Paul George e i Pacers: analisi di un rapporto non per forza d'amore
“George partirà da 4 questa stagione”.
“Non sono entusiasta dell’idea, ma sono disposto a farlo per pochi minuti (a partita)“.
“Non mi interessa cosa ne pensa (George), non sta a lui prender decisioni sul (suo) minutaggio”.
Ecco, non esattamente il vostro solito scambio di opinioni tra stella della squadra e GM.
In casa Pacers qualcosa non va, come si è palesato ad iniziare dalle dichiarazioni in prestagione dei suoi due elementi di spicco (George e Bird), ma per capire cosa.. non basta tornare al periodo dei Training Camp.
Il nostro viaggio inizia a circa 1650 miglia a sud-est di Indianapolis. Precisamente al 601 di Biscayne Blvd, Miami. Siamo all’AmericanAirlines Arena, è Venerdì 30 maggio 2014. Gara 6 delle Eastern Conference Finals si è appena conclusa, 63 punti del trio James-Wade-Bosh bastano per chiudere il discorso: il risultato dice 4-2 Heat che avanzano verso la loro quarta finale consecutiva, in cerca del three-peat. Un’altra stagione conclusasi in anticipo, un’altra stagione che poteva essere quella buona per Indiana.
Il campo però, ora, è l’ultimo dei problemi; bisogna trattenere i giocatori che ti hanno permesso di arrivare fin qua, di cui molti sono in scadenza: Stephenson, Scola, Granger e lo stesso George. Diversi milioni da lasciar sul piatto, non c’è lo spazio salariale per tutti e le scelte vanno fatte. Granger di fatto non viene rinnovato mentre Born Ready si sposta a Charlotte per prendersi qualche dollaro e minuti in più.
Las Vegas, 1 Agosto 2014, USAB scrimmage. George insegue Harden per fermarlo al ferro nel più classico dei contropiedi NBA e succede l’impensabile. Stagione finita ancor prima di iniziarla e gli equilibri di una squadra, Indiana, completamente a pezzi. La stella dei Pacers non tornerà su di un parquet prima di un anno circa. Si prospetta un’altra stagione che si concluderà in anticipo, un’altra stagione che sarebbe potuta essere quella buona per indiana.
Così sarà e la RS 2014/15 non porterà nemmeno la qualificazione alla post-season in seguito ad un poco invidiabile 38-44 di record: con la superstar della squadra out, le responsabilità sono passate in mano ad un Hibbert tutto meno che convincente e continuo, coadiuvato da un gruppo (Hill e Miles a parte) abbastanza estemporaneo e decisamente alterno.
Orlando, 10 luglio 2015, NBA Summer League. Larry Bird parla ai microfoni di NBA Tv delle partenze (Hibbert e West su tutti) e degli arrivi (Ellis ed i rookies) ad Indianapolis, quando, incalzato sul ritorno di PG13 e sul suo ruolo al rientro, dice che lui è il maggior sostenitore di George da PF. La risposta non tarda ad arrivare e lo scambio di opinioni citato in testa all’articolo si sviluppa. Nervi tesi in casa Pacers? Si e no, ma certo è che il ragazzo da Fresno State contento non è.
Citando Jared Dudley, giocare da 4 comporta molti più scontri fisici, aumentando il numero di tagliafuori e situazioni di contatto all’interno del pitturato.. non esattamente quello che si consiglierebbe ad un atleta di ritorno da una lungodegenza. L’idea della dirigenza Pacers è di giocare diversi minuti di small-ball, allargare il campo per sfruttare atleti in grado di attaccare il ferro con costanza (Ellis e Stuckey), creare di più in transizione e regalare comodi mismatch alla loro stella, troppo grossa per le SF avversarie e troppo veloce per le PF.
“Vorrei che segnassimo 5/6 punti a partita in più quest’anno”, continua Bird, “Ho giocato anch’io da 4 al rientro da un infortunio ed è stato uno dei momenti, offensivamente, più belli della mia carriera”.
A chi gli fa notare i problemi per via della stazza (tutto sommato ridotta per una PF) del suo giocatore, l’ex Celtics risponde “Anche LeBron lo fa e non penso che la differenza di stazza sia un problema fondamentale” – sebbene anche lo stesso James abbia più volte dichiarato che odia giocare da 4, tanto da far l’impossibile per reclutare delle PF di livello a Cleveland. Non sembrando Larry Legend intento a cambiare idea, la palla passa al ragazzo californiano. Indiana ha un record di 2-3 e per ora nelle 5 uscite stagionali ha convinto il giusto.
PG ha iniziato la stagione tirando male, a tratti malissimo, ma arrivando comunque ai 15,6 PPG, seguiti da ottime cifre a rimbalzo (8,4 RPG) e nelle assistenze (4,6 APG), tutto ciò partendo due volte da SF e già tre da PF (no, le gare non corrispondono al record 2-3 di RS) in una versione dei giallo-bianchi camaleontica, pronta a cambiare quintetti e modalità di gioco a seconda degli avversari, senza voler necessariamente trovare stabili equilibri interni. Alcuni giornalisti d’oltre-oceano sostengono che questa potrebbe essere l’unica mossa per permettere a George di rientrare nella MVP race, anche se spesso il basket non può esser analizzato solo in maniera “astratta” e spostare un giocatore di posizione per creargli dei vantaggi con eventuali mismatch non significa di conseguenza rendergli la vita più facile. Soprattutto se il giocatore stesso (per di più nelle condizioni particolari in cui si trova PG) non sembra rispondere con entusiasmo, in primis, sul campo.
George è una superstar, ma non è necessariamente James, ha un fisico e capacità diverse. Non per forza, quindi, chiedergli in qualche modo di assomigliare al ragazzo di Akron potrebbe risultare la scelta vincente per la sua carriera (e di conseguenza per il futuro dei Pacers). Ad ogni modo tutto, o quasi, dipenderà dalla tenuta fisica e mentale di Paul George. Speranze dei tifosi di Indy comprese. Ma anche il nostro godimento nel guardarti giocare PG13.. e questo non può e non deve mancare dopo un anno di astinenza.
Bentornato campione, “it’s time to go back to work”.