NBA24 PREVIEW – Utah Jazz: coach Snyder la novità in panchina, Dante Exum e Rudy Gobert il futuro, Hayward e Burke il presente
COME L’ABBIAMO LASCIATA – Definire la scorsa stagione dei Jazz è quantomeno complesso dal punto di vista dell’inquadramento del problema. Facciamo parlare i numeri per maggior chiarezza: quinti nella Northwest Division e ultimi nella Western Conference, con 25 vittorie e oltre il doppio delle sconfitte (57), facendo registrare sia una percentuale appena superiore al 30% (30.5%) sia il terzo peggior record dell’intera lega. Dunque, come l’abbiamo lasciata? In condizioni quasi pietose, senza un gioco, senza capire davvero le intenzioni dello staff, dei giocatori e dell’intera franchigia. Non che il materiale sul quale lavorare fosse di elevata qualità ma dopo anni e anni di sconfitte non c’è sempre quell’amor proprio che dovrebbe sempre caratterizzare un giocatore, in qualsiasi contesto cestistico del mondo. L’avevamo lasciata con coach Corbin e i cambiamenti partono proprio da qui, per dare la scossa che proverà a scuotere l’intera Salt Lake.
IL MERCATO ESTIVO – Come si diceva in conclusione del primo punto, il primo innesto estivo significativo è da ricercare nello staff tecnico dei Jazz. La prima novità, infatti, si chiama Quin Price Snyder. Forse il nome non vi suonerà del tutto nuovo perché in qualche modo è legato ad una nostra conoscenza: dopo una lunga esperienza, durata 15 anni, come vice e capo allenatore in NCAA, si affaccia ai piani alti prima a Philadelphia e poi a LA, sponda Lakers; dopo aver maturato una conoscenza del gioco di primissimo livello, conosce Messina e si innamora dei metodi di Ettore, tanto da diventare vice proprio del coach italiano nella sua avventura in Russia col CSKA. Lo scorso anno torna a far parte di uno staff tecnico NBA e sempre da vice collabora con coach Budenholzer ad Atlanta. La sua prima esperienza da capo allenatore è proprio quella di quest’anno, con la franchigia dello Utah. Parlando invece del mercato estivo strettamente legato ai giocatori, sono diverse le mosse messe a segno da Dennis Lindsey, GM dei Jazz. Partiamo da 2 importanti presupposti: il primo riguarda l’età media, in quanto si è preferito metter da parte i vari Mo Williams, Randy Foye, Tinsley e puntare tutto sui giovani emergenti; il secondo riguarda il draft, che ha regalato uno dei giovani più interessanti e intriganti della lega. Dante Exum, australiano, classe ’95 (19 anni!), talento tutto da scoprire ma di cui se ne parla un gran bene. Duttile, rapido e dall’elevazione fuori dalla norma, sarà l’uomo sul quale far partire il futuro della franchigia. Non è l’unico arrivo proveniente dal draft: ad Exum si aggiungono Rodney Hood, Dee Bost, Jack Cooley e Brock Motum. Come nomi già più conosciuti, invece, troviamo Trevor Booker, Dahntay Jones e Steve Novak. Le basi, non certo solide, dalle quali ripartire sono soprattutto 2: Gordon Hayward e Trey Burke. Entrambi degli enigmi la scorsa stagione, discontinui ma in grado di far vedere comunque sprazzi di buonissimo gioco offensivo. Da non sottovalutare due lunghi molto interessanti: Enes Kanter, che già lo scorso anno ha dimostrato di appartenere alla categoria, e Rudy Gobert, centro altissimo che ha fatto vedere al mondo interno di cosa è capace con la nazionale francese ai mondiali in Spagna.
L’UOMO FRANCHIGIA – La scelta del franchise player per una serie di motivi ricade sul prodotto di Butler University, Gordon Daniel Hayward. Il talento più puro del roster ma anche il più discontinuo. Il giocatore al quale affidare la palla nei momenti difficili, consci del fatto che le probabilità di realizzazione non sempre son positive. Ma nessuno può discutere le doti del 24enne, scelto al draft del 2010 con la numero 9 dai Jazz. Le spalle son grosse per tenere il peso dell’intera franchigia ma il gioco è ancora in via di sviluppo e non ci si può aspettare un cambiamento radicale da un momento all’altro. Stando a quanto recitano i suoi numeri dal 2010, questo dovrebbe essere il suo anno: la sua media punti passa da 5.3 nel 2011, a 11.8 nel 2012; la crescita continua e nel 2013 sale a 14.1 prima di raggiungere, nel 2014, il suo massimo in carriera, ovvero sia 16.2 a sera. Numeri che fanno rifermento a quell’evoluzione alla quale accennavamo in precedenza. Non solo le statistiche sono dalla sua parte ma anche altri tipi di numeri, quelli presenti sul prolungamento del suo contratto, firmato la scorsa stagione. Parliamo di $3,452,183 a stagione (il più alto della squadra) il che la dice lunga su chi possa essere l’uomo franchigia.
IL PRONOSTICO – Dopo un’annata così rovinosa è sempre molto difficile fare una previsione, soprattutto se il progetto è così giovane e c’è un “rookie” in panchina. I presupposti per far meglio dell’anno scorso ci sono, come c’erano la stagione precedente e quella prima ancora. Che questo possa essere un anno migliore o addirittura l’anno di svolta per i Jazz? Questa risposta arriverà solo col tempo. La posizione geografica e la collocazione nella competitiva Western Conference non aiuta ad aver pazienza e non permette ad un progetto con basi non solidissime di crescere senza preoccupazioni. L’organico non è ancora pronto per competere a livelli alti e i PO restano un miraggio, un vero sogno. Ma per adesso i Jazz sono svegli e realizzare i propri sogni è fin troppo complesso.
Team Roster – 33 Trevor Booker (26, PF), 3 Trey Burke (21, PG), 10 Alec Burks (23, PG), 21 Ian Clark (23, SG), 45 Jack Cooley (23, SF), 40 Jeremy Evans (26, SF), 11 Dante Exum (19, SG), 15 Derrick Favors (23, C), 8 Carrick Felix (24, SG), 27 Rudy Gobert (22, C), 20 Gordon Hayward (24, SG), 5 Rodney Hood (21, SG), 30 Dahntay Jones (33, SG), 0 Enes Kanter (22, C), 24 Brock Motum (23, SF), 23 Tourè Murry (24, SF), 16 Steve Novak (31, SF).