STATS CORNER - NBA Awards: MVP
Poco più di un mese alla fine della stagione, quindi ora di iniziar a tirar le somme e dare un occhio ai possibili candidati ai premi messi in palio dalla NBA:
Episodio 1: MVP
La corsa al “migliore” della stagione è argomento di conversazione dalla prima palla a due della preseason. E’ il premio più ambito, il riconoscimento individuale più importante. Lo scorso anno fu Curry (+30P, +6A e +5R a sera per lui), prima di lui Durant e due volte James. Oltre a questi tre, quest’anno tra i candidati circolano con insistenza altri due nomi: Russell Westbrook (24P, +10A e +7R di media) – che con una WS di 11.9 e oltre +10 di +/- è, cifre alla mano, il giocatore chiave per i Thunder (primo nella lega a circa 15 assist su 100 possessi) – e Kawhi Leonard (21P, 7R e +2A). Entrambi autori di stagioni di spessore, forse meglio l’ala texana, capace di confermarsi a livello All-NBA difensivamente – unico tra i candidati con almeno il 2% sia in STL% sia in BLK% per possesso – ed a diventare la prima opzione offensiva in una squadra con Parker e Aldridge, incidendo con continuità, come dimostra l’incremento vertiginoso sia dell’Offensive WS, ora 7.0 (+2.8) e dell’Offensive+/- (+2.0). Deve lavorare per diventare un passatore più credibile: in una squadra con il gioco corale di San Antonio, 2.5AST di media sono davvero troppo pochi (comunque career high).
Durant (quest’anno 28P, 8R e 5A di media) non è una sorpresa: forse l’attaccante più versatile della storia moderna del gioco, il suo nome entra di diritto in classifica. Tra le altre, ORtg a 121 e ben 8.7 di OWS. I diversi infortuni gli hanno permesso poca continuità, ma ha risposto superando Jordan ed eguagliando il record che fu di Bird di 7 partite consecutive con almeno 25 punti, 10 rimbalzi e 5 assist (reggeva dall’81/82). LeBron (25P, +7R e 7A di media): bhe, l’unico motivo per cui il prescelto non è MVP ogni-singola-stagione è che dopo 13 stagioni ci siamo abituati alla sua grandezza. La verità è che stiamo assistendo alla storia, molti odiando un giocatore che, quando smetterà, sarà (perché DOVRA’) esser considerato tra i primi due/tre del gioco. Uno dei pochi casi in cui le statistiche non rendono onore alla grandezza di un giocatore. Soprattutto da quando ha cambiato il suo approccio alla regular season, per risparmiare energie in vista di maggio. Cos’altro possono dirci le statistiche? Cose “scontate” come l’irrealtà delle cifre di Curry offensivamente – OWS: 11, offensive plus/minus 12.8, il tutto con il 68% circa di TrueShooting% (unico oltre il 60% con Kawhi e KD). E particolarità come il fatto che la stella di Golden State sia un passatore tutto sommato mediocre: 6.5 assist di media e meno di 10 su cento possessi, per il numero di palloni e PnR a sua disposizione, sono poca roba. Inoltre le sue statistiche difensive sono in calo (DWS -1, Difensive+/- pari a 0).
Ad oggi, però, le possibilità di un repeat del playmaker da Davidson sono altissime, tanto da rendere la sua conferma quasi scontata. E’ la star di una squadra da record. Guida la lega, tra le altre, in punti a partita e PER (32.2). Il tutto è confermato anche da un’ulteriore statistica: L’MVP AWARD TRACKER. Questa stila un rank basato sui voti, giocatore per giocatore, degli anni precedenti, ma l’esito è tutt’altro che scontato: Quarto Leonard, “solo” quinto James (al 3,2%) e scivola addirittura al nono posto il vice-campione dello scorso anno Harden. 3° Durant con il 6% delle possibilità, 2° Westbrook a 8,2% e 1°, neanche a dirlo, ChefCurry con il 72,1% delle chances.
Cifre alla mano, senza voler cercare per forza l’effetto sorpresa, la nostra (ma crediamo sia abbastanza comune) idea ce la siamo fatta.
NBA24 PREDICTION – MVP: STEPHEN CURRY