cambiata, portata in alto dalla forza del gruppo più che da quella dei singoli. Eppure parliamo di Stephen Curry e LeBron James: da una parte il ragazzo che ha saputo nell’ultimo triennio cambiare le regole dello sport, esaltare il pubblico suo e non solo, farsi conoscere al mondo diventando il più noto giocatore di pallacanestro del globo; dall’altra il migliore giocatore della sua epoca, un cestista completo e tra i migliori di sempre nella storia del gioco. Insieme hanno vinto quattro degli ultimi sei premi MVP di Regular season, insieme, quando finiranno queste NBA Finals che ormai si avviano alla conclusione, hanno conquistato quattro degli ultimi cinque anelli.
La sfida nella sfida, però, non c’è mai stata. Steph vive una situazione particolarissima dall’inizio di questi Playoffs, visto che dopo l’infortunio con i Rockets lo abbiamo riconosciuto solo poche volte. Una di queste proprio in Gara 4 in Ohio, dove con 38 punti sembrava finalmente tornato ai suoi livelli, pronto a rimettere nuovamente la corona. In quella Gara 4 LeBron non era stato trascendentale come poche ore prima; il King si era superato nel terzo episodio della serie e lo ha rifatto in Gara 5, due notti fa, quando coi suoi 41 punti (e con gli stessi 41 di Irving) è riuscito ad allungare ancora una volta la serie e riportarla a casa sua, in una Quicken Loans Arena che nella notte italiana che ci apprestiamo a vivere farà da dodicesimo uomo per i ragazzi di Lue. Uno contro l’altro, quindi, non l’abbiamo mai visti; un po’ per il ruolo, un po’ per le serate storte, un po’ perché queste NBA Finals si apprestano a farsi decidere da quelli che spingono la carretta per il resto dell’anno ed ora vogliono essere protagonisti. E allora niente Steph contro LeBron, ma Barnes contro Smith, Thompson contro Kyrie, Iguodala e Green faccia a faccia con Tristan Thompson e Kevin Love.
Cambierà la trama fin ora ricamata negli eventuali due episodi che ancora restano? Probabilmente no, perché da un po’ di anni la Lega si è ormai ‘arresa’ all’importanza del gruppo nella vittoria finale. Ce lo hanno insegnato i San Antonio Spurs di coach Popovich, ce l’ha insegnato lo stesso LeBron che a Miami ha avuto bisogno di compagni decisivi (Ray Allen chi?) per portarsi a casa due titoli inback-to-back. La Dallas vincente del 2011 ne è la riprova, così come i Pistons o gli Heat della metà degli anni 2000. Da Jordan in poi, nessuna rivalità uno-contro-uno ha più caratterizzato la Lega, sotto i colpi di fenomeni da sogno (MJ) o squadre che hanno riscritto la storia (i Lakers del three peat). Ecco perché le assenze di Kevin Love ed Irving lo scorso anno o quella di Draymond Green ora, possono fare la differenza nel’economia della vittoria finale; Steph contro LeBron non lo vedremo, ma potremmo divertirci lo stesso. Chi dei due, in assenza dell’altro, riuscirà a portarsi questo titolo a casa?