NBA SWAG – Alla scoperta delle “alternate jersey”. La mezza manica che non piace mai
Secondo appuntamento con il viaggio di NBA24 attraverso le canotte più particolari viste in questa stagione NBA. Dopo aver analizzato le versioni ‘alternate’ di Golden State, Milwaukee e Los Angeles sponda Clippers, adesso ci spostiamo in casa Lakers, per poi parlare di Cleveland, Washington e Houston, tutte accomunate da un leitmotiv importante: le mezze maniche che non piacciono a nessuno.
Il non-amante più famoso di questo movimento ha un nome e cognome ben preciso, che in qualsiasi latitudine del mondo è conosciuto: LeBron James.
La stella dei Cavaliers ha dovuto indossare più volte in questa stagione la versione nera e a mezza manica della sua uniforme, spesso con pessimi risultati; famoso il suo gesto di stizza con le maniche, imputate di essere un disturbo fondamentale in partite in cui le cifre del prescelto calano vertiginosamente.
Quanto sarà vero nessuno lo saprà mai, di certo il buon gusto di Cleveland non ha dato proprio tutto il suo meglio; un totally Black spezzato solo dal colletto giallorosso è da una enorme “C” a prendere spazio sul frontale, tanto da regalare al numero di maglia solo uno spazio minimo.
Caro LeBron, siamo tutti d’accordo con te.
Finalità diverse, ma risultato quasi simile per i Los Angeles Lakers. La squadra di Kobe e Metta World Peace veste da un po’ di anni a questa parte una versione alternata della classica divisa purple & gola dedicata alle famose notti hollywoodiane.
La “Hollywood Night”, proprio questo il nome del completo, è un totally Black spezzato sui fianchi dal gialloviola della franchigia. Più armoniosa rispetto a quella dei Cavs, nome e numero occupano tutta la parte centrale, mentre il particolare colletto a “V” evidenzia solo il viola.
Ma le notti della California e del jet set hollywoodiano sono davvero così cupe?
Il tentativo di unire gusto retrò alle tendenze all’ordine del giorno l’ha provato Washington.
Il risultato? La foto che lo ritrae parla molto di più delle parole.
Il progetto iniziale era quello di omaggiare i Bullets, nome della franchigia che è durato per più di un ventennio tra ’70 e ’90 ed ha dovuto lasciare il passo solo alle manovre ‘pacifiste’ della Lega, che sul finire del secolo pensò bene che “Bullets” non fosse molto politically correct.
Il completo rosso con immancabile mezza manica viene scalfito solo dai colori bianco e blu propri della franchigia e della capitale, in una scia di colori che parte dalla maglia e continua sui pantaloncini.
L’esperimento è riuscito meno di quanto già non sia riuscito all’epoca dei Wizards di Jordan.
Chiaro, no?
Chiudiamo in bellezza con i Rockets di Houston, che per mortificare una stagione in cui non tutto sembra andare egregiamente, hanno pensato bene di dotarsi della ormai famosa “Clutch City” usata già spesso dalla squadra in questi primi mesi di stagione.
Coniato principalmente dal baseball, Clutch City è un nome ormai affiancato spesso all’intera città di Houston, tanto da caratterizzarne le squadre sportive cittadine (hockey oltre a baseball e basket).
Per quanto la storia sia rispettabile, meno apprezzabile è forse il risultato finale ottenuto dai Rockets: sul tenero rosso utilizzato campeggia la scritta “Clutch City” che, per quanto grande, non toglie spazio al numero di maglia e al logo della franchigia. Colori diversi (giallo e bianco) cos’ come per il colletto di una jersey che assomiglia più ad una maglia da riscaldamento che ad una da gioco.