La NBA e la lotta al COVID-19: limitate le interazioni tra giocatori prima e dopo le partite
La NBA sta continuando a passare una fase molto complicata della ‘convivenza’ con la pandemia da COVID-19. Si moltiplicano le partite rinviate (altre due stanotte, con Wizards@Hornets e Grizzlies@Blazers saltate perché, rispettivamente, Washington e Memphis non raggiungevano il numero minimo di 8 giocatori a roster), così come in generale i casi tra i giocatori, con 11 nuovi positivi su 502 test effettuati nell’ultima settimana.
Per provare a porre un freno al diffondersi del virus, la NBA le sta provando davvero tutte. L’ultima novità in ordine di tempo, con il beneplacito anche della NBPA, è la netta limitazione alle interazioni tra giocatori, sia prima che dopo le partite. Adrian Wojnarowski, in base al promemoria girato ieri dalla Lega a franchigie e media, ha spiegato le nuove misure.
Secondo la NBA, nelle ultime settimane ci sono state troppe violazioni al protocollo NBA, in particolare nella parte che sconsiglia contatti non necessari tra i giocatori di due squadre. Ecco dunque che viene ribadito ai giocatori e al personale delle franchigie di restare nelle rispettive metà campo prima delle partite e durante l’intervallo, limitando al massimo i contatti. Niente ‘high-five’, strette di mano o abbracci, ma solo saluti con il pugno o con il gomito; nel post partita, divieto di conversazioni prolungate con gli avversari.