OKC batte a domicilio gli Spurs. Sorpresa Miami con i Cavs. I Wizards vincono facile a New York
WASHINGTON WIZARDS @ NEW YORK KNICKS 102-91
Continua spedita la marcia dei Wizards di coach Wittman, che nel giorno di Natale espugnano il Madison Square Garden, tornando alla vittoria dopo le sconfitte con Suns e Bulls (20-8, 7-4 in trasferta); decisivi, ai fini della W, un ottimo primo tempo, la doppia doppia del solito Wall (24+11 assist e 10/17 dal campo) ed il dominio nel pitturato (50-30 e 45-36 ai rimbalzi). Ai Knicks non bastano i 34 punti di Carmelo Anthony (13/28 dal campo) ed i 16 di Calderon, per evitare la 6° L di fila, 16° nelle ultime 17 partite (5-26, 3-13 al MSG). I capitolini partono subito forte: Wall (9 nel periodo) firma il jumper dell’11-2 dopo 3’24” di gioco; sempre il play della North Carolina mette la tripla del +10 (18-8 a metà periodo). New York, come troppo spesso accade, è solo Anthony, che con 12 punti in fila prova a tenere in scia i suoi. Washington, però, tocca anche il +14 (tripla dall’angolo di Rasual Butler su assist di Wall), prima che, sempre dall’arco, Larkin chiuda il primo quarto sul 34-23 per gli ospiti. Non muta il copione nel secondo periodo, con i Wizards che allungano fino al +17 con un layup di Porter Jr. (42-25 a 7’43” dalla sirena); i Knicks fanno davvero fatica a tenere il ritmo, con gli ospiti che non hanno difficoltà a controllare la situazione. I ragazzi di coach Fisher riescono a scendere sotto la doppia cifra di svantaggio solo ad 1’09” dall’intervallo lungo, ancora grazie a Melo (53-44); la risposta arriva dalle mani di Beal (7 in fila) e Wall, che mandano i Wizards al riposo avanti di 16 (60-44). Il break dei Wizards continua anche in apertura di secondo tempo, con i canestri di Nene e ancora Beal che confezionano il 13-0 che proietta Washington sul +22 (66-44). I Knicks, allora, abbozzano una reazione (Calderon ne mette a referto 11 nel periodo), ma la partita è nelle mani dei capitolini, sospinti dal solito Wall (11 nel periodo) e dai lunghi Gortat e Humphries. Stupendo il layup con rotazione di 360° con il quale il #3 dei Wizards irride il povero Jason Smith, ad 1’ dall’ultimo intervallo. Gli ultimi 12’ partono sull’84-70 Washington. I Knicks ci provano a riaprirla, andando sul -11 con il canestro dalla breve distanza di Aldrich (91-80 a 6’16” dalla fine). A 5’35” dal termine, Acy colpisce Wall e si scatena un parapiglia tra i due, divisi a stento da arbitri e compagni: per il #4 dei Knicks c’è il flagrant 2 e conseguente espulsione; per Wall, invece, un flagrant 1. La partita i chiude definitivamente subito dopo, con i liberi messi a segno dallo stesso Wall e la tripla di Butler sull’azione seguente, per il nuovo +15. Il match termina sul 102-91 per i Wizards, che hanno avuto sempre il controllo della situazione.
