Spurs, Ginobili sul suo ritiro: "Non ho deciso, giocare continua a piacermi"
Intervistato da Massimo Lopes Pegna, corrispondente de La Gazzetta dello Sport, Manu Ginobili si racconta a 360°, toccando diversi temi. Ecco alcuni estratti dell’intervista.
Riguardo al ritiro, la guardia degli Spurs apre a diversi scenari: “In verità, non ho deciso. Giocare continua a piacermi, fisicamente sto bene e non sento affatto il sacrificio. Ci sono stati invece degli anni in cui avevo sempre qualche malanno e sono i momenti che ti fanno riflettere. Ma ultimamente tutto fila liscio e allora mi diverto, anche perché vinciamo. Sono fortunato”.
Su come sia cambiato il suo modo di giocare nelle ultime stagioni, l’argentino afferma: ““Tantissimo. Adesso sono un “role player”, insomma mi accontento di un ruolo più defilato. Ormai gli Spurs puntano, come è giusto che sia, su altri giocatori. Ma la ragione per cui sono ancora qui è perché ho accettato questo nuovo lavoro senza problemi e sono felice. So bene di non poter essere più un protagonista”.
E ancora, sulle chance da titolo per i suoi Spurs: ““Per il talento della rosa, sicuramente Golden State e Cleveland partono davanti a noi. Ma non si sa mai: non sempre la favorita vince. Noi siamo nei top 5 e se giocheremo una buona pallacanestro al momento giusto, potremmo anche spuntarla”.
Riguardo agli avversari più duri incontrati in carriera, “Senza dubbio Kobe (Bryant), rivale diretto nel mio ruolo: un duello sempre stimolante. Mi ha fatto crescere. Anche LeBron (James), ma l’ho marcato di meno. E poi Steve Nash. Tre campioni che ho affrontato tante volte e di cui ho un rispetto smisurato”.
Infine, Ginobili esclude un possibile ritorno in Argentina o in Italia al termine della sua carriera NBA: “Giocare un anno in Argentina o in Italia? Nessuna possibilità. Sono troppo vecchio e già in “overtime”. – e parla del suo assistente allenatore agli Spurs, Ettore Messina, riguardo ad un futuro da capo-allenatore in NBA: “Ci sono 30 team e migliaia di tecnici che sgomitano per quelle posizioni. Per talento, capacità e intelligenza, Ettore meriterebbe. Poi, però, ci vuole un g.m. che voglia proprio lui per la sua squadra. È difficile, ma non si sa mai. Occorrono una serie di coincidenze favorevoli: essere disponibili quando si apre un’opportunità”.