NBA24 POWER RANKING - Giocatori 1°-10°
1) Steph Curry (Golden State Warriors), 23.8 PPG, 7.7 APG, 4.3 RPG.
di Claudio Pellecchia
L’unica cosa che poteva frenarlo era la possibilità di non trovare subito un anello che desse una prova tangibile del suo talento, come capitò, ad esempio, a LeBron. Ora che ha vinto e si è liberato della relativa pressione in tempi brevi, dire dove possa arrivare o cosa possa fare il prodotto di Davidson è impossibile. Forse perché non lo sa nemmeno lui; e immaginare che possa fare ancora di più e ancora meglio è spaventoso e bellissimo allo stesso tempo. Shaq ha detto che non ha mai visto uno “smilzo” dominare così la Nba: ecco, diamogli anche ulteriore massa muscolare e dobbiamo metterlo fuorilegge. Ad oggi il meglio che questo sport abbia da offrire; per di più in un corpo normale. Come per Iverson meriterebbe l’MVP sempre e solo per questo.
2) LeBron James (Cleveland Cavaliers), 25.3 PPG, 7.4 APG, 6.0 RPG.
di Alessandro Pagano
Ci starebbe bene “La redenzione” ma probabilmente non poteva fare di più lo scorso anno, accerchiato da gregari che, come lui, hanno dato il massimo. È chiamato alla 12esima stagione NBA, sempre con più pressione, sempre con più responsabilità. Ha accettato questo ruolo, ha accettato la sfida più grande per un giocatore professionista: vincere nella proprio città. Si arrenderà solo quando vedrà realizzato il suo sogno più grande. Per farlo ha bisogno della massima salute e della collaborazione di tutti. Secondo solo a Curry, perché LBJ è stato “fermato” in qualche modo nella scorsa stagione, Steph ancora no. Ritiro fuori una sua frase detta dopo la sconfitta alle Finals contro i Mavs, quanto mai attuale: “La sconfitta contro Dallas […] è stata una lezione di umiltà e mi ha fatto venire ancora più appetito. Il risultato mi sembra già confortante”.
3) Anthony Davis (New Orleans Pelicans), 24.4 PPG, 10.2 RPG, 2.9 BLKPG.
di Claudio Pellecchia
Quindi ricapitoliamo: più 7 chili di muscoli, lavoro in post e perfezionamento del tiro dalla media lunga distanza. E la sensazione, terrificante, che si sia solo iniziato a grattare la superficie di un talento illimitato, candidato al ruolo di arma offensiva totale dei prossimi anni. La lega e il futuro gli appartengono: se a New Orleans (o, più tardi, altrove) riescono a costruirgli intorno un progetto interessante e vincente, per la corsa alle Finals non si comincia nemmeno. Uno così passa una volta ogni tanto, forse mai. E val la pena scomodare quanto detto per il 23 di Cleveland: “We are all witnesses”.
4) Kevin Durant (Oklahoma City Thunder), 25.4 PPG, 4.1 APG, 5.6 RPG.
di Alessandro Pagano
Probabile ultima corsa in maglia Thunder. Preoccupavano prima dell’inizio dei training camp le sue condizioni fisiche post infortunio ma la preseason ha spazzato via qualsiasi tipo di dubbio: Durant è Durant e tra i primi 5 non può uscire, anche dopo un anno di inferno. Il campo sembra non essergli mai mancato almeno in queste partite iniziali e il rapporto con l’amico Russell sembra essere migliorato, così come la loro sinergia. Insomma, ci sono tutti i presupposti per vederlo lottare per il titolo di MVP. Del resto lo conferma anche lui: “I’m still the best player in the world”. È il momento di dimostrarlo, KD! Ora o mai più, almeno a OKC.
5) James Harden (Houston Rockets), 27.4 PPG, 7.0 APG, 5.7 RPG.
di Vincenzo Florio
Davvero con pochi difetti individuabili l’annata di James Harden, trasformatosi rapidamente prima in leader di franchigia e poi come uno dei cestisti più dominanti della lega. Ad oggi il passivo del team sembra essere l’unico motivo ovvio del perché il Barba non sia MVP, come dimostra il premio di miglior giocatore deciso proprio dai colleghi sul parquet. Ad un atleta così in forma però cominciano a mancare dei titoli, sia di squadra che individuali, ed è per questo che Harden ha chiesto un ulteriore sforzo alla società per diventare ancora più competitivi e tentare l’assalto all’anello. La vittoria è alla sua portata, deve solo muovere il passo decisivo.
