Pistons agguerriti dopo la sconfitta, Johnson: "LeBron parla troppo, ma ormai sono nella sua testa", Drummond: "Non siamo riusciti a pareggiare la loro intensità"
Seconda sconfitta ai playoff per i Detroit Pistons, amareggiati per non essere riusciti a portare a casa la vittoria nonostante una bella gara-1 e crollati nella seconda parte della sfida notturna. Ad aprire la conferenza è stato coach Van Gundy, non contento delle scelte dei suoi ma fiducioso che i piccoli problemi mostrati siano facilmente gestibili: “Non penso che la loro aggressività abbia compromesso il nostro gioco, semplicemente abbiamo fatto scelte sbagliate e forzare la giocata non paga sempre, avremmo dovuto cercare tiri più semplici e fare un passaggio in più. Abbiamo avuto attimi di blackout intorno all’intervallo, dove abbiamo concesso troppo difensivamente. Bisogna fare i complimenti ai tiratori dei Cavs, ma spesso non siamo riusciti a tagliare fuori gli avversari e soprattutto non siamo stati capaci di identificare il tiratore in transizione. Miglioreremo sicuramente, senza togliere però i meriti a Cleveland per le loro ottime percentuali dall’arco”.
Tanta fiducia nelle possibilità del roster anche per Andre Drummond, che si è detto convinto di poter migliorare già dalla gara di venerdì: “Hanno alzato l’intensità del match tra il secondo ed il terzo quarto, semplicemente non siamo riusciti a stargli dietro. Dobbiamo essere però contenti di aver provato a rimetterla in piedi e da questa base dobbiamo lavorare per gara-3. Per quanto riguarda i tiri liberi, tutti sanno quanto mi sforzi nel migliorare molto più che in altri fondamentali e per questo i miei compagni mi sono vicini quando sbaglio, ma a prescindere dal risultato la cosa principale è ritornare in difesa e fare anche meglio dopo il tiro”. Drummond ha proseguito parlando di JR Smith, che ha cambiato la gara con le sue 7 triple messe a segno: “Lo conosciamo bene, sappiamo che quando ha la mano calda può segnare in qualsiasi situazione, sia che sia libero oppure con l’uomo in marcatura. Devo però ammettere che è un po’ frustrante vederlo segnare nonostante gli si contestino i tiri”.
Polemico come al solito invece Stanley Johnson, sia con Cleveland che con LeBron in particolare: “(James) Parla troppo in campo, solo che è più facile farlo quando sei sopra di 16 in gara-2 piuttosto che sullo 0-0. Dalla panchina poi sembrano un branco di cheerleader, ci sono solo 7 o 8 giocatori che fanno la differenza in quella squadra. Ormai sono entrato nella testa di LeBron, so come fermarlo”.
A placare la polemica con il King ci ha pensato poi Morris, che sembrava essere stato insultato dal numero 23 avversario durante la gara: “Sono certo che si riferisse alla sua panchina e non a me, potete prenderlo come dato di fatto”.