Nigthly Notables: Kyrie Irving a.k.a. "Il Gattopardo"
Tomasi di Lampedusa era solito scrivere che “tutto cambia perché niente cambi”, in riferimento all’immobilismo e all’inscalfibilità di determinati contesti e convenzioni. Ora non sappiamo se ai tempi dell’autore de Il Gattopardo ci fosse un Kyrie Irving in giro per il mondo ma, di fatto, quella frase rappresenta perfettamente l’andamento della Nba di questi ultimi anni: ci sono i Warriors che sembrano poter scappare per poi venire puntualmente ripresi, c’è un LeBron James da 31 punti e 13 rimbalzi che tutto vede e tutto sa, c’è un sistema offensivo in cui è riuscito ad inserirsi uno come Kevin Durant che ne mette 36 (con 15 rimbalzi) senza colpo ferire. E, poi, c’è lui che mette il tiro per vincere, in una gara da 25, 10 assist, 6 rimbalzi e sette recuperi. Come sette mesi prima. Da quando dovrebbe essere cambiato tutto. Da quando, invece, non è cambiato nulla.
Non cambia niente nemmeno quando si parla di Russell Westbrook: 31 punti, 15 assist e 7 rimbalzi nella solita vittoria di OKC che fa da contraltare alla solita sconfitta dei Timberwolves, nonostante il solito Karl Anthony Towns (26). Così come solito è il vizio di Carmelo Anthony di far rimontare quasi da solo i suoi Knicks (29 punti) per poi sprecare tutto con due ultimi possessi scellerati che consegnano la W ai Celtics.
A San Antonio, invece, qualcosa cambia: Aldridge si prende molti più tiri, mettendoli quasi tutti (15/20 dal campo) e diventando il primo Spur per punti segnati nell’ Nba Xmas (33): magia del Natale e di un sistema che ti permette di tirare con il 75% piedi a posto, al netto della rivedibilità della difesa dei Bulls. E anche a L.A. si cambia, almeno rispetto al recente passato: il derby va ai Lakers. Forse perché si sta tornando alla normalità. Forse perché mancava CP3. O forse perché Luke Walton ha trovato il modo di mandarne sette in doppia cifra. Scegliete voi.