6) Chris Paul (Los Angeles Clippers), 19.1 PPG, 10.2 APG, 4.6 RPG.
di Salvatore Malfitano
Ben lontano il 2008, quando CP3 arrivò secondo, dietro soltanto a Kobe, nella corsa all’MVP. Il passaggio ai Clippers ha lasciato invariata la leadership, ma gli ha permesso di diminuire le responsabilità. In un momento dove la tenuta fisica non è mai stata così buona (nella scorsa stagione ha disputato tutte le 82 partite, ndr), Paul ha i mezzi per guidare una squadra al titolo. La super doppia doppia di media con cui ha chiuso la regular season è stato un ulteriore tassello per quella che viene a giusto motivo definita la migliore point-guard della Lega. Ed è proprio in virtù di quanto detto, che CP3 merita una posizione così alta nella nostra graduatoria.
7) Russell Westbrook (Oklahoma City Thunder), 28.1 PPG, 8.6 APG, 7.3 RPG.
di Vincenzo Florio
In una stagione nera come è stata quella a Oklahoma City, l’unico punto di luce, luminosissimo, è stato Russell Westbrook. Il playmaker, orfano di Durant, si è caricato la franchigia sulle spalle nonostante gli acciacchi personali e dopo un All-Star Game vissuto da assoluto protagonista, ha dato vita ad un finale di stagione mostruoso. Chi pensava che fosse per distacco il secondo violino del team ha dovuto ricredersi, laddove Westbrook ha toccato cifre da MVP, senza però avere concrete possibilità a causa dei risultati di squadra. Quest’anno i due possono far vita alla rinascita dei Thunder, che ormai da troppi anni sognano traguardi importanti che poi stentano ad arrivare.
8) Blake Griffin (Los Angeles Clippers), 21.9 PPG, 7.6 RPG, 0.5 BLKPG.
di Salvatore Malfitano
La familiarità che ha avuto ai playoff con le triple doppie (ben tre) lascia interdetti. E’ un dato, questo, che certifica la crescita di un giocatore che sarebbe a mani basse il migliore nel suo ruolo se non ci fosse un certo Anthony Davis. Ha il carattere per essere uno degli elementi portanti dei Clippers versione anello, ma andranno ridotti i cali di lucidità che spesso l’hanno visto protagonista nella scorsa stagione. Il perfezionamento del tiro dalla distanza lo rendono un’arma offensiva totale e un ottimo giocatore in entrambe le metà campo. Non è un caso che due stagioni fa sia arrivato terzo nella corsa all’MVP. Se cercavate un outsider nei primi dieci, eccone uno.
9) Kawhi Leonard (San Antonio Spurs), 16.5 PPG, 2.5 APG, 7.2 RPG.
di Gennaro Arpaia
Chi l’ha detto che se non vesti alla moda, non frequenti le copertine, non appari in Tv, non puoi essere una star NBA? Kawhi Leonard è l’uomo venuto dal passato, l’esatto prodotto della dinastia degli Spurs. Pochi fronzoli, molta sostanza; il tutto assortito con un talento che in pochi hanno in giro per l’America. Dopo l’anello vinto e il titolo di MVP delle Finals, Leonard ha vissuto lo scorso anno una stagione sicuramente positiva, che l’ha consacrato a nuovo simbolo di San Antonio, l’uomo attraverso cui vivrà la rinascita degli Speroni dopo il ciclo Duncan. Accanto a lui, il prossimo anno, un’altra pedina importante coma Aldridge, per riportare gli Spurs sul tetto della NBA dopo due anni e una stagione, l’ultima, in cui gli speroni si sono dovuti arrendere solo all’ultimo secondo coi Clippers. La sfida dei nero argento è lanciata.
10) LaMarcus Aldridge (San Antonio Spurs), 23.4 PPG, 10.2 RPG, 1.0 BLKPG.
di Gennaro Arpaia
È stato l’oggetto del desiderio di mezza Lega in estate. Lui, per ripartire dopo aver lasciato Portland e i 10 anni trascorsi in maglia Blazers, ha scelto gli Spurs. A 30 anni riparte dunque da zero, non è più la star con 40’ sul parquet, ma uno dei pezzi del puzzle nero argento che punta anche su di lui per tornare a vincere e continuare a farlo quando il duo Duncan-Ginobili svestirà la canotta. La sua pre-season non è stata esaltante, ma ciò non significa che non possa essere protagonista in stagione regolare. Chiude la Top10 per quanto mostrato lo scorso anno a Portland e per quanto potenzialmente potrebbe produrre anche in Texas. Entrare nei meccanismi di una macchina ben oliata da un ventennio da un genio come Popovich non è sicuramente facile: se LaMarcus ci riuscirà, gli Spurs potranno puntare alla vetta.