Set your clocks. It's Lillard Time!
Il divertimento maggior di Damian Lillard, cresciuto nei sobborghi non nobili di Oakland, CA, si svolge il venerdì. Probabilmente non sono le partite che gioca con la maglia dei Portland Trail Blazers, ormai la sua seconda pelle, ma è il #4BarFriday. Amante e cultore della musica rap, Damian ogni venerdì dedica, sulle sue pagine social, del tempo a rappare i migliori versi che migliaia e migliaia di fan postano e inviano ai vari indirizzi. Le sue qualità di rapper sono venute fuori a poco a poco, forse nello stesso modo in cui un vero uomo e cresciuto e maturato in quella Weber State che gli deve tanto, forse tutto. Damian Lillard, così, ha deciso di incidere alcune tracce, anche spinto da diversi speaker radiofonici di successo che hanno fatto capire al numero 0 della RipCity che il valore da “cantante” è molto distante dal numero che ha sulla canotta quando gioca. Il primo singolo che incide si intitola Soldier in game ed e realizzata da DAME Dolla, nient altro che lo pseudonimo musicale del nostro Damian.
Ad un certo punto della canzone, DAME dice “My life came full circle at the park was throwing left hooks. Now I’m in the league with Steph Curry and Russell Westbrook. Took a couple bumps boy you never would see my chest shook. My heart came from a lion this path only the best took, I wanna check the critics cause all they things they nitpick“. Dopo stanotte, questo percorso è più chiaro a tutti. Ora gioco nella Lega di Curry e Westbrook ma la Lega, anche se ai vertici non la pensano così, è anche la sua, quella di un ragazzo che è partito dal basso e non smette di stupire e zittire tutti quelli che non credono nelle sue potenzialità.
Troppo facile salire sul carro dopo i 51 di stanotte, dopo le 9 triple contro Curry, dopo la vittoria dei suoi Trail Blazers contro una corazzata come i Warriors. Non ci schieriamo nè dalla parte di Portland per esaltarne i meriti nè dalla parte di Golden State per giustificare solo un incidente di percorso. Ci soffermiamo su quello che è l’approccio di un leader old style, un po’ come il suo rap: vecchia maniera ma sempre orecchiabile e di piacevole compagnia. Tirare con il 65% dal campo non fa di un giocatore un leader, tirare con il 75% da 3 non fa di un playmaker il tuo prototipo ideale. Non rimaniamo impressionati dai 51 punti messi a referto contro una difesa a tratti terribile come quella dei campioni NBA e nemmeno dalle modalità con le quali ha trafitto i GSW, senza naturalmente nulla togliere all’impresa di Dame Dolla. Quello che più ci interessa è il tipo di approccio alla gara, come dette. Viene puntualmente escluso ogniqualvolta c’è da scegliere i migliori giocatori, sia per un banale All Star Game sia che si tratti di convocazioni per formare il nuovo Team USA (inserito solo a convocazioni ultimate). Lui non c’è, non compare tra le stelle di questa Lega. Il motivo, francamente, è sconosciuto, ignoto e incomprensibile. Sostenere tesi contro la sua assenza in manifestazioni importanti e non sarebbe quasi impossibile per un giocatore che al momento viaggia a 25 di media con quasi 8 assist a sera. La sua sfrontatezza lo rende un leader come raramente se ne sono visti nella Rip City. La sua arroganza, nella miglior accezione del termine, nel pensare “ora arrivano i campioni NBA e devono fare i conti con me se vogliono continuare a vincere” può sembrare esagerato ma non lo è se questo approccio viene tradotto in termini di distensione e fiducia in sé e nei propri compagni. Può sembrare altrettanto egoistico il ragionamento che porta a pensare “voi mi escludete? Ora vi faccio vedere cosa sono capace di fare” ma non per Dame, pilastro di una città prima ancora che di una franchigia, uomo umile e sempre a disposizione di compagni e allenatore.
In tutte queste nostre considerazioni c’è l’ultima perla, quella di stanotte: 51 o non 51, 9 triple o non 9 triple, Damian ha fatto registrare altre cifre impressionanti che esulano dal discorso scorer o facilitatore per la squadra. Lillard in 31 minuti di gioco ha fatto registrare 0 turnovers (0 PALLE PERSE, Z-E-R-O) e 6 steals (6 palle recuperate) contro il miglior attacco della NBA, statistiche che vanno lette in maniera amplificata se consideriamo che Dame ha tirato 28 volte e, quindi, la palla è stata molto nelle sue mani. Numeri, solo numeri, forse. Farli contro i più forti ti dà maggior risonanza e fa sì che gli altri salgano sul tuo carro per osannarti o dipingerti come un idolo capace di tutto? No, non è questa la conseguenza. La conseguenza è una e una sola: risincronizzate i vostri orologi, spostate le lancette in modo che segnino l’ora giusta. Set Your Clocks, It’s Lillard Time! E’ sempre Lillard Time, young fella.