Sacramento Kings, cosa succede a Marco Belinelli?
Quando in estate arrivò la notizia del trasferimento di Marco Belinelli a Sacramento in molti erano convinti fosse la scelta giusta per la guardia, che avrebbe così ottenuto dei riflettori puntati addosso più forti per il suo ruolo in franchigia, ma senza la pressione delle aspirazioni titolate. I Kings avevano messo sù una squadra davvero interessante, certo con tanti punti interrogativi, ma la base aveva grandi potenzialità. Eppure, almeno per l’azzurro, qualcosa non ha funzionato e ad oggi questa è la sua peggior stagione.
Marco ha sempre fatto del suo micidiale tiro dalla lunga distanza la sua arma migliore, e in un sistema come quello di Sacramento che vede un playmaker come Rondo suo compagno in backcourt, questa caratteristica doveva essere impeccabile per dare alla squadra un set completo di soluzioni. Così non è stato, almeno in questa stagione. Belinelli ha visto crollare le sue percentuali di tiro da 3 al 32% (mentre la media in carriera dice 38%) e trova consolazione solo negli angoli del campo, dove riesce ad ottenere un 44% però sviluppato su soli 29 tiri. Questo lo porta a piazzarsi, nelle statistiche interne ai Kings, dietro a giocatori come Cousins, Gay e addirittura Rondo, che avrebbero altri ruoli da coprire. Nonostante un ancora dignitoso tiro dalla media distanza, Beli deve decisamente cambiare marcia e riprendersi le medie che competono ad un vincitore della gara da 3 punti.
Altra nota dolente della stagione dell’azzurro è la fase difensiva, a onor del vero non proprio il suo fiore all’occhiello. I numeri lo condannano, inevitabilmente, soprattutto in rapporto ai tanti minuti giocati. La guardia si piazza (per cifre dalla sua parte del campo) al secondo posto tra i peggiori difensori della lega, venendo “superato” solo da Lou Williams. La differenza con la SG dei Lakers in questa speciale classifica è che almeno quest’ultimo può fregiarsi di un 40% dal campo che quasi lo giustifica (soprattutto nel caos di Los Angeles) a dimenticarsi della difesa. Patriottismo a parte è difficile capire il perché Marco non sia stato ancora scavalcato nelle gerarchie da un McLemore, che invece è in costante crescita, soprattutto dopo il discorso fatto da Karl in merito alla retrocessione nella rotazione di Cauley-Stein, chiedendo maggior impegno dal rookie.
Belinelli ha bisogno di una scossa immediata per non veder iniziare malissimo l’ultima fase della sua carriera. Sacramento gli permetterà probabilmente di rivivere ancora i playoff, magari da protagonista, e questa è una possibilità che non va sprecata. Con un olimpiade da conquistare quest’estate sia l’Italia che i Kings hanno bisogno del miglior Beli.