NBA PLAYOFF 2015 - Ecco chi sono le deluse
Nel weekend appena trascorso, ha preso il via la postseason, un cammino lungo ed entusiasmante che, ai primi di Giugno, ci dirà quale squadra potrà fregiarsi dell’ambitissimo anello. Ci sono altre franchigie, però, che vanno annoverate, per aver fallito questo obiettivo “minimo”, tra le deluse. La nostra analisi verterà in particolare sui motivi, sui perché queste squadre non ce l’abbiano fatta. Tanti fattori hanno influito, in primis quello degli infortuni, elemento che caratterizza sempre più una Lega dal calendario massacrante e quasi senza pause, che mette davvero sotto stress la tenuta fisica delle sue stelle.
Emblematico è il caso degli Oklahoma City Thunder. La squadra allenata (ancora per poco) da coach Brooks, complice la presenza di due All-Star del calibro di Kevin Durant e Russell Westbrook, dopo le Finali di Conference perse lo scorso anno con gli Spurs, erano chiamati alla stagione della consacrazione, che avrebbe dovuto finalmente portare il Titolo in Oklahoma. Invece, la stagione è stata terribilmente in salita fin dall’inizio. Gli infortuni di KD e di Westbrook in contemporanea, costano un record di 5-13, che mette in dubbio la partecipazione ai Playoff. Il rientro dei due fenomeni, ad inizio Dicembre, sembra sistemare le cose, tanto che, poco dopo la metà di Gennaio, i Thunder superano il 50% di vittorie (22-20). Ormai, Oklahoma sembra ben avviata, con l’unico dubbio su quale posizione occuperà, alla fine, nel seeding della Western. Ma non andrà così. Durant si ferma un’altra volta, costretto ad un’operazione al piede destro che lo mette “out for season”; un problema al ginocchio mette fuori causa anche il terzo pilastro della squadra, ovvero Serge Ibaka. A questo punto, nonostante un Westbrook extraterrestre (e miglior marcatore), il cammino si fa di nuovo complicato. Tanto che, alla fine, a spuntarla saranno i Pelicans di Davis.
Altra squadra che ha pagato a caro prezzo una lunga serie di infortuni sono i Miami Heat. Dalle parti di South Beach lo sapevano. La prima stagione senza The King sarebbe stata difficile, ma non fino a questo punto. La stagione è stata piena di alti e bassi, con la squadra arrivata all’All-Star Weekend con un record di 22-30. Nonostante ciò, per gran parte della regular season, i ragazzi di coach Spoelstra occupano la 7° posizione ad Est. A posteriori, il colpo di grazia arriva pochi giorni dopo l’All-Star Game, quando a Chris Bosh vengono diagnosticati dei coaguli di sangue all’interno dei polmoni; operato il 21 Febbraio, per l’ex Raptors la stagione finisce con netto anticipo. Anche Wade deve pagare infortuni ciclici, così come molti altri elementi della squadra, al punto da mettere in crisi le rotazioni di Spoelstra (emblematiche le ultime partite, con giusto 8 giocatori arruolabili). L’esplosione a sorpresa di Whiteside e l’innesto di Dragic non bastano a riequilibrare la situazione. Aggiungiamoci anche alcune partite, nella fase decisiva, perse all’ultimo tuffo o gettate al vento. Ed ecco spiegato il deludente 10° posto finale nella Eastern.
La stagione dei Pacers, invece, è stata segnata ben prima di iniziare. Dopo aver perso Stephenson, passato agli Hornets, la franchigia del GM Larry Bird puntava tutto sul talento di Paul George, quantomeno per confermare quanto di buono fatto negli ultimi anni (due Finali di Conference). Il 1° Agosto, a Las Vegas, durante una amichevole in vista dei Mondiali spagnoli, George si procura la frattura di tibia e perone della gamba destra. La stagione è finita, in pratica, prima ancora di cominciare e i Pacers sono costretti a rivedere in negativo i propri piani. Ciò è reso esplicito dal record con il quale Indiana chiude Gennaio (17-32); le chance di Playoff sono davvero scarse e da più parti si spera che questa stagione nata sotto una cattiva stella termini al più presto. E, invece, ecco la svolta che non ti aspetti: coach Vogel, piano piano, riesce a trovare un’alchimia di squadra, e le prestazioni iniziano ad arrivare. I vari George Hill, Stuckey e Miles cominciano a trascinare la squadra che, inaspettatamente, torna in corsa per l’8° posto ad Est. Le notizie di un ritorno in campo anticipato di George, inoltre, galvanizzano l’ambiente. Il mese di Aprile vede sia il ritorno in campo di PG (5 Aprile contro Miami) sia una striscia di 6 vittorie, che rende i Pacers padroni del loro destino. Sappiamo com’è andata a finire: ko a Memphis e ai Playoff vanno i Nets.
La squadra di MotorCity ha vissuto un’annata difficilmente decifrabile. Partita con i favori del pronostico circa la conquista di un posto ai Playoff ad Est, i ragazzi allenati da Van Gundy si rendono, al contrario, protagonisti di una partenza orribile: il ko con i Nets del 21 Dicembre, infatti vale un record di 5-23. Il giorno dopo, ecco la prima svolta della stagione: Josh Smith viene clamorosamente tagliato, vista la sua difficile convivenza con gli altri due lunghi, Drummond e Monroe. Come per magia, i Pistons cominciano a correre. Brandon Jennings si erge a trascinatore, con una serie di prestazioni superlative; il duo Drummond-Monroe diventa dominante nel pitturato. Con 12 W in 15 partite, Detroit torna a candidarsi prepotentemente per un posto ai Playoff. L’illusione, però, è breve: il 25 Gennaio, nel corso del match in casa dei Raptors, Jennings si frattura il tendine d’Achille della gamba sinistra; stagione finita. Nonostante gli innesti di Reggie Jackson e Tayshaun Prince, i Pistons si spengono, e la serie di 10 sconfitte di fila, a cavallo tra Febbraio e Marzo, segna la fine dei sogni Playoff.
Chiudiamo con i Phoenix Suns. Per la franchigia dell’Arizona, il discorso è diverso. Con un roster pieno di giovani in procinto di esplodere (i gemelli Morris) e ottimi giocatori (Bledsoe, Dragic e Thomas), la squadra allenata da coach Hornacek poteva costituire una delle sorprese, nella iper competitiva Western Conference. L’avvio di stagione sembra dar ragione a questo assunto. Con una serie di prestazioni convincenti, a fine Gennaio i Suns si trovano con un record di 28-21, tranquillamente in zona Playoff. Il 19 Febbraio, giorno della Trade deadline, la dirigenza, tra la sorpresa generale, in pratica smobilita la squadra, lasciando partire i fratelli Dragic in direzione Miami, e Thomas a Boston; arrivano, tra gli altri, Brandon Knight (da Milwaukee) e Danny Granger (da Miami). Il roster, però, è chiaramente indebolito, tanto che i Playoff, di settimana in settimana, diventano un miraggio, fino a quando i Suns cedono definitivamente il passo a Pelicans e Thunder.