Spurs, Popovich: "Tommie Smith e John Carlos, un atto di coraggio"
Il 16 ottobre di 50 anni fa, un gesto di protesta scosse le Olimpiadi di Città del Messico 1968 e, più in generale, gli Stati Uniti ed il mondo intero. Durante la cerimonia di premiazione dei 200 metri piani maschili, gli atleti statunitensi Tommie Smith (oro con record del mondo (19.83)) e John Carlos (bronzo) abbassarono la testa mentre veniva eseguito l’inno USA, ed alzarono un pugno chiuso, indossando dei guanti neri.
Un gesto, inserito nel periodo delle battaglie per i diritti civili (da poco erano stati assassinati Martin Luther King e Bobby Kennedy), da tanti associato al ‘Black Power’, ma dai diretti interessati spiegato più in generale come un gesto di protesta a favore dei diritti umani. Un atto che ha avuto una fortissima influenza ancora ai giorni nostri, e del quale ha parlato Gregg Popovich, nel prepartita del debutto stagionale dei San Antonio Spurs, contro i Minnesota Timberwolves.
“E’ successo tutto tanto tempo fa, nel 1968. Ero al secondo anno di Accademia, ed è stato ovviamente un momento storico” – ricorda Pop – “Tommie e John ebbero tanto coraggio, e ne pagarono le conseguenze a lungo. Un gesto paragonabile a quelli di Muhammad Alì, con quel tipo di coraggio e di forza d’animo utile per andare contro quelle ingiustizie perpetrate per così tanti anni“.
“Quel gesto fu uno shock, soprattutto per il contesto nel quale venne fatto, ma allo stesso tempo fu anche bellissimo e significativo” – aggiunge l’head coach degli Spurs – “Ancora oggi, a 50 anni di distanza, ci chiediamo dove porterà questa battaglia e cosa possiamo fare per cambiare le menti. Lo vediamo nella nostra politica tutti i giorni“.
“In tutto il Paese ci sono tante divisioni e la sensazione è che ci sia un gran numero di persone che, per dirla alla Kareem (Abdul-Jabbar), probabilmente sono brava gente ma ignorante sui fatti ed incapace di camminare nelle scarpe di qualcun altro. Come ho detto, un’incapacità di diventare persone ‘scomode’, dando per scontati e meritati i vantaggi che si hanno“, sottolinea il 69enne di East Chicago.
“Ovviamente, c’è un altro gruppo di persone che li usa. Abbiamo politici che dividono e fanno tutto per il proprio tornaconto. E’ un approccio cinico e disgustoso” – conclude Popovich – “La speranza è di trovare leaders e persone civili, che amino l’America abbastanza da andare oltre i propri interessi e posizioni. Gente capace di dialogare e capire come far vivere tutti noi allo stesso modo. Perché se non lo facciamo, allora ci perdiamo tutti“.
Foto da: thinkinghumanity.com.