NBA, i giocatori vaccinati salgono al 95%. Green su Wiggins: "Non vaccinarsi è una sua scelta personale"
La questione ‘vaccini’ continua a far discutere all’interno del mondo NBA. Se da un lato arrivano buone notizie, date dal tasso di giocatori con almeno una dose di vaccino ricevuta passato al 95% (aggiornamenti relativi alla nottata appena trascorsa), dall’altro c’è polemica riguardo le misure che potrebbero essere adottate nei confronti di chi continua a non volersi vaccinare contro il COVID-19. Questo con conseguenze evidenti, soprattutto in città che impediscono l’accesso alle arene ai giocatori non vaccinati.
La NBA non ha ancora preso una posizione netta al riguardo, ma sembra scontato che i giocatori i quali dovessero saltare delle partite per non essersi (o non essersi ancora) vaccinati, andranno incontro a decurtazioni di stipendio. Giusto per fare un esempio, Kyrie Irving andrebbe a perdere circa 300.000 dollari per ogni partita casalinga saltata per questo motivo, dato che a New York i non vaccinati non possono accedere agli eventi sportivi.
Altra squadra ad affrontare una questione altrettanto spinosa sono i Golden State Warriors. Andrew Wiggins ha provato a farsi esonerare dalla vaccinazione adducendo motivazioni religiose, ma la Lega ha respinto la sua richiesta. Al momento, con i protocolli approvati dalla città di San Francisco, l’ex Twolves non potrebbe prendere parte alle partite casalinghe al Chase Center.
A margine dell’ultimo allenamento dei californiani, i giornalisti presenti hanno chiesto un parere a Draymond Green: “Parliamo di una questione personale che riguarda Andrew, la sua famiglia, la sua salute. Poi credo che, quando parliamo di persone vaccinate e non vaccinate, si sia tutto trasformato in una battaglia politica. E quando qualcuno non è estremamente interessato alla politica, e tratti una questione in modo assolutamente politico, si può arrivare al punto di non vedere di buon occhio determinate persone, che non la pensano come te“.
“Io penso che bisogni rispettare i sentimenti e le convinzioni personali della gente” – continua Green – “Quando si parla della contrapposizione tra vaccinati e non vaccinati, questo rispetto è stato perso. Si dice che viviamo nella terra della libertà, ma di che libertà si tratta se te, sostanzialmente, obblighi le persone a fare un qualcosa che loro non vogliono fare? Questo va contro tutto ciò che l’America rappresenta“.
Conclude Dray sul punto: “Non sono nella posizione di dire nulla ad Andrew, su quello che dovrebbe o non dovrebbe fare. Come leader della squadra, non andrò certo da lui a dirgli ‘Senti, abbiamo bisogno che tu…’, assolutamente, fai come credi. Non gli chiederò certo se sia vaccinato contro la polio, perché dovrei chiedergli se si sia vaccinato contro il COVID? Non sono affari miei se è vaccinato oppure no. Quel che fa con il proprio corpo è una scelta sua personale, e certamente lui non mi verrebbe a dire cosa dovrei fare con il mio di corpo“.