STATS CORNER - Con o senza Curry, l'efficacia dei Warriors non cambia
Con o senza il playmaker da Davidson College, pare che Golden State non abbia alcuna intenzione di rallentare la propria corsa al repeat. Portland non sarà San Antonio, ma propone insidie che, con l’assenza del giocatore franchigia, avrebbero creato problemi a tutte le altre 28 squadre della lega. Il ritorno di Curry è cosa di pochi giorni ormai, ma nessuno dei giocatori in giallo-blu è mai stato preoccupato da questa situazione: “Abbiamo un altro killer in squadra (oltre a Curry, ndr)”, afferma Iguodala, “Con Steph fuori, Klay diventa un giocatore alla Reggie Miller”, continua Speights. La fiducia di questi ragazzi in quello che sono, come squadra e come individualità, non è stata scalfita per nulla, anzi: “Superare insieme questo momento di assenza di Steph ci renderà più forti”, conclude Iguodala.
Sports Reference ha analizzato i dati riguardanti il +/- delle squadre pre/post infortunio della superstar ed i risultati sono a dir poco sorprendenti (di seguito riporteremo solo comparazioni con altre PG): 2001 Philadelphia 76ers, giocatore infortunato: Allen Iverson. Il +/- con lui in campo dava a Philly un +5.7 sugli avversari. Senza di lui, il nuovo quintetto più utilizzato (Hill, Jones, McKie, Mutombo, Snow) produceva -38.3. Ma come MENOTRENTOTTOPUNTOTRE? No, non li ha portati alle Finals da solo. 2012 Chicago Bulls, giocatore infortunato: Derrick Rose. WindyCity è passata da +10.7 con lui in campo a -2.3 (Watson, Hamilton, Deng, Boozer, Asik). 2013 Oklahoma City Thunder, giocatore infortunato: Russell Westbrook. Il nuovo quintetto (Jackson, Sefolosha, Durant, Ibaka, Perkins) collezionò un secco -31.8, contro il +10.7 con il playmaker da UCLA in campo. Fin qui tutto regolare, le squadre hanno subito drastici cali, com’è giusto che sia in seguito alla perdita della pedina chiave. Ma poi arrivano i soliti Warriors a distruggere ogni senso di dato storico e bisogna ripartire da zero. 2016 Golden State Warriors, giocatore infortunato: Steph Curry. Quintetto più utilizzato con lui in campo: +17.9. Quintetto più utilizzato dal suo infortunio: +17.6. Cioè, a Golden State perdere Curry o perdere l’omino che porta gli asciugamani in panchina fa lo stesso effetto? Davvero senza l’MVP, top scorer e playmaker titolare della squadra, non cambia nulla? Sontuosi e mostruosi.
Eppure alcuni numeri sembrerebbero indicare altro:
Le statistiche dicono che con Curry la differenza media sugli avversari è +20.4, senza di lui +7.9. Un crollo, sì, ma la superiorità Warriors è tale che sarebbero comunque al 2° posto nella lega in questa statistica (dietro ai soli Spurs) ed il 4° attacco (107+ punti per 100 possessi). La differenza, ora come prima, la sta facendo il collettivo prima di tutto. La profondità della panchina e la versatilità dei giocatori è la chiave dei successi nella baia. Golden State ha il lusso di avere Iggy come 5 violino, tre lunghi (Bogut, Ezeli, Speights) mobili, atletici (almeno Bogut ed Ezeli) ed intelligenti (almeno Bogut ed Ezeli), Harrison Barnes che tira fuori conigli dal cilindro come Barbosa, un fenomeno VERO come Livingston, qualche spot-up shooter, il tutto in aggiunta a Thompson e Green. Per giunta tutti coesi e con un unico obbiettivo: vincere. I giocatori con gli attributi si vedono quando conta, infatti da quando serve: Thompson 30.3 PPG (prima 22.1) con usage% alle stelle (33.2%). Green 18P-12R-9A di media, prima 14-9.5-7.5. Esattamente quello di cui avevano bisogno Kerr e Co. Questa tabella ci mostra le variazioni in alcune cifre personali con e senza il figlio di Dell e come cambino le dinamiche di squadra senza di lui, chi sia chiamato a giocare di più e chi di meno causa cambio di strategie e quintetti.
In conclusione crediamo si possa affermare che, almeno a livello di 1° e 2° turno di playoff, la differenza tra GSW con e senza Curry sia soltanto nel protagonista della vittoria. Non dovrebbe, ma in caso Curry saltasse gare contro Spurs o Thunder, le carte verrebbero rimescolate completamente e nuovi scenari si aprirebbero. A quel punto servirebbe molto di più di un “good effort” ai comprimari per reggere il campo. Nel mentre giù il cappello ancora una volta per i meravigliosi Golden State Warriors, tutti.