Nets, suona l'allarme per Kyrie Irving: "Forse dovrò operarmi"
Sembra non avere fine il calvario di Kyrie Irving. L’ex Cavaliers e Celtics, che avrebbe dovuto essere il faro dei Brooklyn Nets in questa stagione, in attesa del recupero di Kevin Durant in vista del 2020/21, continua a patire problemi alla spalla destra, che di fatto lo stanno tenendo ai box da metà Novembre. Tutti si chiedono quando il #11 potrà tornare a riassaporare il parquet, ma le ultime novità non lasciano presagire molto spazio all’ottimismo.
Questo perché se da un lato Irving, parlando con ESPN, sottolinea come la situazione sia migliorata e non di poco rispetto alle ultime settimane, di tornare a giocare ancora non se ne parla, dato che c’è da decidere tra l’andare avanti con le iniezioni al cortisone nella zona infortunata oppure finire sotto i ferri; una decisione, questa, che avrebbe certamente conseguenze molto negative sul resto della stagione sia del giocatore che dei Nets, al momento 8° nella Western Conference con 16 vinte e 19 perse.
“In questo momento mi sento meglio, ma non sono in grado di giocare” – spiega Uncle Drew – “Il prossimo passo da fare è capire se continuare a fare delle punture di cortisone per resistere al dolore oppure scegliere di operarmi alla spalla. C’è da dire, però, che sul lungo periodo le iniezioni di cortisone hanno pesanti controindicazioni; ragion per cui l’operazione potrebbe essere la strada migliore da seguire. La mia intenzione è di farmi trovare pronto al termine dell’eventuale percorso di riabilitazione, anche vedendo come saremo messi una volta che potrò tornare in campo“.
Irving sottolinea la frustrazione patita nell’ultimo periodo: “Nelle passate settimane ho fatto tanti esercizi ed allenamenti mirati, ho messo tutto me stesso nella speranza di vedere miglioramenti. E fa veramente schifo quando ti accorgi che, nonostante tutti i tuoi sforzi, nulla è cambiato, che continui ad avvertire dolore. Per questo subito prima di Natale abbiamo iniziato con le infiltrazioni. Per me è stato come ripartire da zero, dopo un mese e mezzo di lavoro che, in sintesi, non ha portato a nulla“.