Ray Allen si racconta a GQ: "L'ossessione è il modo in cui ho costruito quello che sono"
Walter Ray Allen. Sono 3 parole per un solo nome, un nome che riecheggia nelle arene NBA e che conosce un solo suono, quello del nylon che si intreccia, quello della retina che muovendosi canta quella melodia così familiare per il #34 degli Heat, dei Bucks e dei Sonics, per il #20 dei Celtics. In una video-intervista rilasciata al magazine GQ, Ray Allen si racconta, mettendo l’accento sul suo viaggio, sull’aspetto che lo ha reso grande nel corso della sua carriera:
Take a look into the life of 10-time @NBA All-Star Ray Allen https://t.co/Axpzwwsxz2 pic.twitter.com/CY9TOvjwsS
— GQ Magazine (@GQMagazine) March 30, 2017
“Desideravo di sentirmelo chiedere, di sentirmi dire ‘Come sei arrivato preparato? Come eri pronto per quel momento? Come sapevi che quel momento stava per venire?’ Non ero a disagio. Non ero stanco. Non sono stato fortunato. Ero preparato. L’ossessione è il modo in cui ho costruito quello che sono. Spesso, nella mia carriera, sono stato da solo. Ho camminato attraverso questo viaggio da solo, per quanto sia stato sempre membro di una squadra. Non riuscivo a dormire la notte perché avevo questa costante prurito, questo chiodo fisso. Avrei potuto fare un altro tiro libero? Avrei potuto tirare un altro tiro da 3? Mi sentivo come se volessi tornare in palestra, durante la notte, e tirare. Quelli erano i demoni che mi perseguitavano ogni giorno. E un sacco di volte sono stato da solo. Questa non è mai stata una scusa, perché sapevo che quelli erano i demoni che mi hanno fatto diventare grande”