ROTY Alumni #3 - Nerlens Noel
Tutto pronto ormai per il Draft 2015, anno che vedrà i campioni NCAA dell’Università di Duke decisamente protagonisti. Del quintetto che ha dominato l’annata collegiale, sia Okafor che Russell si sono resi eleggibili per essere chiamati in NBA, dove potrebbero accaparrarsi le prime due scelte. Come elemento di disturbo di questa eccezionale accoppiata potrebbe presentarsi Aaron Harrison, stella di Kentucky è fortemente quotato come futura stella. Proprio da Kentucky arriva il protagonista di questo numero del ROTY Alumni, il terzo qualificato come Rookie dell’anno, Nerlens Noel.
Per ripercorrere le imprese universitarie dell’ala che ha sorpreso tutti con la sua ottima annata in quel di Philadelphia, bisogna tornare un po’ più indietro nel tempo di quello che si dovrebbe, precisamente alla stagione 2012-13. Noel aveva già allora fatto parlare di se con prestazioni eccellenti e già ad inizio anno si dava per certo che fosse sua la prima scelta al Draft, ma un orribile infortunio subito a Febbraio, in cui ha riportato la rottura del legamento crociato anteriore, ne ha pregiudicato le quotazioni. Diventa così sesta scelta dei Pelicans, anche se il passaggio tra le file dei 76ers è praticamente immediato.
Il primo anno in Nba praticamente non inizia mai, i tempi di recupero precedentemente considerati realizzabili diventano un’utopia e a Philadelphia, dove certo non si naviga in acque tranquille quando si parla di classifica, decidono che il suo debutto non arriverà in nessuna delle partite della stagione. Si arriva così al 2014 inoltrato e oltre al fresco Rookie of The Year, Michael Carter-Williams, a rinforzare la sua franchigia arrivano Embiid (terza scelta assoluta) e McDaniels. Per Embiid, che doveva essere l’uomo da accoppiare a Noel per formare una front-court da capogiro, il destino è il medesimo: bruttissimo infortunio e anno da Rookie da rimandarsi. In queste condizioni inizia finalmente l’esperienza NBA dell’ala grande, che paga inizialmente lo scotto di un mondo completamente nuovo.
Solo dopo qualche mese i fan dei 76ers possono realizzare le vere qualità del ragazzo, che sotto canestro si dimostra implacabile, facendo schizzare alle stelle tutte le sue cifre difensive. L’unica pecca, nemmeno tanto piccola, è la fase realizzativa, da ritrovarsi in una scarsa disciplina tattica, tipica di chi non è ancora padrone dei meccanismi del “basket dei grandi”. La crescita di Noel è però costante e apparentemente inarrestabile, visto che ogni difetto, a suo tempo, viene naturalmente risolto. I numeri cominciano a crescere e le troppe partite con 2-3 punti a referto diventano quasi inesistenti, sostituite da sempre più prestazioni da doppia cifra per canestri realizzati.
Il vero punto di svolta della sua stagione è la cessione di Carter-Williams, scelta discutibile per la squadra, ma che responsabilizza in modo notevole Noel, diventato quindi uomo di punta della franchigia. Per i 76ers la striscia di sconfitte non può certamente essere fermata, ma il ragazzo esplode definitivamente, centrando prestazioni con numeri da capogiro, sia in difesa che in attacco. Con poco o nulla da perdere, Nerlens riduce drasticamente la distanza da Wiggins nella corsa al premio da destinare ai Rookie e proprio all’ultimo, l’Nba decide di farlo classificare primo tra gli esordienti nella sua rubrica specializzata (la Rookie Ladder). Le speranze di una vittoria clamorosa si infrangono però al momento dell’annuncio, dove si sceglie di nominare il canadese dei Timberolves, premiando così il suo più consistente numero di settimane in vetta alla categoria. Noel chiude così la sua prima stagione con 9.9 punti, 8.1 rimbalzi, 1.9 stoppate e 1.8 rubate a partita, cifre notevoli se considerato l’avvio molto stentato.