NBA SWAG - Curry-Conley, sfida anche fuori dal parquet. Griffin vuole scrivere la storia col vestito migliore
Tra i più chiacchierati, senza dubbio, di questa post-season.
Non si tratta di LeBron, di Harden, di Duncan e nemmeno di Derrick Rose. Lui è Mike Conley, 28enne di Indianapolis, a tempo pieno playmaker (e che playmaker) dei Memphis Grizzlies.
L’esempio di eroe americano, quest’anno Conley ha vissuto la stagione della definitiva consacrazione: stagione regolare pazzesca con i Grizzs e protagonista ai playoff: rientrato in Gara2 con un volto praticamente ricostruito e protetto da una maschera dopo l’infortunio di qualche settimana prima, Conley è stato l’ago della bilancia a cavallo tra quella e la successiva Gara 3. Due prestazioni che hanno ribaltato il favore del pronostico per qualche giorno, che l’hanno consacrato a elemento fondamentale dei Big 3 di Memphis. L’outfit con felpona e jeans chiaro e sneakers non coordinate è un attimo da rivedere. Ma innanzitutto vorremmo rivedere lui in campo al più presto.
Se Conley lo rivedremo in campo solo il prossimo anno, la colpa è soprattutto sua: Steph Curry s’è messo in testa di voler scrivere la storia dei Warriors e l’ha portati fino alle Finali di Conference. Come? Con una prestazione da 32 punti, 6 rimbalzi e 10 assist.
Pura poesia in movimento, che stavolta il buon Steph ha cercato di abbinare all’abbigliamento adatto.
Ci è riuscito? Considerando il colore dei mocassini rispetto a quello di pantalone e camicia (a manica corta!) si direbbe di no. L’occhiale fa tanto agente di Polizia anni ’80, ma sulla cintura soprassediamo.
Meglio in campo, Steph, meglio in campo.
Sembra un modello tirato apposta per l’ultima campagna di Armani. In realtà è solo un ragazzo di appena 26 anni pronto a scrivere la storia della sua franchigia.
Blake Griffin stasera si giocherà la gara più importante della sua pur ancor giovane carriera: Gara 7 contro Houston potrebbe voler dire tanto per i Clippers, chiamati al tutto per tutto.
In campo resteremo estasiati dalle giocate sue e di chi gli sta intorno, fuori dal parquet dobbiamo ammettere che il ragazzone di Oklahoma City non se la cava male. Il dress code è chiaro: ci si gioca la storia e ce la si gioca col vestito migliore. La pochette si potrebbe migliorare, ma ferma cravatta e orologio sono dettagli che fanno la differenza. Un po’ come in campo, caro Blake.