La NBA tira dritto. No ad uno stop temporaneo della stagione per far fronte ai contagi
Non è un momento facile per la NBA, a causa del nuovo diffondersi dei casi di positività al COVID-19, che non accenna a voler sparire di scena, anzi. Come già sottolineato nei giorni scorsi, aumentano i casi tra giocatori e membri degli staff, con il protocollo anti-COVID-19 predisposto dalla Lega ad aggravare ancora di più le cose, costringendo allo stop nel caso si sia entrati in contatto con persone risultate positive al tampone.
Dopo il rinvio della partita tra Oklahoma City Thunder e Houston Rockets lo scorso 23 dicembre, nel weekend Philadelphia 76ers e Boston Celtics si sono ritrovati giusto con il numero minimo di giocatori tra campo e panchina (8), mentre la scorsa notte è saltato il match che avrebbe opposto proprio Boston ai Miami Heat, rimasti con soli 7 effettivi.
Ciononostante, e pur con il pericolo che la situazione possa peggiorare nelle prossime settimane, la NBA esclude categoricamente l’ipotesi di poter fermare, anche solo temporaneamente, la stagione: “Avevamo previsto rinvii di partite in questa stagione. In base a questo, abbiamo pianificato il programma di conseguenza” – ha spiegato ad ESPN il portavoce della Lega, Mike Bass – “Non ci sono piani per interrompere la stagione e continueremo a essere guidati dai nostri medici e dai protocolli sanitari e di sicurezza“.
Le perplessità, però, non mancano. Sempre ESPN riporta i dubbi di varie franchigie e le parole di un General Manager, non specificato: “Ci hanno assicurato che andrà meglio verso la fine della stagione, ma spero vivamente che la situazione non esploda nelle prossime settimane“. “Siamo costretti a gettare i giocatori in campo senza una preparazione adeguata” – dice un altro GM – “Ciò chiaramente sta portando tanti infortuni e perdite di tempo“.