I Playoffs awards secondo Bleacher Report: LeBron indiscusso MVP
La testata americana Bleacher Report, conclusasi la stagione 201672017, ha deciso di assegnare i loro ideali premi per quanto riguarda i playoff.
Per l’MVP naturalmente non bisogna cercar più in là di LeBron James che ha giocato una serie di finale clamorosa, chiudendo addirittura in tripla doppia contro la miglior difesa della lega (33.6 punti, 12 rimbalzi e 10 assist), ma in generale sempre dominante a cominciare dalla serie contro i Pacers, passando per i Raptors e chiudendo poi con i Celtics.
Note di merito ovviamente per Kevin Durant e Steph Curry che non possono essere dimenticati dato che alla fine il trofeo Golden State lo ha portato a casa soprattutto grazie a loro.
Difensive Player of the Year, invece, assegnato a Draymond Green: la quarta stella dei campioni da un punto di vista di talento, ma il principale leader emotivo: è sempre connesso difensivamente, pronto a ruotare, aiutare, comunicare e difendere 1vs1 su tutti.
Anche in questo caso nota di merito per KD35 ma anche per Kawhi Leonard: nessuno può sapere cosa sarebbe successo se la caviglia del numero 2 degli Spurs non si fosse girata.
Per il premio di Rookie of the Year, Bleacher Report ha scelto Rudy Gobert: infortunatosi dopo pochi secondi in gara 1 contro i Clippers, poi è tornato in gara 3 ed ha di fatto cambiato la serie permettendo ai Jazz di affrontare i Golden State Warriors al secondo turno, seppur con scarso successo. Media da 11.6 punti e 9.9 rimbalzi a partita alla sua prima esperienza nei playoff per il francese, ma nota di merito anche per Taurean Prince, meno conosciuta ala degli Atlanta Hawks, che alla sua prima stagione in assoluto in NBA e non solo come esperienza nei playoff, ha chiuso la post-season con 11.2 punti e 5.3 rimbalzi.
Coach of the Year a Tyronn Lue: allenare la squadra con LeBron James non è mai semplice, chiedere a David Blatt, e dopo un cammino netto nei playoff, inaspettato per il modo non scintillante in cui i Cavs avevano chiuso la regular season, si sono ritrovati per la terza volta contro i Golden State Warriors in finale. Stavolta però i Warriors avevano un KD in più e dopo gara 1 in molti pensavano che sarebbe stata una serie senza alcuna storia. Invece, per fortuna, una storia c’è stata anche se il risultato finale di 4-1 è parzialmente bugiardo: da gara 2 in poi i Cavs hanno giocato solo partite di altissimo livello, che però sono servite, complice la forza incredibile degli avversari, a portare a casa solo una vittoria.
Ad ogni modo se abbiamo assaporato il basket più spettacolare di sempre è in parte anche merito delle migliorie apportate da coach Lue nel corso della serie.
Nota di merito per coach Mike Brown che si è trovato nella difficile condizione di dover sostituire coach Steve Kerr a causa dei suoi cronici problemi alla schiena, e che ironia della sorte si è ritrovatoad allenare in finale proprio contro quel LeBron James che ha allenato nei primi anni dopo l’ ingresso nella lega e quei Cleveland Cavaliers che lo hanno sedotto e poi abbandonato per una secondo volta, complice il rapporto non idilliaco con Kyrie Irving, nel 2014.
La giocata più spettacolare dei playoff: la scelta è caduta sulla “remix” di LeBron James, che al contrario di Tracy McGrady che la inscenò sul palcoscenico dell’All Star Game, e quindi con un tasso di competitività ridotto, ha scelto il palcoscenico delle Finals per mostrare al mondo come trasformare un’apparente iniziale indecisione in una delle più incredibili giocate nate da un senso dello spettacolo innato nel modo di essere e di giocare del numero 23: assist a se stesso contro il tabellone e schiacciata a due mani sventrando il canestro in contropiede.