WASHINGTON WIZARDS (20-8): Nene Hilario 12, Pierce 3, Gortat 10, Wall 24 (11 ast), Beal 17, Humphries 14, Gooden, Porter Jr. 2, Butler 11, Seraphin 8, A. Miller 1, Temple, Blair
NEW YORK KNICKS (5-26): Stoudemire 6, Anthony 34, Dalembert 2, Calderon 16, Hardaway Jr. 8, Acy 4, Wear, J. Smith 4, Aldrich 10, Larkin 5, Prigioni 2
OKLAHOMA CITY THUNDER @ SAN ANTONIO SPURS 114-106
Brutta battuta d’arresto per gli Spurs campioni in carica che, sul parquet amico dell’AT&T Center, vengono meritatamente sconfitti dai Thunder che, seppur privi di Durant, vengono trascinati da un sontuoso Westbrook (34 e 11 assist, 50% dal campo, 10° partita di fila con almeno 25 punti a referto, record personale) e da un’ottima prova del collettivo. Per San Antonio, si tratta della 7° L nelle ultime 10 (18-12, 9-5 in casa), che fa precipitare la truppa di coach Pop al 7° posto nella Western; Bonner (17) è il top scorer per i texani, nelle fila dei quali bisogna anche segnalare i 15 di Duncan e la doppia doppia di Ginobili (11+13 assist). Risolleva la testa OKC, che torna a vincere dopo i ko subiti contro Pelicans e Blazers; detto del #0, fondamentali per il successo dei ragazzi di coach Brooks sono stati i 21 di Ibaka, la doppia doppia di un tostissimo Adams (16+15 reb) e i 15 punti di Morrow, autore di canestri pesantissimi. Il primo periodo è equilibrato, anche se il trio Westbrook-Ibaka-Adams fa capire sin da subito di essere in serata. Proprio il neozelandese, a 6’43” dalla prima sirena, mette il canestro del +8 (19-11). Gli Spurs, potremmo dire, replicano con il gioco, tanto che tutti i 12 canestri a segno nei primi 12’ sono accompagnati da un assist, con il giovanotto di Bahia Blanca che fa segnare 7 assistenze. Molto bello il canestro del 19-14, con Belinelli che penetra e scarica nell’angolo su Ginobili, il quale serve Bonner che, solo soletto, mette la tripla. Con un break di 4-13 (a segno anche Belinelli (7 punti per lui)), San Antonio mette il naso avanti (25-27), prima che i canestri di Morrow e Jackson firmino il 29-27 con il quale termina il primo periodo. Le percentuali calano nel secondo periodo. I padroni di casa, con un 6-13, vanno avanti di 5 (35-40); contro break OKC di 11-0 (46-40), con Westbrook (10 nel periodo), che comincia ad imperversare, come quando ruba palla a Ginobili e porta a termine la transizione, schiacciando su assistenza di Ibaka (canestro del 43-40). Duncan (5 in fila) porta i suoi sul -1, ma ancora Russell firma il 50-47 con cui le squadre tornano negli spogliatoi. La ripresa si apre con una splendida azione di Belinelli che, dopo un rimbalzo offensivo di Duncan, batte in penetrazione Ibaka, inchiodando per il -1. San Antonio, però, soffre terribilmente sotto canestro, concedendo troppi secondi tentativi ai Thunder, soprattutto con uno Steven Adams, vero fattore sotto le plance. OKC allunga più volte sul +10, toccando anche il +11 a 4’09” dalla sirena, quando Westbrook penetra da sinistra passando in mezzo ad Anderson e Joseph, mettendola in layup nonostante l’opposizione di Splitter (73-62). Gli Spurs non mollano, però, è con un parziale di 3-15 riescono addirittura a presentarsi all’ultimo quarto in vantaggio (76-77). I locali si portano sul +5, a 7’20” dalla fine, grazie alla tripla di Belinelli e alla schiacciata di Bonner (86-91); la replica dei Thunder è devastante, con un 16-2 (102-93 a 3’13” dalla sirena) che vede protagonisti Westbrook ed Adams, come quando il #0 penetra fino in fondo, appoggiando all’indietro per il nativo di Rotorua, che schiaccia di prepotenza ad una mano. Ginobili, da 3, riporta i suoi sul -4, ma Morrow diventa decisivo, piazzando la bomba che tiene a distanza gli Spurs (105-98 a 2’16”). Joseph, con due liberi, tiene vive le speranze di San Antonio (108-104 ad 1’19”); Jackson ed Adams, quest’ultimo dalla linea della carità, chiudono il discorso.
