NBA, altri passi in avanti: dal 1° giugno le franchigie potranno richiamare i giocatori 'fuori sede'
Proseguono i timidi passi in avanti della NBA verso una ripartenza dell’attività agonistica, sospesa lo scorso 12 marzo dopo la notizia della positività al COVID-19 di Rudy Gobert, prima del match tra i suoi Utah Jazz e gli Oklahoma City Thunder.
Nella notte italiana, infatti, Adrian Wojnarowski, di ESPN, ha anticipato che la Lega ha dato l’ok alle 30 franchigie per richiamare, dal 1° giugno, tutti i giocatori lontani dalla sede della franchigia stessa e quelli al momento fuori dal loro mercato di riferimento (ad esempio Luka Doncic, tornato in Slovenia prima della chiusura delle frontiere).
Stando sempre a quanto riporta Wojnarowski, inoltre, i giocatori che faranno rientro in questo modo nella città sede della franchigia di riferimento dovranno affrontare un periodo di quarantena ‘standard’, ovvero 14 giorni, ai quali seguiranno una o due settimane di allenamenti individuali e, nei progetti della Lega, due o tre settimane di training camp.
Secondo le ultime indiscrezioni, infatti, il Commissioner NBA, Adam Silver, è al lavoro con il suo entourage, con le franchigie, con la NBPA, con le autorità sanitarie e con quelle politiche locali e federali, in previsione di una ripresa della stagione per metà o al massimo per la fine del mese di luglio.
L’ipotesi più accreditata al momento, secondo Shams Charania e Sam Amick di The Athletic, è quella di disputare le partite presso il Disney World di Orlando, Florida, pur sottolineando come l’alternativa Las Vegas sia ancora in piedi (e non per forza nel senso che l’una escluda l’altra).
C’è infine assoluta incertezza per quel che riguarda il come la stagione eventualmente riprenderà, se si disputeranno tutte le partite ancora previste in regular season, per poi passare ai Playoff, oppure se passare direttamente alla postseason, facendo giocare in questo modo soltanto le 16 franchigie che al momento occupano le posizioni utili nelle due Conference.