NBA24 PLAYOFF PREVIEW – I Miami Heat e le prove di grandezza
Dopo un anno di assenza dovuto, tra le tante cose, ad un quantitativo di sfortuna ed infortuni forse eccessivo, i Miami Heat sono tornati a competere nelle altissime piazze della Eastern Conference collocandosi terzi al termine di una maratona che ha visto ben quattro squadre terminare con il medesimo record. Sebbene la ricaduta di Chris Bosh avesse potuto far cambiare idea anche al più inguaribile degli ottimisti, il gruppo di Spoelstra si è compattato attorno le figure più carismatiche dello spogliatoio (Haslem su tutti) dando vita ad un sistema di gioco maggiormente offensivo capace di esaltare la vena realizzativa del roster. In quest’ottica, il sensibile miglioramento di Whiteside, la firma di Joe Johnson e l’esplosione di JRich hanno contribuito a creare grande entusiasmo nell’ambiente che si accinge ad ospitare i Charlotte Hornets di Steve Clifford.
Il roster – Goran Dragic, Dwyane Wade, Joe Johnson, Luol Deng, Hassan Whiteside, Josh Richardson, Justise Winslow, Amar’e Stoudemire, Gerald Green, Josh McRoberts, Udonis Haslem, Briante Weber, Tyler Johnson (?), Chris Bosh (?)
La stagione – Grazie ad un record di 48 vittorie & 34 sconfitte valevole il terzo seed, gli Heat possono guardare positivamente alla stagione appena trascorsa anche se rimane l’incredibile capacità nel toccare le vette più alte come gli abissi più profondi. Due i momenti cruciali: la vittoria a Chicago di metà Febbraio dove, con l’infermeria piena e il morale sotto le scarpe per le quattro sconfitte consecutive, sale in cattedra Amar’e Stoudemire prefigurando il ritorno alla Small Ball, e la vittoria ad Atlanta dopo il Break. A conti fatti, quell’impresa senza Wade & Bosh ha permesso a Miami di arrivare terza grazie al favore del tiebraker. Complice una squadra sotto molto aspetti nuova e giovane (due rookie in rotazione) la compagine di South Beach gioca decisamente meglio in casa come dimostra il rendimento di 28-13 a dispetto di un misero 21-20 lontano dall’AAA. Potremmo definire l’intera RS Heat come un grande trade-off in cui scegliere se attaccare o difendere bene senza la possibilità di fare entrambe alla perfezione: con Bosh e Whiteside in campo si difende meglio ma si segna poco (come successo nella prima parte di stagione stagione) mentre con JJ e Stoudemire titolari si segna parecchio ma si concede di più. Cosa sia meglio, lo vedremo solo a breve.
La squadra – Come detto sopra, se da una parte la fase difensiva rimane il marchio di fabbrica, dall’altra abbiamo assistito ad un incremento notevole del pace offensivo. Nel mese di Marzo gli Heat hanno registrato il secondo miglior attacco della Lega (110.2 punti a serata) denotando la predilezione per la Small Ball. L’ evoluzione tattica dello scacchiere di Spoelstra segue un percorso molto interessante : basta isolamenti, basta compresenza di lunghi nei finali di gara (esperimento di convivenza Bosh-Whiteside fallito) e cabina di regia totalmente affidata a Dragic per un maggior numero di possessi a dispetto dei continui 1vs1 firmati Wade. Lo spostamento a Power Forward di Luol Deng conferisce dinamismo e velocità alla manovra potendo sfruttare (prima volta in due anni) i punti di forza dell’ex Bulls grazie ad un gioco fatto di tagli, lavoro sporco sotto il tabellone, e triple dall’angolo solo se necessarie. La possibilità di fare affidamento sui veterani nei momenti cruciali sarà un fattore da non sottovalutare ma i problemi principali restano legati alla tenuta psicologica della squadra che troppo spesso dilapida vantaggi e accumula turnovers nei momenti chiave del match. Le rotazioni corte di 8 massimo 9 uomini sembrano portare all’esclusione definitiva di McRoberts e Gerald Green, troppo incostanti e incapaci di sfruttare le molte occasioni concesse dall’allenatore. L’ aggiunta di JJ porterà punti e sangue freddo nei finali togliendo pressione a Flash. Il dubbio è: può una squadra come Miami fare così tanto affidamento su due ragazzi al primo anno e alla prima esperienza in Post-season?
Il giocatore chiave – Troppo scontato dire Dwyane Wade? No, ma è anche vero che gran parte del destino Heat passerà dalla definitiva esplosione di Hassan Whiteside, soprattutto in un eventuale finale contro Cleveland dove non si sono visti corpi in grado di rallentarlo. In questa prima apparizione ai Playoffs il centro è chiamato a dar prova di maturità mentale e tecnica. Quando Riley dice che nella sua carriera non ha mai visto un ‘processo di miglioramento tale’ ha tutte le ragioni del mondo, il ragazzo è migliorato esponenzialmente sia sotto il punto di vista mentale (basta sceneggiate e sfoghi sui social) sia sotto il profilo tecnico-tattico: palla per terra solo se necessario, miglior gestione dei falli a inizio gara, jumper solo se la situazione lo richiede e liberi mandati a segno con percentuali alte che escludono falli intenzionali avversari. Per quanto persista il vizio di ricercare sempre la stoppata, la difesa del giocatore è migliorata sia in termini di verticalità che scivolamento laterale. Nessuno occupa meglio di lui il pitturato, la sua stazza e la sua fisicità lo rendono un fattore a tutti gli effetti in un Est che non sembra poter schierare lunghi idonei a marcarlo in area. Se Bosh dovesse tornare e Hassan esplodere, allora potremmo davvero parlare di una serie rivale per Cleveland.
A cura di Edoardo Conti (Miami Heat Italia)
Pronostico: 4-2