ROTY Rush #10 - La guida al rookie dell'anno
KARL-ANTHONY TOWNS – Inizio davvero ottimo per la prima scelta dell’ultimo Draft, che nelle prime 4 partite giocate con i Timberwolves ha sfoderato almeno tre prestazioni decisamente sopra le righe. Il biglietto da visita dei 28 punti messi a segno contro i Nuggets è decisamente importante, ma in generale la quasi doppia doppia di media fa davvero tanto rumore.
D’ANGELO RUSSELL – Certo iniziare con uno 0-4 di franchigia e affianco ad un Bryant compagno di reparto irriconoscibile non deve essere stato facilissimo. Soprattutto si è vista una grande mancanza in fase di assist, oltre a forse un’unica presenza da realizzatore efficace. Il PM dei Lakers può e deve fare di meglio, ma non c’è dubbio che l’esordio in NBA non è mai facile.
JAHLIL OKAFOR – Poco da dire, quest’anno può essere quello della rinascita dei lunghi. Meno devastante di Towns a rimbalzo, ma per un perno che in tre occasioni su quattro supera con tranquillità i 20 punti, cosa si può aggiungere? Una delle poche belle notizie in questo inizio dei 76ers e ad oggi non sembrano esserci segnali negativi.
EMMANUEL MUDIAY – Tutt’altro inizio invece per l’altro playmaker da tenere d’occhio in questa stagione dei rookie NBA. Il ragazzo accasatosi a Denver ha stupito tutti all’esordio con i 17+9 messi a segno contro Houston e ha continuato la sua crescita trovando anche una doppia doppia tra punti e assist contro i Lakers. Lo spazio dopo la partenza di Lawson c’è e si vede, sta a lui sfruttarlo al meglio.
STANLEY JOHNSON – Trovare una giusta collocazione nelle rotazioni di Detroit sarà la sfida più grande che Johnson dovrà affrontare quest’anno. Il minutaggio è drasticamente calato dalla partita d’esordio e i 10 minuti circa delle ultime uscite ne condizionano fortemente le prestazioni, come mostra lo 0 in box score nell’ultima partita contro i Pacers. Il ritorno di Jennings aumenterà ancora di più la competizione e c’è da capire quanto il ragazzo reggerà.
MARIO HEZONJA – Problema molto simile a quello di Johnson per lo spagnolo, che vista la grande folla in backcourt per i Magic raramente riesce ad andare oltre un certo minutaggio. Sull’ex Barcellona però c’è molto più ottimismo nonostante abbia davanti un PM come Payton troppo importante per l’economia della squadra, lasciando pronosticare magari un ruolo da 6º-7º uomo per esprimersi al meglio. C’è sicuramente da lavorare, anche perché ancora non abbiamo avuto prestazioni memorabili.
MYLES TURNER – Discorso completamente diverso va invece fatto per il rookie dei Pacers, arrivato dal Texas, il cui inserimento nel roster costruito da Bird è in continua ascesa. Tanti minuti nonostante il posto in quintetto non sia ancora arrivato, aggirandosi sempre intorno ai 20′ di gara, confermandosi la prima scelta nel far rifiatare i lunghi. Le presenze da titolare non sono un’utopia, soprattutto se venisse accantonata l’idea di un George ala grande.
WILLIE CAULEY-STEIN – Ritorniamo a parlare di centri spostandoci nella capitale della California per vedere un Cauley-Stein che tranne la pagata d’esordio si è preso il posto tra i cinque iniziali nell’esperimento che lo vede affiancato a Cousins con un ruolo più centrale. Tanti minuti ovviamente, anche se per adesso con pochi spunti in termini realizzativi, tra i Kings che in fase di finalizzazione preferiscono comunque altri talenti. Da tener d’occhio sulla lunga distanza, anche per gli obiettivi di franchigia.