ROTY Rush #2 - La guida al Rookie dell'anno.
JABARI PARKER – Non si può non iniziare ancora con lui, vero dominatore della competizione tra rookie. Sempre costante nelle prestazioni, molto raramente non raggiunge la doppia cifra e la media totale di 12.5 punti e 5.7 assist ne sono la dimostrazione. Molto dell’attuale piazzamento dei Bucks e della crescita improvvisa di Antetokounmpo si devono al suo innesto. Non è ancora un giocatore fatto e finito, ma il percorso per diventare un futuro fenomeno sta procedendo senza intoppi.
ANDREW WIGGINS – Molto meno costante dell’acerrimo rivale, ma i 44 punti messi nelle ultime due partite fanno vacillare decisamente gli equilibri. Il problema resta l’ergersi a leader di un team che si sta rivelando oltremodo scadente, proprietario di un ultimo posto ad ovest davvero preoccupante. Quando Andrew raggiungerà la maturità giusta per caricarsi sulle spalle la franchigia (e si eviteranno figuracce come quella con i 76ers) allora non resteranno che belle parole per lui.
BOJAN BOGDANOVIC – Completamente da rivalutare l’ambiente considerato benefico in cui si trova. Brooklyn si è trasformata in un inferno cestistico e le sue prestazioni ne risentono fortemente: quando è nel quintetto non si esprime al meglio e quando parte dalla panchina i numeri sono pietosi. Si può ancora riprendere, ma se i Nets andranno sempre peggio e contro Chicago c’è uno 0 pieno affianco al suo nome in 16’, ecco che il terreno perso diventa tanto, forse incolmabile.
K.J. MCDANIELS – Nella landa desolata chiamata Philadelphia non si può che essere felici della crescita dei giovani, come se fosse l’ultima cosa rimasta ai tifosi. McDaniels è uno di questi, vera rivelazione delle ultime settimane e unico dei 76ers a mettere in scena prestazioni sempre sufficienti (oltre a Carter-Williams, ovvio). Il posto nel quintetto non è per niente assicurato ma, nelle medie per minuti giocati, la guardia scrive attualmente il suo nome al fianco di Wiggins e Parker. Quanto durerà?
SHABAZZ NAPIER – Non chiedetemi cosa passi per il cervello di Spoelstra perché in pochi se lo sanno spiegare. Bloccare il processo di crescita che si era avviato riducendone il minutaggio (18’ contro Memphis, 3’ contro Phoenix e 13’ contro Denver) è una scelta quantomeno azzardata, visto che le percentuali realizzative nei match in cui gli è permesso esprimersi restano eccellenti. Si spera che l’head coach degli Heat torni sui propri passi, perché sarebbe davvero un peccato.
MARCUS SMART – Look who’s back! Dopo circa un mese di infortunio il playmaker che aveva tanto fatto parlare in pre-season torna a solcare il parquet del Boston Garden, lasciando senza rimpianti i minuti in cui non c’è Rondo. I 23 punti contro i Wizards di qualche giorno fa sono una conferma che il ragazzo ha qualità da coltivare, soprattutto ora che la paura è passata. Crescere all’ombra di Mr. Tripla-Doppia non può che giovargli enormemente, magari sostituendolo in una sua futura partenza.
TARIK BLACK – Ci sono davvero molti dubbi su di lui. Non sulla qualità delle partite che sta giocando, quelle sono spesso e volentieri sopra le righe, ma su quanto ancora durerà questo periodo idilliaco. Howard è fuori da quasi un mese e il tanto spazio ricevuto è strettamente legato alla mancanza di Superman, che al suo ritorno con tutta probabilità lo taglierà fuori. Probabile che i minuti giocati si ridurranno drasticamente, ma fino ad allora solo applausi per il centro di Houston!
NERLENS NOEL – Lui, al contrario di McDaniels, di spazio ne riceve decisamente tanto. E bisogna dire che raramente non ripaga la fiducia che Philadelphia ripone in lui. Sotto canestro è a tratti dominante e l’essere sopra gli 8 rimbalzi in molte delle ultime partite sono un dato confortante. L’aria priva di pressione gli giova e si vede, manca solo un po’ di esperienza che non è riuscito a collezionare lo scorso anno causa infortunio, ma quella arriverà senza dubbio. Quando tornerà anche Embiid i lunghi dei 76ers diranno davvero la loro.
ELFRID PAYTON – Come predetto nell’ultimo appuntamento con la rubrica, il ritorno di Oladipo gli ha tarpato le ali quel che basta per non considerarlo più uno dei favoriti alla vittoria del premio. I minuti restano considerevoli, ma lo stesso non si può dire dei numeri (ormai la doppia cifra è un evento più unico che raro). La qualità in quel di Orlando non manca e il suo apporto deve necessariamente diventare indispensabile, altrimenti rischia di finire presto nel dimenticatoio.
KOSTAS PAPANIKOLAOU – Ultimo membro dell’attuale ROTY Rush soprattutto perché vittima di un recente infortunio al ginocchio che lo terrà fermo almeno 2 settimane. Non che le ultime settimane siano state chissà quanto esaltanti, ma i numeri erano in crescita così come le percentuali, anche per le continue vittorie dei Rockets. Resterà tutta la stagione un importante innesto dalla panchina e sicuramente la sua mancanza di farà sentire nei prossimi match.