OKLAHOMA CITY THUNDER (14-16): Ibaka 21, P. Jones 14, Adams 16 (15 reb), Westbrook 34 (11 reb), Roberson 7, Perkins 1, I. Smith, Jackson 6, Morrow 15, Jerret, Collison, Thomas, Lamb
SAN ANTONIO SPURS (18-12): Duncan 15, Splitter 14, Parker 10, Green 12, Belinelli 7, Ayres, Baynes 6, Bonner 17, Daye, K. Anderson, Joseph 14, Ginobili 11 (13 ast)
CLEVELAND CAVALIERS @ MIAMI HEAT 91-101
Possiamo dire che gli unici momenti belli del ritorno di LeBron James in quel di Miami sono stati gli abbracci con i suoi ex compagni (in particolar modo con Wade) e il video commemorativo che ha fatto commuovere il #23. Sul campo, però, complice una difesa a tratti imbarazzante dei Cavs (soprattutto nel primo tempo), gli Heat non hanno regalato nulla, portandosi a casa una meritata W (14-16, 6-10 in casa), trascinata dai 31 di Wade e dalla quasi tripla doppia di Deng (25+8 rimbalzi ed 8 assist). Ai Cavs, in difficoltà anche nel pitturato (28-44), non bastano i 30 punti di James (8 assist) ed i 25 di Irving, tornando a perdere dopo 3 vittorie di fila (17-11, 6-6 lontano dall’Ohio). Il primo quarto vede subito Miami sfruttare la svagatezza nella propria metà campo dei Cavs e, con un Wade on fire (12 nel periodo), vanno sul +7 (10-17 a 6’48” dalla sirena). Cleveland (20 punti dei Big Three su 27 realizzati nei primi 12’), rientrano nel finale, chiudendo il primo quarto sotto di 3 (27-30). Le difficoltà difensive dei Cavs si palesano anche in avvio di secondo quarto, con Miami che piazza un break di 4-14 (31-44 a 7’15” dall’intervallo lungo). La faccia di LeBron James è tutta un programma, non mancando di riprendere i compagni, Love, alquanto svagato, su tutti. L’andazzo non cambia e Deng, in jumper, firma il +17 (39-56 a 3’17”). Dopo 24’, gli Heat conducono 49-62. Cleveland sembra rientrare più convinta sul parquet nel secondo tempo, come dimostra il 12-4 che li riporta in scia (61-66 a 7’35” dall’ultimo riposo); gli errori nella metà campo difensiva restano, e Miami si porta sul +10 (61-71). Brividi per i Cavs a 4’ dalla fine del periodo: Love, come suo solito, lancia James in campo aperto; il passaggio è troppo lungo e LeBron è costretto a saltare la prima fila di seggiolini del “Triple A”; il #23 esce dal campo dolorante. Lo spavento fa scattare qualcosa nella mente dei giocatori ospiti i quali, trascinati dall’energia di Thompson e Dellavedova, chiudono il quarto a tre lunghezze da Miami (74-77). Che LeBron non abbia grossi problemi, lo si nota in avvio di 4° periodo quando, su assist di Waiters, si produce in un’imponente bimane per il sorpasso (78-77); The King, però, dondola appeso al ferro e si becca il tecnico. Miami, però, non sta a guardare e piazza un break di 3-13, tornando avanti di forza (81-90 a 4’07” dalla fine). Un gioco da tre punti di James ed una tripla di Miller riportano sotto i Cavs (87-90 a 3’ dalla sirena). Gli Heat, però, la chiudono con 1’19” d’anticipo, con i 5 punti di Granger ed il layup di Birdman, per il +10 (87-97).
CLEVELAND CAVALIERS (17-11): Love 14, Marion 2, M. Miller 6, James 30, Irving 25, Thompson 6, J. Jones, Waiters 8, Dellavedova, Amundson, Kirk, Haywood, Harris
MIAMI HEAT (14-16): Wade 31, Andersen 12, Williams 5, Deng 25, Chalmers 5, Haslem 6, Granger 9, Whiteside, Cole 8, Ennis, Napier, Dawkins