Clamorosa rimonta Hawks nel segno di Young. George trascina i Clippers al 3-2
Gli americani considerano Gara5 il Pivotal Game, la partita che può indirizzare una serie di Playoff. E stanotte entrambe le sfide in programma potrebbero aver segnato in modo indelebile i destini delle squadre scese in campo. Partiamo dal Wells Fargo Center, dove i Philadelphia 76ers hanno sprecato un margine di 26 lunghezze, cedendo alla fine agli Atlanta Hawks, vittoriosi 109-106 ed ora sul 3-2. Come detto, i padroni di casa partono fortissimo: a 5’12” dalla prima pausa, con Embiid a firmare il 14-26; gli Hawks traballano, e la schiacciata di Simmons (su assist di Thybulle) ad 1’02” dalla sirena vale il +17 (21-38). Al 12′, il tabellone dice 24-38 Philadelphia. Il copione non cambia di una virgola nella seconda frazione, con i ragazzi di coach Rivers che volano fino al +26 con un altro canestro di Simmons (36-62), quando mancano 59″ al termine del primo tempo. Negli spogliatoi, le due squadre rientrano sul 40-62 per i padroni di casa.
Il terzo quarto non vede mutamenti sostanziali: i Sixers tengono ampiamente in mano il pallino del match, sembrano condurlo in modo sicuro, tanto da non scendere praticamente mai sotto le 20 lunghezze di vantaggio, a parte il finale di frazione, con Atlanta che arriva all’ultima pausa sul -18 (69-87). Sembra tutto deciso, ma non è così. Gli ospiti cominciano man mano ad erodere il distacco, in primis guidati da Lou Williams, che realizza 12 dei primi 20 punti del quarto dei suoi, accorciando sul -11 (89-100 a 6’11” dalla fine); la successiva tripla di Collins vale il -8 (92-100 e 5’25” sul cronometro). I Sixers, che già stavano faticando rispetto ai tre quarti precedenti, si bloccano totalmente in attacco (1/9 dal campo nella seconda metà di quarto periodo); quindi, sale in cattedra Trae Young. Il #11 s’incarica di chiudere la rimonta e segna 13 degli ultimi 17 punti degli Hawks.
Il clamoroso sorpasso arriva ad 1’26” dal termine, quando lo stesso Young fa 3/3 dalla linea della carità (fallo di Thybulle) e porta i suoi sul 105-104. Fondamentale anche il nostro Danilo Gallinari (16+8 reb e 1 ast in 30′, con 6/10 al tiro e 3/4 da tre), che poco dopo realizza il canestro del +3 Atlanta (107-104 con 52.5″ da giocare). Seguono gli errori da tre di Curry prima e di Young poi; quindi Embiid va in lunetta con 10.9″ sul cronometro ma, per la disperazione del pubblico di casa, fa 0/2 (appena 23/38 di squadra, 60.5%). Glaciale invece sempre Young, che fa calare il sipario sul match con il 2/2 ad 8″ dalla sirena. Il #11 termina con 39+7 ast, supportato, oltre che dal Gallo, anche da John Collins (19+11 reb) e da Lou Williams (15). Ai frastornati Sixers non bastano Embiid (37+13 reb+5 ast e 4 blk) e Curry (36+7 reb), unici in doppia cifra.
Rompono il fattore campo anche i Los Angeles Clippers che, nonostante il terrore riguardo la possibilità di non poter più contare su Kawhi Leonard (si teme la rottura del crociato del ginocchio destro), violano il parquet della Vivint Smart Home Arena di Salt Lake City con un 119-111 ai danni degli Utah Jazz. Primo quarto equilibrato e con gli attacchi in evidenza (36-37); risaltano il duo George-Morris negli angeleni (10 a testa) e un Bogdanovic on fire per i locali (17 nel periodo). Nel secondo quarto Utah prova ad allungare, toccando anche il +10 con un 1/2 di Gobert (49-59 a 4’51” dalla pausa lunga); i Clippers, però, restano in scia grazie in particolare a PG13 (12 nel periodo) e, al 24′, il tabellone dice 60-65 Jazz.
Il terzo quarto ribalta l’inerzia della partita. Si comincia con un 9-2 di parziale per gli ospiti, con la tripla di Morris (12 nel periodo) per il 69-67 Clippers dopo 1’36” di gioco; il break continua e un’altra bomba, stavolta firmata George, porta i californiani sul +8 (80-72 a 6’13” dalla sirena). Hanno un’altra energia i ragazzi di coach Lue, sia in attacco sia in difesa; ciononostante, Utah ha un sussulto e ricuce fino al -3 (83-80 con 3’03” da giocare); ma i Clippers reagiscono subito e vanno sul +10 (92-82), con l’1/2 di Ingles che fissa il punteggio al 36′ sul 92-83. Il quarto periodo comincia con oltre 3 minuti e mezzo di sterilità Clippers, che permette ai Jazz di risalire fino al -3 (92-89 a 8’43” dal termine); a sbloccare gli angeleni ci pensa Jackson, che realizza 10 dei primi 13 punti dei suoi (12 totali nel periodo), importantissimi per ricacciare indietro gli avversari (105-97 e 4’48” da giocare). Utah prova a non mollare, sospinta da Mitchell (11 nel periodo) e da Bogdanovic; ma i Clippers non tremano, in particolare nei tanti viaggi in lunetta nel finale, e la portano a casa.
Nei Clippers brilla assolutamente Paul George (37+16 reb e 5 ast, primo Clipper nella storia con 35+ punti, 15+ reb e 5+ ast), ben assistito dall’ormai solito Marcus Morris (25 e 10/16 al tiro) e da Reggie Jackson (22), senza dimenticare l’apporto del sempre più convinto e convincente Terance Mann (13). Ai delusi Jazz non è sufficiente un ottimo Bojan Bogdanovic (32 e 9/17 da tre), mentre è incappato in una serata non eccezionale Donovan Mitchell (21+5 reb e 5 ast, con 6/19 al tiro e 4/14 da tre).
Di seguito, il riepilogo della notte:
EASTERN CONFERENCE (SEMIFINALI DI CONFERENCE)
ATLANTA HAWKS (5) @ PHILADELPHIA 76ERS (1) 109-106 (3-2)
WESTERN CONFERENCE (SEMIFINALI DI CONFERENCE)
LOS ANGELES CLIPPERS (4) @ UTAH JAZZ (1) 119-111 (3-2)