Nella serie delle sorprese, i Cavs ora sono i favoriti e cercano l'impresa
Lo si ripete sin dall’immediato post Gara-4: nessuno mai, nella storia delle Finals NBA, ha rimontato un passivo di 1-3. I Cleveland Cavaliers sono la 33.esima squadra a trovarsi in una situazione del genere; prima di loro, il bilancio è quel che è, ovvero 0-32! E diciamocela tutta, sembrava tutto apparecchiato per la festa di Golden State, in una Gara-5 davanti al pubblico di casa, quella Oracle Arena fortino inespugnabile una volta si e l’altra pure, oltre ad essere, almeno nella Lega, il più tipico dei sesti uomini in campo, trascinando i loro beniamini con un tifo passionale e caloroso, quasi più di stampo europeo che non a stelle e strisce.
Poi è arrivata la squalifica di Draymond Green, che ha minato molto, checchè se ne dica, gli equilibri in casa Warriors. Un rebus, per coach Kerr, vistosi privato dell’anima difensiva (con Iguodala) e soprattutto caratteriale della sua squadra. In partita, il grosso problema, anzi i grossi problemi, sono stati LeBron James e Kyrie Irving, autori di una partita assolutamente leggendaria, da 82 punti in due e un 61.1% combinato dal campo. Aggiungiamoci l’infortunio a Bogut, e la frittata per i californiani, almeno per quanto riguarda il quinto episodio della serie, è servita. Cleveland ha vinto 112-97, riuscendo nell’impresa di espugnare la Oracle e accorciando sul 2-3.
E adesso? Quanto sono cresciute, effettivamente, le chance di remuntada per LeBron&soci? Secondo varie proiezioni, le probabilità attuali che vedono i Cavs campioni sono pari al 15.5%, mentre la vittoria in Gara-6, il “Tied Game”, viene dato al 62%. Queste percentuali sono state riviste al rialzo in particolare dopo l’ufficialità, arrivata nel tardo pomeriggio italiano, dell’addio di Bogut a queste Finals, con un infortunio al ginocchio sinistro che, vista la dinamica, purtroppo non poteva non lasciare strascichi. Comunque, l’australiano partirà con la squadra per l’Ohio.
Per un problema che si aggiunge, un altro si risolve. I Warriors, infatti, riavranno Draymond Green, seppur con la spada di Damocle di un flagrant che, se dovesse arrivare, gli costerebbe automaticamente un’eventuale Gara-7. Uno Steve Kerr che dovrà ragionare molto bene sulle rotazioni, in particolare nello slot del centro, sperando in una risposta più convincente dai vari Ezeli, Speights e Varejao, altrimenti si prevedono molti minuti per Green da 5. I Cavaliers, invece, possono sfruttare in particolare il magic moment di Irving, uno James in missione e una Quicken Loans Arena che si annuncia in versione “catino ribollente”. Ma anche Lue ha i suoi problemi: oltre alle amnesie difensive, c’è bisogno di un supporting-cast che spalleggi adeguatamente le stelle di Cleveland. Soprattutto perché non sempre il canestro avversario sembrerà avere le sembianze di una vasca da bagno.
Se c’è, comunque, una cosa che queste Finals ci hanno insegnato, è che non bisogna mai dar nulla per scontato, in un senso o nell’altro. Tutti si aspettavano una serie combattutissima, con i Cavs, per molti, addirittura leggermente favoriti; e invece i wine-and-gold sono stati asfaltati senza appello nelle prime due uscite, ad Oakland. Tutti a fare il de profundis a LeBron e compagnia cantante, ma ecco la grande reazione dei Cavs, capaci a loro volta di spazzar via dei Warriors irriconoscibili. In Gara-4, sembrava tutto pronto per il 2-2, ma i Campioni in carica hanno sfoderato una super prestazione, portandosi ad avere tre match-point. Infine, abbiamo visto tutti com’è andata Gara-5. Cleveland pare in pole position per il 3-3, ma non ci dovremmo assolutamente sorprendere se, a fine partita, Golden State festeggerà il back-to-back, esattamente come un anno fa (16/6/2015 e 16/6/2016). Non ci resta che metterci comodi e goderci, si spera, lo spettacolo.