'One of those nights', speciale Finals (part III) - La notte da leggenda di LeBron James
Il bello (o il brutto) di tutto questo è che se LeBron James perdesse, per un qualunque motivo, questo titolo a gara 7 ci si dimenticherà presto di come sia riuscito ad arrivare fino a qui. Al termine, cioè, di due gare da leggenda che, nelle intenzioni, dovevano segnare la fine sua e dei Cavs e che invece possono costituire gli ultimi e decisivi passi sulla strada lastricata d’oro dell’immortalità sportiva.
Perché fare 41 (16/27 dal campo e 3/6 da tre), 11 assist, 8 rimbalzi, 4 recuperi e 3 stoppate, dopo il 41-16-7 di gara 5 è semplicemente disumano:
E il fatto che sia diventato il quinto giocatore della storia (dopo Rick Barry, Jerry West, Michael Jordan e Shaquille O’Neal) è quasi un dettaglio. Che non rende l’idea dell’impatto devastante che ‘The King’ sta avendo su questa serie: una striscia di 35 punti consecutivi nell’ultimo quarto considerando anche gli assist, un totale di 82 punti (56% al tiro), 24 punti, 18 assist, 7 recuperi e 6 stoppate nelle ultime due partite, un’intimidazione continua e costante nei confronti degli avversari (con tanto di ennesima chase down riservata a Steph Curry), una leadership riconosciuta e riconoscibile con cui, da due anni a questa parte (perché dimenticare il livello cui giocò le scorse Finals sarebbe un vero e proprio crimine), sta provando a cambiare la più perdente cultura dello sport americano.
Sarebbe un’impresa leggendaria. A meno che non lo sia già così. Perché ridurre tutto ciò che si può pensare di un giocatore così ad appena 48 minuti non sarebbe ingiusto: sarebbe semplicemente stupido.