STATS CORNER-Le migliori e le peggiori trade
La stagione NBA 2014/15 verrà ricordata nei prossimi anni come una delle stagioni con più trade all’interno la regular season. La cosa insolita è che i principali scambi hanno riguardato squadre di fascia alta, da titolo o comunque in lotta per un posto playoff. Andiamo a vedere dunque nel dettaglio le situazioni più interessanti partendo dall’Ohio con i Cleveland Cavaliers.
Dopo avere perso Anderson Varejao per tutta la stagione, il front office dei Cavaliers ha deciso di spedire due prime scelte ai Denver Nuggets per accaparrarsi i talenti di Timofey Mozgov. Già in precedenza avevano dato, in uno scambio a tre squadre, Waiters a Oklahoma City in cambio di Iman Shumpert e JR Smith dai New Yotk Knicks. Prima di tutto questo, la squadra viaggiava con un record di 19-17, l’undicesimo attacco per Offensive Rating e la 24esima difesa per Defensive Rating. Dal 7 Gennaio però (giorno dell’arrivo del centro russo) la squadra ha il terzo miglior record della lega con 23-9, il miglior attacco e la sedicesima difesa. A prescindere dal fatto che vincano il titolo o no, sicuramente dobbiamo dare atto al GM David Griffin di aver fatto tutto il possibile per rendere migliore la squadra.
Lo stesso non si può dire di Mark Cuban e dei suoi Dallas Mavericks. Infatti una delle prime trade dell’anno è stato l’arrivo di Rajon Rondo in Texas dai Boston Celtics in cambio di Jameer Nelson, Brendan Wright, Jae Crowder, una prima e una seconda scelta. Prima di quel fatidico 18 Dicembre la squadra aveva il quinto miglior record della lega (19-8) e il miglior attacco; da lì 22 vittorie contro 17 sconfitte e il miglior attacco si è trasformato nel quattordicesimo. È solo colpa di Rondo? Eh…osservando i quintetti più utilizzati parrebbe di si.
Il quintetto più sfruttato è quello titolare composto da Rondo-Ellis-Parsons-Nowitzki-Chandler ed ha un Net Rating (differenza tra Offensive Rating e Difensive Rating) di 0.5, il secondo vede Richard Jefferson al posto di Parsons con un Net Rtg di 2.2, il terzo è Barea-Ellis-Parson-Nowitzki-Chandler con un Net Rtg di 8.3 e il quarto è il migliore con un Net Rtg di 23.3, con Devin Harris al posto di JJ Barea. Qundi a primo impatto sembrerebbe che la presenza di Rondo danneggi l’efficienza generale della squadra.
Tornando allo scambio a tre squadre sull’asse New York-Cleveland-OKC, i Thunder hanno acquisito Dion Waiters per dare maggior linfa alla panchina che è sempre stata uno dei punti deboli sin dalla partenza di James Harden. L’obiettivo si può dire raggiunto a metà, perchè è vero che l’ex Florida viaggia a 11.8 punti, 2.7 rimbalzi e 1.6 assist in 28 minuti di media, ma questa è (numeri alla mano) la peggior stagione della sua pur breve carriera. Ha tutte le scusanti del caso perchè non è mai facile entrare in una squadra nuova a metà stagione, ma ci si aspettava molto di più da lui anche a livello di percentuali (28.8% da tre e 65.5% ai liberi).
Reggie Jackson ha fatto invece le valigie dallo stato dell’Oklahoma per raggiungere il Michigan e i Detroit Piston. L’ex Boston College in estate sarà free agent e da tempo aveva fatto sapere di non voler restare con i Thunder per avere un ruolo in quintetto in un’altra franchigia: per adesso i Pistons sembrano l’ideale per lui, data l’assenza di Brandon Jennings fino al termine della stagione, vedremo se in futuro i due playmaker potranno convivere assieme. Certo è che questo sembra il classico scambio dove ci guadagnano tutti, squadre e giocatori. Infatti anche i Thunder si sono portati a casa oltre a DJ Augustin, che ha preso il ruolo di secondo play, anche un’eccellente tiratore come Kyle Singler, proprio il tipo di giocatore che mancava alla panchina.
Chi invece ha cambiato squadra e sta uscendo molto bene dalla panchina è quel Josh Smith, che è stato definito a più riprese un’inutile mangiapalloni dalle orrende scelte di tiro. Nella prima parte di stagione a Detroit giocava 32 minuti di media mettendo a referto 13.1 punti con il 40.3% di eFG%; adesso in soli 25 minuti ne segna 11.5 ma con il 48.0 di eFG%. Gran bell’aggiunta per la panchina dei Rockets. Altro giocatore che sta facendo benissimo, ma da titolare, è Mo Williams, arrivato agli Charlotte Hornets dai Minnessota Timberwolves per sostituire l’infortunato Kemba Walker. Nella terra dei lupi sciveva 12.2 punti conditi da 6.4 assist in 28 minuti di utilizzo; in North Carolina è passato a 35.5 minuti di utilizzo con 21.3 punti e 8.4 assist, con un netto miglioramento anche delle percentuali. Finalmente una discreta giocata di Micheal Jordan anche nei panni di dirigente.
Ma la trade più ingarbugliata e spettacolare è quella che ha portato ad una serie infinita di scambi di playmaker, con Goran Dragic passato ai Miami Heat, Brandon Knight ai Phoenix Suns, Isaiah Thomas ai Boston Celtics e Micheal Carter-Williams ai Milwaukee Bucks. Per dire chi più ci ha guadagnato è ancora presto, ma possiamo comunque fare qualche analisi preliminare:
- Dragic voleva cambiare aria e questa era una cosa nota già da tempo: ricavare due prime scelte per un giocatore che andrà in scadenza in estate è stata una buon mossa. Dall’altra parte Miami si ritrova un potenziale quintetto per l’anno prossimo composto da Dragic-Wade-Deng-Bosh-Whiteside che proietterebbe la squadra della Florida al vertice della Eastern Conference
- Philadelphia continua il suo processo di rebuilding accumulando un’altra prima scelta e cedendo un giocatore che secondo loro non era adatto ai piani futuri; Milwaukee riceve un giocatore che, data la stazza e le caratteristiche tecniche, sembra essere cucito dal sarto per giocare insieme ad atleti dalla braccia infinite come John Henson, Khris Middleton, Jabari Parker e Giannis Antetokounmpo. Inoltre Knight era in scadenza di contratto, e viste le sue prestazioni, avrebbe probabilmente chiesto un max-contract che i Bucks non erano evidentemente intenzionati a dare. MCW invece ha altri due anni di contratto a cifre bassissime dato che è ancora nel rookie-contract.
Parlare di tutti i giocatori coinvolti nelle trade era ovviamente impossibile ed abbiamo dunque analizzato gli attori principali. Vogliamo dare però una nota di merito al nostro Luigi Datome, che finalmente a Boston sta trovando fiducia e lo spazio che cercava da un anno mezzo. Un segnale forte per dimostrare che Gigi può essere un giocatore da NBA, anche se non ovviamente di prima fascia, ma un role-player da rotazione sicuramente si. Grande Gigi!