NBA24 PLAYOFF PREVIEW - All in 2.0 e tutta la pressione sulle spalle del Re
Per una volta tutti i riflettori non sono rivolti verso l’Ohio, essendo tutti puntati sulla magnifica Baia di San Francisco, CA. Nonostante i record, i numeri e le aspettative dei Warriors campioni in carica, l’espressione “All eyes on me” resta di moda, specie se durante la stagioni decidi più o meno deliberatamente di silurare il tuo head coach. Le luci saranno anche tutte per Golden State ma LeBron, forse mai come quest’anno, è chiamato a gestire una pressione tanto imponente quanto importante. Le aspettative sono alte, anche perchè i Cleveland Cavaliers, così come li abbiamo visti quest’anno – integri, sani e a sprazzi vogliosi – sono alla loro prima esperienza in post season. Lo scorso anno persero Love nella serie contro i Celtics e persero Irving dopo un’eccellente gara 1 delle Finals. Non partire da favoriti potrebbe essere una motivazione per dare qualcosa in più, per arrivare fino in fondo, senza trascurare gli ostacoli e le tante insidie della Eastern Conference.
ROSTER – Kyrie Irving, LeBron James, Channing Frye, Timofey Mozgov, Kevin Love, Iman Shumpert, Mo Williams, Richard Jefferson, James Jones, Matthew Dellavedova, J.R. Smith, Sasha Kaun, Tristan Thompson, Jordan McRae, Dahntay Jones.
REGULAR SEASON – Terminare le 82 partite con 57 vittorie e 25 sconfitte, migliorando lo score della passata stagione (53-29), potrebbe significare tanto e potrebbe essere un aspetto di poco conto. Da un lato il miglioramento di una squadra già estremamente competitiva, dall’altro un livello della EC chiaramente un gradino più in basso rispetto alla forza dimostrata dai Cavaliers. Il cambio in panchina, datato 22 gennaio dopo un comunque positivo 30-11, ha portato alla promozione di Tyronn Lue da assistant a head coach, che ha concluso con un 27-14. La continuità è sempre mancata alla franchigia dell’Ohio, alternando partite di estrema superiorità a partite in cui in campo sembravano esserci le controfigure di LeBron, Kyrie e il resto. La squadra, però, soprattutto nel finale di stagione, quando ha deciso di premere sull’acceleratore ha raggiunto livelli di pallacanestro molto alti e con l’innesto di alcune pedine fondamentali si è resa la circolazione sul perimetro ancor più pericolosa e organizzata.
LA SQUADRA – Nel corso di queste 82 partite, come detto, è mancata la continuità del gioco, dell’intensità ma non degli interpreti. La squadra non ha risentito così tanto del cambio di allenatore e sostanzialmente ha potuto fare affidamento sugli stessi effettivi. Rispetto a qualche mese fa, chi sembra essere uscito dalle rotazioni più di altri è Shumpert, messo anche sul mercato a poche ore dalla Trade Deadline. Sarà comunque rimesso al centro degli schemi nella post season, visto il numero elevato di battaglie da affrontare. La squadra sostanzialmente è più che coperta in ogni ruolo, anche perchè ha un androide che può giocare all-five positions. Frye si è inserito perfettamente nei meccanismi di coach Lue e può offrire quella soluzione in più per allargare il campo e rendere ancora più complesse le scelte delle difese. LeBron gli scorsi PO poteva scaricare solo su esterni, ora con Love e Frye la musica cambia. Il pacchetto esterni è sostanzialmente lo stesso della scorsa stagione, con un JR Smith in netta crescita ma mai fare affidamento sull’ex Knicks dopo le disastrose Finals passate. La squadra, per concludere, non manca di nulla: superstar (3 se vogliamo), intensità difensiva (se vogliono), point guard di lettura e di ritmo, lunghi che allungano e allargano il campo, animali da pitturato…Almeno ad est, solo Cleveland può battere Cleveland.
L’UOMO CHIAVE – La risposta “LeBron Raymone James” non vale, anche perchè è nato come uomo chiave ma non può portare avanti una squadra da solo. Archiviato quindi King James, anche perchè i suoi 25 di media non vanno mai messi in discussione, ci spostiamo sugli altri, puntando l’attenzione su Kyrie Irving. Lo scorso anno ha chiuso i suoi PO (in G1 contro i Warriors) con 19 punti di media, il 43.2% da 2 e il 45% da 3. Cleveland con il suo playmaker non ha mai traballato, andando ad un passo dalla vittoria in gara 1 alla Oracle Arena (vi dice qualcosa quella stoppata su Curry per andare all’OT?). Dunque, scegliamo Kyrie Irving come vero ago della bilancia, come vero uomo chiave dei Cavs. Senza voler trascurare Smith e Love, Kyrie ha quella marcia in più per poter preoccupare ogni tipo di difesa. Quest’anno ha giocato appena 53 partite e Lue si augura che le condizioni fisiche continuino ad essere buone per giocarsela fino in fondo. Ripartirà da quei 23 punti, quei 7 rimbalzi e quei 6 assist della Oracle, sognando già di avere la possibilità di vendicarsi contro una sorte che, negli ultimi 2 anni, si è accanita troppo contro di lui.
PRONOSTICO: Cavaliers 4 – 1 Pistons