Nell'anno del ritiro di Kobe, la NBA va dritta nelle mani di LeBron
Nell’anno delle Olimpiadi, la più classica delle staffette. Se doveva essere passaggio di consegne, passaggio di consegne è stato ed ora nessuno ha più dubbi. La Lega che è stata di Kobe Bryant, oggi porta il nome di LeBron James. Il ragazzo di Akron ha portato al successo Cleveland, la ‘sua’ Cleveland, in una serie di Finals che ha fatto emozionare un bel po’ di appassionati in giro per il mondo: ci si aspettava lo spettacolo è spettacolo è stato, perché dal 3-1 al 3-4 lo spettacolo non può mancare, anche con qualche errore di troppo, anche se qualche gara ha fatto segnare un solco evidente tra le due squadre, prima in favore dell’uno e poi dell’altra. Ma se doveva essere vittoria giusta, vittoria giusta è stata, nell’anno in cui LeBron si è ritrovato in mano le chiavi di una NBA che è finalmente pronta a cambiare pagina, a ‘rassegnarsi’ al nuovo, a consegnarsi alle mani di una generazione che conosce i suoi obiettivi.
Li abbiamo visti andare via uno ad uno. Prima Kobe, che con il ritiro ha puntato su di sé le attenzioni del mondo intero. “Ha fatto tanto per me, per la mia carriera. Kobe è tra i più grandi di sempre, ho sempre voluto essere come lui”, le parole di LbJ nei giorni che hanno caratterizzato il ritiro del Black Mamba. Storia d una rivalità che sul parquet non è mai veramente sfociata, figli entrambi di momenti diversissimi, ma sui giornali ha sempre fatto parlare per oltre un decennio. Ai Playoffs sono venuti meno anche Gasol, poi Carter, Nowitzki, persino Duncan e Ginobili, le due stelle degli Spurs su cui pende ad oggi la domanda più spaventosa per ogni sportivo: giocheranno ancora? Tutti simboli che hanno fatto la differenza dell’ultimo ventennio di NBA e che sono pronti a mettersi da parte, consegnando si finalmente alla storia, come da previsioni.
Si risolve quindi qui il dubbio amletico: Kobe o LeBron il più forte dopo Jordan? Entrambi, perché i paragoni non servono e perché le vittorie non sempre svelano i reali fattori. Ma siamo felici di pensare che, quando l’ormai ex numero 24 dei Lakers ha lasciato per l’ultima volta lo spogliatoio dello Staples, in un immaginario passaggio di consegne ci sia stato il figlio di Cleveland dall’altra parte, pronto a raccoglierne l’eredità. Tutti adesso guarderanno a lui, uomo simbolo e farò di una Lega che saprà nei prossimi anni aprirsi alle nuove stelle. Sarà la NBA dei LeBron e dei Curry, dei Green e dei Kevin Durant, dei Westbrook e degli Irving. Una Lega pronta ad abbracciare i talenti di Parker, Antetokounmpo, ma anche di Wiggins ed Okafor. Una nuova era che pian piano sorge dalle mani del 23 dei Cavaliers.