NBA, il salary cap potrebbe scendere al di sotto dei 100 milioni di dollari
Mentre si discute su quando cominciare la stagione 2020/21, con i rumors che ormai indicano come probabili o il periodo natalizio (22 o 25 dicembre) o il Martin Luther King Day (18 gennaio), a preoccupare l’intero mondo della NBA è anche e soprattutto l’aspetto economico della faccenda COVID-19.
Le stime più accreditate, infatti, parlano per il 2019/20 di una perdita di circa un miliardo e mezzo di dollari, dovute alla cancellazione di ben 171 partite di regular season e alla mancanza di pubblico pagante. Una situazione di grossa difficoltà che, purtroppo, rischia di allungarsi anche a tutto il 2020/21, stante la perdurante pandemia anche al di là dell’Oceano Atlantico.
Ecco quindi che in soccorso alle franchigie potrebbe innanzitutto arrivare un taglio del salary cap. A riportare l’indiscrezione è Connor Letourneau, del San Francisco Chronicle, secondo il quale la soglia di spesa per gli stipendi dei giocatori, attualmente di 109 milioni di dollari, potrebbe subire una sforbiciata da un minimo di 3 ad un massimo di 12 milioni, potendo quindi in ipotesi scendere anche al di sotto della soglia dei 100 milioni.
Ma non è tutto, poiché nelle conversazioni tra i vertici della Lega e quelli delle franchigie rientra anche la tematica della luxury tax. Nell’ultima stagione, il tetto di spesa massima per una franchigia in tema stipendi è stato di 132 milioni di dollari. Senza il COVID-19 e tutto quanto ne è derivato, questa soglia sarebbe salita fino a 139 milioni. A quanto pare, le squadre non avrebbero intenzione di fare sconti alla Lega, premendo per passare proprio a quest’ultimo valore per la stagione 2020/21.